Che sarà di noi se perdiamo il senso della realtà?
di Francesco Lamendola - 22/02/2021
Fonte: Accademia nuova Italia
La sostenibilità del tipo di vita e la coesione interna di una società dipendono anche, e soprattutto, dalla sincronizzazione, se così possiamo chiamarla, fra la capacità dell’individuo di assimilare gli elementi essenziali dell’ambiente in cui vive, sia sotto il profilo materiale che sotto quello intellettuale, spirituale e morale, e il ritmo con cui tale ambiente muta e si trasforma, sotto la spinta delle trasformazioni economiche, dei mutamenti psicologici e delle innovazioni tecnologiche e produttive. In altre parole, è necessario che vi sia un rapporto di compatibilità e reciproca tolleranza fra i tempi della vita individuale e i tempi del divenire sociale: se i primi sovrastano completamente i secondi, la società tende a rimanere pressoché ferma, cristallizzata nei medesimi sistemi di vita, come nel caso di una tribù di cacciatori e raccoglitori che non evolve, o evolve solo lentissimamente, restando in perenne equilibrio con l’ambiente fisico e le sue risorse; se, viceversa, i secondi sovrastano i primi, allora il singolo membro si sente schiacciato e di fatto viene sottoposto a tensioni e sollecitazioni d’ogni genere, sempre più forti e da ultimo insostenibili, finché egli prova un sentimento generale di estraneità, alienazione, smarrimento e totale inadeguatezza, a causa del fatto che nessuno degli strumenti di adattamento dei quali dispone sembra sufficiente a permettergli di restare al passo coi tempi. Ne abbiamo già parlato in diverse occasioni (cfr. spec. gli articoli Lo “shock” della modernità banco di prova del nuovo ordine mondiale, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 25/06/07 e La fretta e la complessità della nostra vita quotidiana alle origini del nostro “shock” da futuro, sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 24/12/17); ne vogliamo riparlare adesso per evidenziare un aspetto specifico: la perdita di senso della realtà che una tale situazione implica necessariamente.
Osservava a questo proposito Elisabeth Lukas, psicoterapeuta della scuola di Viktor Frankl, nel suo libro Prevenire le crisi (titolo originale: Psychologische Vorsorge, Freiburg, Herder Verlag, 1989; traduzione dal tedesco di Francesca Terranova, Assisi, Cittadella Editrice, pp. 38-39):
Nella rappresentazione generale di un mondo divenuto malato, concentriamo nuovamente l’attenzione su un sintomo particolarmente rilevante. Si tratta dell’aumento del ritmo della vita, della velocità con la quale il tempo ci sfugge di mano. I futurologi definisco come “accelerazione del mutamento” questo fenomeno così fatale per lo sviluppo psichico. Se la nostra temporalità grava già molto sulla nostra esistenza – e dobbiamo ammettere che la nostra vita dura quel breve tratto in cui il non essere ancora si ribalta nel non essere più -, quel che noi chiamiamo presente e che vogliamo godere – allora l’accelerazione del mutamento, la velocissima irruzione del futuro in un presente che diventa sempre più breve, deve avere effetti catastrofici sulla condizione psichica dell’uomo. L’uomo non sarà più in grado di tenere il passo con una società che muta sempre più velocemente. Ha difficoltà di adattamento; si sentirà necessariamente antiquato e si vedrà come un essere biologicamente incompleto. Una marea di cambiamenti sempre nuovi, sempre diversi genera delusione, confusione, sgomento e disorientamento. Reso profondamente insicuro da un mondo a lui alieno, in cui non si sente più a suo agio, l’uomo scivola in un comportamento anomalo, nella nevrosi e nella depressione. Alvin Toffler, uno dei maggiori futurologi sociali, ha descritto con tutta una serie di dati, lucidi quanto impressionanti, questa complessa situazione in cui versa l’uomo del nostro tempo. La nevrotizzazione avanzata della società moderna ha già prodotto le sue peculiari tipologie umane e sociali, che non dovrebbero essere più minimizzate come fossero aberrazioni stravaganti o espressioni involontariamente comiche ed estrose ma ancora degne d’amore, frutto del “laissez-faire” di democrazie liberali: comunità di fede psichedeliche la cui finalità è la strage, contro-università di folli, fanatici inseguitori di un mondo migliore, baghwanismo, associazioni per lo scambio dei partner, sottocultura dei seguaci di sette e via dicendo.
