Bombe che sorridono
di Lorenzo Merlo - 14/06/2023
Fonte: Lorenzo Merlo
“Stiamo lavorando per il tuo bene”. Questo articolo può urtare la tua sensibilità.
Oltre che del potere che ci sovrasta, che consideriamo esterno a noi, sarebbe necessario prendere coscienza anche di quello che ci permea e ci impregna, che nonostante tutto perpetuiamo, un umore originariamente alieno ma ormai biologico e ontologico in quanto epigenetico. Assunto, divenuto noi a causa di una vita trascorsa sotto lo stillicidio di migliaia e migliaia di bombe.com, ovvero di parole e immagini destinate ad arricchire i bottegai anche di altissimo livello, che non paghiamo in spiccioli, ma in credito e potere loro attribuito, male che vada in tollerati desideri come valori dovuti, ovvero quei valori, meglio detti dogmi, senza contrario, privi del lato B, in questo caso della frugalità e dei beni che porta in sé. Gente che, con la coda sul marciapiede in attesa che lo spaccio apra, vende narrazioni e ideologie, indirizzate a farci credere nel futuro che raccontano, lanciando i sassi e sottraendo naturalmente la mano, per poi, se scoperti, concludere che non c’è alternativa (1).
Sono bombe lanciate per vincere una guerra che la democrazia, il diritto, la morale fanno finta di non vedere. Sono scaricate a pieno ritmo senza remore nei confronti dei danni collaterali, ovvero della strage delle innocenti anime dei bimbi e dei giovani. Senza remore e con soddisfazione. Tutti sanno che l’educazione è il miglior sistema per ottenere obbedienza. Pubblicitari, politici e commercianti, prima ancora che pedagoghi, psicologi e didatti.
Le emittenti – qualunque esse siano – di chi possiede la comunicazione sono macchine della guerra della comunicazione sempre cariche di munizioni. Non serve loro dedicarsi ad innovazioni, che pure realizzano, basta ripetere il messaggio, basta la quantità, l’ossessività. Il bianco diventa nero, la guerra pace, l’Europa indispensabile, Putin un mostro, la Coca Cola un bene.
Bombe rilanciate ad infinitum come innocue necessità aziendali, che ignari – cioè educati – disk jokey, convinti di lavorare in qualche – si diceva e spero non si dica più – radio libera, pronunciano con voce suadente senza ritegno alcuno, che fotogenici attori, anche bambini, raccontano col loro miglior sorriso.
Ordigni devastanti, armi vigliacche di una cultura che si preoccupa della nostra sensibilità per annunciare video innocui, pur di ottenere un altro click per nulla giornalistico ma solo commerciale, e considerandoti perciò un cretino, incapace di determinare le tue scelte; che invade ogni spazio con immagini di violenza chiamate intrattenimento; che mostra scioccanti sfortune di menomate o malate persone come banalità senza peso, se non positivo e senza annuncio alcuno; che abbina calamità e pubblicità senza incertezze etiche. Tutto ciò da dietro la miserabile foglia di fico del tengo famiglia.
Siamo costantemente entro il campo di ricaduta nocivo, costrittivo, epidemico di cui, per merito della comunicazione in corso, non ci avvediamo. Per il quale preferiamo concludere allora vai a vivere in Russia, piuttosto che prendere coscienza e scendere dal comodo divano della democrazia. Una concezione politica degli uomini e della società che gli storici futuri non esisteranno a chiamare dei secoli umanisticamente esiziali. Una pioggia subliminale di propagande varie che, come assuefatti tossicodipendenti del desiderio – droga ampiamente legalizzata, promossa, celebrata dalla politica e dalla cultura –, cerchiamo e voluttuosamente pretendiamo in sempre maggiori e più frequenti dosi del desiderio.
Jingle politici e commerciali di onde e particelle precipitano h24 soprattutto alle latitudini geografiche, psicologiche, intellettive del popolo che, senza difese né tempo per informarsi o organizzarsi, non può che assumere e consumare a pieno regime vitanaturaldurante.
In quei ritornelli riempitivi così stupidi c’è il potere della tecnologia in tutti i suoi tentacoli: i giocattoli, il tempo reale, gli Ogm, la guida assistita, la realtà virtuale, ChatGpt, l’intelligenza artificiale, etc. C’è l’idea della tecnologia come bene universale, come via lattea verso la sollevazione dal mal di schiena e dalle mani callose. C’è l’imbambolamento definitivo di chi risolve i vantaggi dell’assuefazione con il vantaggio di disporre di un’ecografia, dei finestrini elettrici, del videogioco. Un sortilegio gonfiato di scientismo, la superstizione nella scienza come sola via alla conoscenza, che oggi va per la maggiore. Una magia nera per ottenere la nostra firma in calce al consenso informato sul contratto sociale per sottostare al controllo democratico della vita a punti, del chip sottocutaneo.
La tecnologia non è innocua. Con abilità artroscopica non lascia tracce. Ma la relazione con essa, imbonita dalla voce della corrente maggiore, genera una mente, un campo di dipendenza. Che altro non significa che distanza da se stessi, della propria capacità di realizzare una vita secondo talenti, di guardare a tutto mantenendo la creatività, sola percorrenza verso una vita di equilibrio, forza e soddisfazione.
Note
- TINA, There is no alternative, slogan spesso usato da Margaret Thatcher, per definire la sua politica restrittiva.