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Anche questa notte Israele si è esibito nella sua specialità militare: il bombardamento di aree urbane inermi

di Andrea Zhok - 04/10/2024

Anche questa notte Israele si è esibito nella sua specialità militare: il bombardamento di aree urbane inermi

Fonte: Andrea Zhok

La situazione sul piano strategico internazionale sembra oramai delinearsi in forma abbastanza esplicita.
Israele e gli USA si muovono all'unisono e sono disposti a tutto pur di perseguire il loro intento ultimo, che è l'eliminazione integrale dell'Iran come minaccia regionale.
Le cautele residue sono legate alle sole necessità di ridurre i possibili danni a città israeliane e alle basi americane nell'area.
La prima cosa che deve essere chiara è che l'Iran non ha nessuna possibilità di resistere a lungo ad un attacco israeliano sostenuto dagli USA, anche se l'attacco rimane convenzionale. Il principale limite di Israele sta nell'entità delle risorse (umane, militari, finanziarie) necessarie per una guerra totale, ma questa entità è amplificata indefinitamente dal canale di rifornimento a perdere degli USA. La dirigenza iraniana lo sa bene e dunque continua a muoversi in maniera da lasciare margini ad un raffreddamento del conflitto, effettuando sempre risposte misurate.
La seconda cosa chiara è che una sconfitta strategica dell'Iran, che lo sopprima come attore regionale, riconducendolo all'esistenza umbratile di un Iraq, non è solo una catastrofe per l'Iran, ma anche per Russia e Cina. L'Iran è in sempre maggior misura uno snodo fondamentale per i due maggiorenti dei BRICS come via di passaggio commerciale, come baluardo regionale e come produttore di materie prime (gas innanzitutto). Un Iran "irakizzato" sarebbe disastroso per le aspirazioni future di Cina e Russia, che di ciò hanno piena consapevolezza. Nell'ultimo mese ci sono stati colloqui al massimo livello tra dirigenti iraniani e cinesi da un lato (il ministro degli esteri Wang Yi) e russi dall'altro (il primo ministro russo Mishustin era a Teheran proprio alla vigilia della risposta iraniana).
Questo ci porta alla terza e decisiva questione. Posto che Russia e Cina non possono permettersi di perdere l'Iran come alleato regionale e posto che l'intenzione di Israele e USA è precisamente quella di "irakizzare" l'Iran, cosa possono fare i due leader dei BRICS per evitare questo esito?
La diplomazia e le forme di "moral suasion" in questa fase storica sono aria calda.
Se ci fosse la prospettiva di un conflitto di lungo periodo, come è stato in Siria, sarebbe possibile un intervento russo strutturato nell'area, con la costruzione di basi, e la Cina potrebbe operare,come fa ora, da stabilizzatore finanziario per la Russia. Ma se lo scenario è quello di USA + Israele che si concentrano nella demolizione dell'Iran potrebbe non esserci alcun "lungo periodo".
L'unica via che mi pare realisticamente percorribile è che la Russia giochi con l'Iran lo stesso ruolo che gli USA giocano con Israele, di supporto militare ed economico illimitato. Ma finanziariamente la Russia non è nelle condizioni di competere con gli USA, probabilmente neanche con il sostegno laterale della CIna, e sul piano degli armamenti convenzionali la Russia ha ancora da finir di sbrigare la faccenda ucraina, che richiederà un impegno consistente ancora almeno per sei mesi, e dunque non può far convergere grandi quantità di armamenti di cui ha bisogno in prima persona.
Dunque fa capolino, a mio avviso, un'unica soluzione per stabilizzare l'area ed impedire che Israele + USA abbiano la tentazione di andare allo scontro finale con l'Iran: la consegna della Russia all'Iran di un contingente limitato di testate nucleari, magari anche solo tattiche.
Tecnicamente non è un'operazione banale. Non è come consegnare una pistola. Ci vogliono anche tecnici di supporto e massima segretezza. Ma è fattibile e sarebbe un "game changer".
Una volta ottenute le testate e rese operative l'Iran dovrebbe svolgere un test interno, in modo da segnalare pubblicamente la disponibilità di una forza bastante a distruggere una città Israeliana o qualunque base americana nell'area.
Questo segnale dovrebbe essere sufficiente a ristabilire un nuovo equilibrio nell'area, dove a questo punto tutti i protagonisti apparirebbero in grado di infliggere colpi insopportabili alla controparte.
E' un brutto mondo quello in cui il rispetto internazionale passa soltanto dalla possibilità di estinguere l'altro, ma questo è quanto ci consegna questa epoca.
E francamente credo che questo ragionamento tra Russia e Iran sia già stato fatto.

