Benealtrismo di Stato
di Riccardo Paccosi - 26/11/2023
Fonte: Riccardo Paccosi
Anche se - per assurdo - mi trovassi d'accordo sul merito delle posizioni che media, industria culturale e mondo politico esprimono su temi come la difesa dell'ambiente o il femminicidio, anche in tal caso non cesserei di denunciare come sia in atto un'operazione costante di Benaltrismo di Stato.
Con quest'espressione mi riferisco al costante occultamento di processi storici e di attualità che stanno investendo in modo catastrofico la vita delle persone mentre, al contempo, l'agenda del dibattito pubblico viene forzosamente riempita di "ben altre" tematiche, promosse da politci e giornalisti come prioritarie.
Tempo fa, dinanzi all'aumento dello spazio mediatico dedicato alle istanze Lgbt, alcuni mi chiedevano: "a te cosa toglie il fatto che si parli di questo tema?". La mia risposta era: mi toglie tutto, giacché il fatto che i diritti civili liberali occupino ampio spazio mentre le tematiche legate ai diritti sociali risultino scomparse dal dibattito pubblico, è un problema politico cruciale, una contraddizione di classe centrale.
Definire quali siano le priorità sull'agenda del dibattito pubblico, è l'atto politico per eccellenza. E questo per il semplice motivo che non c'è spazio per tutti e, quindi, ogni scelta ne esclude delle altre.
Il conflitto politico tra il sistema vigente e chi vi si oppone, quindi, dev'essere posto sul tema delle priorità e dell'agenda setting.
Dinanzi al silenzio tombale che avvolge temi come l'aumento delle famiglie sotto la soglia di povertà, lo smantellamento progressivo della sanità pubblica e dunque in prospettiva la fine dell'assistenza sanitaria gratuita, il rischio di guerra nucleare e, last but not least, l'aumento esponenziale di morti improvvise avvenuto negli ultimi due anni, il fatto che media e politica attribuiscano a ben altri temi centralità e priorità, è un atto non soltanto di egemonia, ma anche di vera e propria repressione politica.
Dunque, se centinaia di migliaia di persone disertano le mobilitazioni contro la guerra o contro la dissoluzione del welfare per poi affollare quelle inerenti ai temi ritenuti prioritari dalla casta mediatica, si pone un problema di asservimento ideologico a priori, che va avversato indipendentemente dal merito delle singole questioni.