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Caso Diciotti: qualche annotazione a margine…

di Filippo Bovo - 25/08/2018

Caso Diciotti: qualche annotazione a margine…

Fonte: Opinione pubblica

Sul caso della Diciotti e del suo comandante, il capitano di fregata Massimo Kothmeir, probabilmente sono molte le cose che potremmo dire, ma in ogni caso è già abbastanza far presente i seguenti punti: innanzitutto, che quella nave con tutti i suoi ospiti sia divenuta oggetto del contendere, quasi un modo per misurare i rapporti di forza, fra l’attuale governo e l’opposizione, capitanata dal PD (ma non solo).

Non solo, ma è persino presente l’intenzione, a livello di esponenti politici così come di vari opinionisti e guru dei mass media, di trasformarla in una sorta di detonatore con cui provocare un’implosione dell’esecutivo, magari mettendo Salvini e Di Maio l’uno contro l’altro, o ancora provocando o esacerbando certe tensioni all’interno dei 5 Stelle, visti come la componente più “malleabile” della maggioranza, più facilmente suscettibile di cedere a lusinghe o tranelli dall’esterno. In tal senso, va fatto rimarcare come l’azione di personalità quali il Presidente della Camera Fico, che pure non deve scomporsi troppo da una certa qual “istituzionalità”, lascino adito a certi dubbi, oltre ad alimentare nelle opposizioni varie speranze di riuscire nell’impresa di far saltare il fortino “penta-leghista”.

Il movimentismo di piazza e di strada, rappresentato in questo contesto dal “popolo degli arancini”, è in tutto ciò un comprimario, che fa da corollario a ben più raffinate ed architettate strategie di palazzo, ma attenzione: si tratta pur sempre della testimonianza che, in Italia, vi è un gruppo (per quanto numericamente non rilevante, anzi, quasi sparuto) di persone che, fotografate e filmate dai media allineati a PD e Forza Italia, possono facilmente essere rivendute al resto del popolo italiano come chissà quale multitudine pronta a dar luogo ad un’imminente “rivoluzione civile”.

Al di fuori degli schermi televisivi e dei giornali allineati, però, vi è un paese reale la cui vita e i cui umori sono ben differenti da quelli che s’immaginano nel loft del Partito Democratico o nella Villa di Arcore. Il consenso tributato verso il governo, in fondo, lo esprime, con quell’abbondante 60% di persone che sarebbero pronte a rivotare Lega e 5 Stelle, mentre il PD e Forza Italia affondano sempre di più, mettendo insieme, se tutto va bene, meno della metà di quei voti, oltretutto con l’addizione di Fratelli d’Italia, +Europa e Liberi e Uguali. Gli applausi che i due vicepremier hanno ricevuto a Genova, a cui hanno fatto da contraltare i fischi piovuti sulla delegazione del PD, non ammettono scuse.

E, per quanto riguarda la Diciotti, occorre sempre dire la stessa cosa che sempre diciamo ogni qual volta ci troviamo a parlare di migranti: gran parte di loro si dichiarano eritrei, senza in realtà esserlo. Questo perché, per contrastare il governo eritreo, sgradito a Washington e al governo etiopico d’allora, suo alleato, dopo la guerra del 1998-2000 venne attuato un forte boicottaggio internazionale contro Asmara (a cui anche l’UE dovette allinearsi) che culminò nelle sanzioni del 2009 e del 2011, volute da Obama. In base a questa situazione, l’UE elaborò una strategia di “fare ponti d’oro” a tutti gli eritrei che avessero abbandonato il paese, in modo da indebolirne il governo. Ad ogni eritreo giunto in Europa sarebbe stato dato immediatamente e senza discutere lo status di rifugiato politico. Il problema è che in questo modo sono venute, in Europa, soprattutto un sacco di persone dalla Somalia, dall’Etiopia e dal Sudan, che approfittando della mancanza di documenti si sono tutte dichiarate eritree. Infatti, secondo le statistiche ufficiali, a riconoscimenti avvenuti il 70% di tutti coloro che si dichiarano eritrei quando arrivano in Europa in realtà sono o somali, o etiopici o sudanesi. Gli ospiti della Diciotti non fanno eccezione: c’è anche questa speculazione politica, una speculazione nella speculazione.

Del resto molti si ricorderanno come quando ancora erano al governo gli esponenti della sinistra abbiano dato molto credito, ricevendoli persino nelle sedi istituzionali, a varie personalità come Don Mussie Zerai, accusate di trafficare in esseri umani dall’Africa Orientale ma in quelle occasioni presentate invece come fieri e democratici oppositori della “dittatura comunista” di Isaias Afewerki in Eritrea. E non è certo un mistero che molte Coop rosse, insieme alle Caritas della Chiesa Cattolica, abbiano tratto enorme profitto dal “business dell’accoglienza”, incoraggiando l’arrivo di nuovi migranti nel nostro paese, che poi stipavano dove capitavano, per intascarsi i soldi che lo Stato dava per il mantenimento di ciascuno di loro: in fondo qualcuno aveva pur detto che “i migranti rendono più della droga”.

Ecco, è un cerchio che si chiude: coloro che hanno tratto beneficio, politico ed economico, dal fenomeno migratorio, oggi vanno tutti a sfilare sulla Diciotti, stavolta però con un nuovo obiettivo oltre a quello di tutelare il loro ormai consolidato business milionario: terremotare quel governo che glielo ha messo in discussione.