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Anche questa notte Israele si è esibito nella sua specialità militare: il bombardamento di aree urbane inermi. Anche questa notte sono crollati caseggiati e sono morte decine di civili che non avevano voluto o non avevano potuto lasciare Beirut (perché secondo la dottrina di ingaggio israeliana chiunque capiti nei pressi di un soggetto che si presume ostile ad Israele diviene automaticamente una salma in fieri.)
Visto che l'unico attacco iraniano di risposta ad Israele non risulta aver fatto nessuna vittima civile, giustamente sulle prime pagine fotocopia di Stampa, Corriere e Repubblica con riferimento al Medio Oriente compare soltanto la pensosa riflessione circa il consenso americano a bombardare i pozzi di petrolio iraniano ("Quando ci vuole, ci vuole...").
Israele pare aver fretta di ridurre anche Beirut come Gaza, dove l'ultimo bollettino dava l'80% delle abitazioni distrutte o inagibili, 1,9 milioni di persone sfollate, 41.788 morti e 96.794 feriti.
Ieri l'Iran ha rilasciato l'ennesimo comunicato in cui spiega molto chiaramente di non volere una guerra regionale e che in assenza di ulteriori provocazioni non ci saranno altri attacchi su suolo israeliano.
Ma nonostante la moderatezza della risposta iraniana è evidente che un rilancio da parte israeliana avverrà, perché la dirigenza israeliana una guerra regionale totale la vuole.
Al di là dei mugugni americani di facciata, Israele sa infatti che qualunque amministrazione USA gli farà comunque da Bancomat illimitato quanto ad armi e denari. E con cotanto guardiaspalle il progetto della Grande Israele è dietro l'angolo.
A meno che ad essere destabilizzato non sia proprio il Bancomat.
Insieme all'atteggiamento russo, è infatti questa - la capacità americana di fare da Bancomat senza limiti di spesa alle sue proxies - la più rilevante variabile in questo momento sullo scenario mediorientale (e anzi mondiale).
Così, ad esempio, accade che, in concomitanza con i gioviali bombardamenti quotidiani dell'IDF, negli USA la North Carolina stia subendo un'alluvione catastrofica, con l'amministrazione federale che si distingue per la sua latitanza. La FEMA (Federal Emergency Management Agency; la Protezione Civile americana) finora sembra mancare degli effettivi e delle risorse per intervenire in modo significativo a una settimana dall'alluvione. Come si direbbe nel Belpaese: "La coperta è corta e avete vissuto al di sopra delle vostre possibilità, pezzenti."
Ma non sono poche le voci dall'interno degli USA che si chiedono com'è che nelle stesse ore in cui ad Israele veniva concesso l'ennesimo finanziamento di 8,7 miliardi di dollari a perdere a sostegno della sua campagna militare, la FEMA lamentasse la mancanza di risorse.
Nel momento in cui gli USA dovessero iniziare a percepire che la propria proiezione di impero mondiale costa più di quello che rende, un po' di canali di irrigazione di politici, giornali ed eserciti compiacenti in giro per il mondo potrebbero seccarsi.
E una nuova epoca busserebbe alla porta.