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Caso Di Canio: quando il top dell’antifascismo è una multinazionale bigotta

di Adriano Scianca - 15/09/2016

Caso Di Canio: quando il top dell’antifascismo è una multinazionale bigotta

Fonte: Il Primato Nazionale

 Deve essere una bella soddisfazione riuscire a far perdere il lavoro a qualcuno a causa delle sue idee politiche. Certo, l’ideale, per certi sciacalletti, sarebbe stato proprio vedere il reprobo in mezzo a una strada a chiedere l’elemosina. Non è certo questo il caso di Paolo Di Canio, che camperà agiatamente anche senza il programma che gli aveva confezionato su misura Sky e che ora non andrà più in onda dopo la rivelazione delle rivelazioni: Di Canio è di destra. Lo prova un tatuaggio con la scritta DVX, che l’ex calciatore ha sfoggiato in un’avventata comparsata tv con maglietta a mezze maniche.
Di Canio un fascio, e chi l’avrebbe mai detto? Tutti, in verità, dato che tra saluti a braccio teso sotto la curva, interviste plurime e, appunto, tatuaggi – tutti arcinoti, tutti più volte fotografati – le simpatie politiche dell’ex calciatore erano note a chiunque. A chiunque, tranne forse ai vertici di Sky. “Abbiamo commesso un errore, ci scusiamo con tutti quelli ai quali abbiamo urtato la sensibilità. Dopo un lungo colloquio con l’interessato abbiamo deciso per la sospensione”, ha detto Jacques Raynaud, vicepresidente esecutivo Sport Channels e Sky media. La sensibilità fragile di qualcuno, in verità, non dovrebbe essere una scusa per restringere gli spazi di libertà (per tutti, non solo per Di Canio).
Ma, soprattutto: quale ipocrita, farisaica e moralistica logica presiede a una decisione che punisce solo la scelta di una maglietta con le maniche troppo corte ma non ha il coraggio di prendersela con l’uomo in sé? Il noto “fascista” Di Canio in camicia (di che colore, eventualmente?) va bene? Si abbia la decenza e il coraggio di promulgare delle norme apertamente discriminatorie, allora, così la facciamo finita. Intanto, in questo squallido teatrino, resta un paradosso: a impugnare la bandiera dell’antifascismo è stata una multinazionale miliardaria di taglio apertamente conservatore. Ma forse, facendo un ripassino di storia, tanto paradossale la notizia poi non è.