Arriverà tutto, don’t worry!
di Paolo Borgognone - 20/03/2025
Fonte: Paolo Borgognone
La solitudine di massa è generata anche da fattori psicologici, che poi si riverberano sulle dinamiche più propriamente economico-sociali. La pubblicità ha creato false aspettative, falsi miti, falsi dogmi e ha apertamente veicolato standard grotteschi come punti di riferimento comuni. Ergo, ci ha detto di “non accontentarci”, che tradotto significa “sogna ciò che vuoi e quel ciò che vuoi, fidati, prima o poi arriverà”.
Quel ciò che vuoi, in materia socio professionale e affettiva, non poteva arrivare perché non esisteva. Era il prodotto immaginario che la pubblicità doveva e deve vendere per fare cassa. Il risveglio dal sogno ha generato solitudine. Così, accorgersi che non saremmo diventati tutti imprenditori, manager, personaggi pubblici e calciatori di successo, o che non avremmo sposato il Brad Pitt di Meet Joe Black, ha generato, in chi veramente per un istante ha creduto a queste narrazioni che la pubblicità effettivamente veicolava, una certa qual disillusione. Che ha generato frustrazione e ripiegamento su se stessi. Perché devo fare un lavoro normale dopo che mi è stato promesso o fatto credere, per anni, che sarei diventato una star in the sky? Perché devo sposare una persona normale dopo che per anni mi è stato fatto credere e detto che avrei sposato Brad Pitt di Meet Joe Black o Sharon Stone di Basic Instinct (no, forse quella è meglio di no)?
Ora il risveglio è traumatico, provoca scompensi, amarezze, delusioni. È chiaro che sono deluso e tutto e tutti mi sembrano inadeguati, se ho creduto a una simile narrazione… è chiaro che ripiegherò su me stesso perché comunque, in ogni caso, dopo 30 anni della mia vita (“Pina, Pina, trent’anni della mia vita!” cit.) passati a fidarmi ciecamente delle promesse pubblicitarie, preferirò stare da solo, triste e incazzato, considerando tutti gli altri inadeguati perché il 99,9% di loro non rientra negli standard pubblicitari che mi sono stati inculcati e in cui ho creduto e credo ancora, piuttosto che prendere atto dell’inganno di massa e tornare coi piedi per terra.
Non è facile tornare coi piedi per terra se codesti piedi li ho sempre avuti, sin dall’età di 8 anni in cui i cartoon che guardavo hanno forgiato il mio immaginario in un certo senso, in aria. Viviamo ancora nel sogno, ma dopo i 50 questo sogno potrebbe poco alla volta tramutarsi in un piccolo, fantozziano, grottesco, incubo. Siamo nati nella bolla, siamo i figli del modello sociale pubblicitario. Siamo i figli di questa “società aperta” che, come volevasi dimostrare, ha generato il suo contrario: solitudine, diffidenza, scioglionamento. E intanto il lavaggio del cervello continua, oggi tramite i social, i cui guru continuano ad alimentare il conflitto orizzontale tra le generazioni, i sessi, le etnie, i poveri. Ma noi continuiamo a sognare, arriverà tutto ciò che ci è stato promesso.
Un po’ più disillusi e ripiegati nella solitudine che perseguiamo visto che tutti gli altri non sono all’altezza dei nostri standard, teniamo acceso il lumicino dell’illusione. Arriverà tutto, don’t worry!