Che sarà di noi? L’Aldilà
di Marcello Veneziani - 14/07/2024
Fonte: Marcello Veneziani
Che sarà di noi? Alla fine è questa la domanda che rivolgiamo al religioso, al filosofo e allo scienziato. Ci giriamo intorno e parliamo di tante altre cose che ruotano intorno a quell’interrogativo ma quando si va a stringere è quella la domanda delle domande a cui vogliamo una risposta o anche solo un conforto quando ci sporgiamo oltre la vita.
C’è un dopo? è il titolo del libro scritto dal cardinale Camillo Ruini, alla veneranda età di 93 anni, dedicato all’Aldilà. Parallelamente leggevo un nuovo libro del fisico e inventore Federico Faggin, Oltre l’invisibile. Dove scienza e spiritualità si uniscono (entrambi editi da Mondadori). Alla stretta finale, quando devono affrontare il tema cruciale, l’appuntamento con la morte, sia l’uomo di fede che l’uomo di scienza fondano la loro fiducia e la loro convinzione non sulle certezze religiose né sulle verità scientifiche, ma sui racconti di esperienze vissute al confine tra la vita e la morte.
“La verità è che non lo sappiamo” confessa il cardinal Ruini che poi si affida alle testimonianze di persone, oggetto di studi scientifici, a un passo dalla morte e poi tornate alla vita. Scrive il cardinale: “L’ammalato può udire il medico che lo dichiara morto, poi ha la sensazione di entrare in un tunnel lungo e oscuro; quindi improvvisamente si ritrova fuori dal proprio corpo, che ora può vedere dall’esterno e dall’alto, insieme ai medici e infermieri che lavorano su di esso. Scopre così di possedere un altro corpo, molto diverso da quello fisico che ha abbandonato, e dotato di facoltà nuove. Gli si fanno incontro altri defunti, in particolare parenti e amici che lo aiutano, e soprattutto gli appare un essere di luce, uno spirito d’amore che gli fa rivivere gli avvenimenti più importanti della sua esistenza. A un tratto si trova vicino a un confine che sembra essere quello tra la vita terrena e l’altra vita. Sente di dover tornare sulla terra perché non è ancora arrivato per lui il momento della morte, tenta di opporsi perché è ormai affascinato dall’altra vita, ma si riunisce in qualche modo al proprio corpo fisico e torna in questo mondo”. Questi racconti, dice il prelato, somigliano a quelli di grandi mistiche come Caterina da Siena o anche al mito di Er narrato da Platone, l’uomo risuscitato che aveva poi narrato il suo viaggio ultraterreno. Pure lo scrittore cattolico Antonio Socci lo raccontò in Tornati dall’aldilà (Rizzoli).
Anche lo scienziato Faggin fonda la sua convinzione di una vita invisibile oltre la morte richiamandosi alle “esperienze di premorte sperimentate da centinaia di migliaia di persone”. E accoglie come possibile benché inspiegabile la testimonianza di una donna che diceva di aver visto una persona appena deceduta in ospedale entrare dalla finestra per congedarsi da sua moglie sofferente in un lettino dello stesso ospedale nel piano inferiore. Un racconto che lascia turbati ma ancor più sorprende se a riferirlo è uno scienziato.
Faggin, fisico e inventore del microprocessore e del touchscreen, entra da scienziato in territori lontani dalla scienza e dalla fisica, riguardanti la metafisica e la filosofia dell’essere ma anche l’etica e la religione. Per Faggin la scienza si occupa del come, la spiritualità del perché; la loro correlazione è necessaria. La coscienza, per lui, viene prima del cervello e della materia, “è fondamentale e irriducibile”. Contrariamente a ogni riduzionismo evoluzionista,”dal più può derivare il meno, ma non viceversa”. Ovvero dal superiore discende l’inferiore, non il contrario; è possibile il degrado, l’involuzione, la decadenza; mentre si può pensare il progresso, l’evoluzione, lo sviluppo solo tramite l’intervento di forze superiori. Faggin respinge sia il caso che il creazionismo, e quando parla di spiritualità va oltre le religioni e abbraccia idee (come la reincarnazione e l’unità delle religioni) che vanno oltre il cristianesimo. In tema di reincarnazione Faggin si spinge a sostenere: “E’ quasi certo che ci sia la reincarnazione. C’è anche evidenza scientifica in bambini che si ricordano della vita precedente e che riportano fatti salienti di una vita che non hanno alcuna ragione di conoscere. Fatti che sono stati poi verificati”. E conclude che “la reincarnazione è sensata” perché non avrebbe senso vivere una sola vita. Tesi suggestiva, argomentazione un po’ fragile.
Lo scienziato ci fa sapere che dopo un’adolescenza di credente e osservante, secondo una rigida educazione cattolica (si faceva la comunione tutti i giorni) e una gioventù-maturità da materialista e scientista, è infine approdato, attraverso una vera e propria illuminazione, a una visione spiritualista integrale che espone con argomenti scientifici, citazioni di filosofi e passione di missionario. A volte cede a qualche venatura new age, o a quella “pappa del cuore” che copre come una glassa umanitaria il cinismo del nostro tempo. Torna più lucido quando parla con realismo dell’intelligenza artificiale, delle sue possibilità e dei suoi limiti. A differenza del robot noi abbiamo coscienza, comprensione dei fenomeni, siamo creativi; ma soprattutto la forza che ci muove è l’amore, mentre nessuna I.A. è mossa da amore, è in grado di amare né di generare amore. Faggin chiama Nousym il ponte tra scienza e spiritualità, sintesi di mente e simbolo.
Torniamo alla domanda iniziale: non troveremo mai una risposta certa e definitiva. Però sappiamo che per trovare il cammino e per dare un senso alla ricerca, dobbiamo rimettere insieme le sette vie: il mito, la religione, il pensiero, l’arte, la scienza, la storia e la biologia, senza saltarne nessuna.