Andare oltre Maastricht, ma per davvero
di Pino Cabras - 19/05/2020
Fonte: Pino Cabras
Anche se le dichiarazioni di Macron e Merkel da un lato e di Lagarde dall'altro sembrano molto ferme, i contorni sono ancora nebulosi, e i testi scritti raccontano scenari meno solidali, segno che ai piani alti in Europa l'accordo non c'è ancora.
Il documento ufficiale del governo tedesco chiarisce che il futuro programma è "legato a un piano di rimborso vincolante".
Cosa significa? Sembrerebbero prestiti e non erogazioni a fondo perduto. Quindi chi ne beneficia che cosa deve offrire? Garanzie, emissioni di titoli? Quel "vincolante" lo fa pensare.
Aggiungono che il Fondo “sarà basato su un chiaro impegno degli Stati membri a seguire politiche economiche sane e un’ambiziosa agenda di riforme”. Nella "lingua di legno" dell'europeismo deviato la parola "riforme" ha spesso coperto massacri sociali.
Rispetto alla grande corsa che può fare una vera banca centrale (come in USA, in Regno Unito, in Giappone), le soluzioni proposte dal vecchio asse franco-tedesco appaiono ancora passi timidissimi, fermi alla Maastricht del 1992.
Non ci devono essere preclusioni ideologiche. Ma occorre una valutazione spietata dei termini reali, distinguendo tra proclami di grande impatto mediatico e la realtà giuridica effettiva sottostante.
E poi ricordiamoci: i fondamentali della nostra economia consentono di non consegnarci a mani legate ai potenti nostalgici di Maastricht. Il successo evidentissimo dell'emissione del BTP Italia retail dimostra che ci sono altre strade. Incluse le forme innovative di compensazione fiscale come i #CCF.