Anche il gioco d'azzardo è diventato vizio per solitari
di Massimo Fini - 24/03/2025
Fonte: Massimo Fini
C’è allarme per l’aumento del gioco d’azzardo determinato soprattutto dalla possibilità che oggi si può giocare online senza dover andare in sala corse o al Casinò o all’ippodromo. Oltre a ragioni fiscali che qui non ci interessano perché è presupposto che gli allibratori paghino le tasse come tutti gli altri, l’allarme è determinato dal fatto che il giocatore può diventare ludopatico cioè diventare un addicted del gioco. La ludopatia è una malattia molto moderna mai riconosciuta come tale fino a tantissimi anni fa. Le grandi organizzazioni dell’azzardo online per lavarsi la coscienza ed evitare ulteriori strette governative sul gioco ammoniscono di “giocare responsabile”. E’ un ossimoro perché l’azzardo è di per sé irresponsabile altrimenti non si chiamerebbe azzardo. Premetto che, secondo me, ciascuno è libero di rovinarsi la vita come più gli piace e non per nulla il Codice Penale non punisce l’ultima tappa di questa autodistruzione, il suicidio.
Per capire il giocatore d’azzardo bisogna cercare di entrare nella sua psicologia. Anche se il gioco d’azzardo prevede l’impiego di soldi (altrimenti si trasforma in un gioco privo d’attrattive e per niente divertente, tipo burraco che lasciamo volentieri alle signore di una certa età) non vi si gioca per soldi, per guadagnare dei quattrini dato che il giocatore è necessariamente un perdente contro il banco il quale trattiene per sé circa il 60 per cento della vincita.
Il poker, intendo il poker normale a cinque carte e non il texas hold ’em che abbiamo ereditato dagli Stati Uniti, è il meno d’azzardo dei giochi d’azzardo, perché vi contano la perfetta conoscenza delle regole e della tecnica del gioco, la psicologia, in un tavolo nuovo devi capire il più rapidamente possibile quella dell’avversario, quella cosa misteriosa che si chiama ‘presenza al tavolo’, misteriosa come il carisma per cui l’avversario ti deve temere sempre anche se non hai niente in mano, ed è quindi uno scontro di personalità, aggiungo anche che il vero giocatore deve giocare allo stesso modo, senza che sul suo viso, imperturbabile, appaia emozione alcuna, sia che la puglia sia di diecimila euro o di un milione (ho visto bravissimi giocatori, alcuni dei quali mi hanno insegnato il poker, perdere tutta la loro abilità man mano che si alzava la posta). In tutti i restanti giochi, roulette, chemin, blackjack, tutto è affidato al caso o a un fumosissimo calcolo delle probabilità, è chiaro che se alla roulette è uscito 18 volte il rosso alla diciannovesima la pallina volerà sul nero.
Nel poker non hai mai un punto sicuramente vincente: la scala reale massima viene battuta dalla minima. C’è solo un caso, ma è di scuola, in cui esiste questa sicurezza: tu hai due dieci in mano, con gli scarti ti entrano altri due dieci e, poniamo, un asso mentre tu hai scartato un re, una regina, un fante e quindi tutte le Scale reali sono tagliate fuori non esistendo, a differenza del texas, la possibilità di un poker di cinque.
Il vero giocatore, e questo apparirà ancora più curioso, non vuole vincere ma, almeno inconsciamente, perdere. Poiché questo gli movimenta la vita. Quante volte ho visto il mio ‘compagno di merende’ di allora, che chiamerò prudentemente DB, uscire dal casinò di Campione, passare deluso, perché aveva vinto, sotto quell’arco che sembra dire, quando lo si imbocca all’inizio della serata, “lasciate ogni speranza o voi che entrate”.
Comunque poiché gioca col denaro ma non per il denaro, ogni occasione sarà buona per sperperare subito quanto ha vinto. In altri giochi, alle corse dei cavalli, gli “stramaledetti quadrupedi”, e persino alla pelota. C’è poi una legge ‘gravitazionale’, per dirla con Battiato, per cui tu la prima volta che entri in un Casinò vinci e questo ti incoraggerà a giocare ancora e sarà la tua perdizione. Ho già raccontato la storia di “monsieur douze”, giocava solo sul 12 e vicini, che entrato la prima volta, titubante, al casinò di Campione vinse una cifra strabiliante e in seguito perderà tutto, non solo quello che aveva vinto, ma la casa, la famiglia, le figlie, tutto.
Il vero problema del gioco d’azzardo online non è che possa indurre alla ludopatia ma che rompe la comunità. Prima per poter giocare dovevi andare in Sala corse, per fare la schedina del Totocalcio dovevi andare al bar oppure per giochi più popolari, come i dadi, scendere in strada. Oggi stai a casa e giochi online. In un certo senso è la stessa storia del cinema e di Netflix dove puoi vedere tutti i film che vuoi restando a casa. E’ la storia del biliardo sostituito dalle slot. Ma sono fatti del tutto diversi, una cosa è giocare al biliardo con altri giocatori, altra è appiattirsi sulle slot che hanno sbaragliato il biliardo perché occupano meno spazio e rendono di più, una cosa è entrare in un cinema insieme ad altri spettatori di cui puoi sentire i commenti e poi magari continuare la chiacchiera fuori altra è farsi una solipsistica sega. E tutto questo ha a che fare con qualcosa di più grande, di più grave e di più serio: la solitudine dell’uomo moderno.