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Beati i certi, ma qualcuno tenga vivo il cervello

di Nicola Guerra - 11/09/2022

Beati i certi, ma qualcuno tenga vivo il cervello

Fonte: Nicola Guerra

Leggo un grande entusiasmo per l'avanzata ucraina. Descritta da alcuni come una svolta bellica pressoché definitiva. Mentre altri considerano l'arretramento russo meramente strategico. Penso, invece, che il ragionamento sia più complesso. Il numero di effettivi impiegati dai russi sin dall'inizio delle operazioni è piuttosto irrisorio. E nessuno si è fermato un attimo a chiedersi il perché. Gli entusiasti filo-ucraini sostengono sia perché altrimenti Putin verrebbe destituito dal popolo che non vuole la guerra. Molto romantica come spiegazione, ma poco realistica. Credo, invece, sia opportuno porsi domande più che sbandierare certezze. Perché la Russia impiegata così pochi effettivi? Perché fa limitatissimo ricorso alle sue armi più tecnologiche? Forse il fine è una prolungata guerra di attrito che peraltro ha già conquistato i territori reclamati quasi in toto. Una guerra di attrito che prolungandosi nel tempo consenta la vera guerra? Ossia quella economica (energetica e agribusiness) destinata a frantumare l'occidente mettendo in difficoltà l'Europa e ambendo a creare frizioni con gli US, a far crescere il peso geopolitico russo in Africa e Asia, a creare quello che The Economist ha definito l'ordine mondiale alternativo. Capisco gli entusiasmi da occidentalis karma, ma credo occorra maggior ragionamento. L'impiego di poche truppe e mezzi da smaltire farebbe presupporre questa strategia e il risparmio delle migliori truppe e armamenti qualora il conflitto, vissuto come globale, dovesse davvero allargarsi. Aldilà del tifo, credo che questo pretesto bellico sia destinato a protrarsi nel tempo. Con un tira e molla di qualche km che consenta il protrarsi della guerra economica. Se la Russia volesse provare a chiudere la partita sul territorio chiamerebbe la mobilitazione parziale o totale, ma pare non perseguire tale obiettivo. Comincerei a fare ragionamenti più strategici piuttosto che esaltarsi o deprimersi (a seconda del tifo) per qualche km conquistato sul terreno.