Sono un esercito gli psicopatici e i nevrotici adulti nati dal grembo di una società decadente. Si impongono sempre più sulla scena, frutto patologico dell’incapacità di tollerare un’epoca frenetica in cui la caducità, fin troppo precipitosa, è vissuta in modo sempre più doloroso. I rapporti col mondo materiale e ideale vengono accorciati senza sosta. È nata la società usa-e-getta. Ma non vengono gettate solo le cose, gli oggetti di consumo, vengono gettati anche gli animali che improvvisamente sono di peso, i rapporti umani che non ci servono più, i legami con i luoghi che ci hanno tediato, le organizzazioni e le istituzioni che riteniamo superflue e infine quelle idee, quelle concezioni che potrebbero tormentare troppo la coscienza. Arnold Gehlen ritiene che la perdita di senso della realtà e dell’esperienza, e il fatto che l’uomo di oggi esperimenti tutto soltanto di seconda mano, secondo una legge psicologica siano la causa della sua insaziabile avidità. Ma questa sete di vivere evidentemente aumentata non è in particolare anche condizionata dall’accelerazione del mutamento che abbiamo sottolineato qui, con le sue conseguenze negative? Un atteggiamento edonistico nei confronti della vita come risposta alle aporie del nostro tempo, quasi una rimozione di quei bisogni esistenziali che non si vogliono riconoscere?
La situazione nella quale ci troviamo è esattamente quella descritta in questo brano; ma c’è un fatto nuovo: la cosiddetta pandemia da Coronavirus e il Great Reset. Vale a dire che i poteri mondialisti hanno trovato la maniera di moltiplicare in modo esponenziale la velocità del cambiamento e, al tempo stesso, di annunciare pubblicamente che tale è l’agenda prevista per l’umanità, che tutto ciò è cosa buona e necessaria e che viene fatto con le migliori intenzioni, sia per migliorare la tutela del bene primario della salute e/o della vita, sia per rendere l’esistenza futura sempre più protetta, più organizzata, più compatibile con le necessità della salvaguardia ambientale e dei valori climatici del pianeta. E la cosa straordinaria è che la maggioranza dell’opinione pubblica ha risposto con un atteggiamento di consenso, o quantomeno di accettazione, a un programma così inaudito, il quale prevede e annuncia:
1) l’imposizione di protocolli sanitari che modificano l’approccio medico e limitano al massimo la libertà del personale sanitario pubblico di agire secondo scienza e coscienza;
2) drastiche limitazioni o sospensioni delle libertà costituzionali garantite dalla legge;
3) l’impiego delle forze dell’ordine per reprimere ogni dissenso e per sanzionare civilmente o penalmente qualsiasi infrazione ai comportamenti stabiliti, volta per volta, da decreti d’eccezione che si sovrappongono, annullandolo, al dettato costituzionale;
4) un radicale mutamento nelle condizioni di vita, sia in termini lavorativi, sia economici, sia d’impresa, sia di godimento della proprietà privata;
5) la vaccinazione obbligatoria o semi-obbligatoria e il rilascio di un passaporto sanitario dal quale dipenderà l’esercizio di ogni attività pubblica;
6) la cosiddetta didattica a distanza per l’istruzione e i corsi di studi di ogni ordine e grado, a partire dalla scuola primaria o dell’infanzia;
7) la prassi di considerare elemento secondario e trascurabile la consultazione popolare tramite elezioni politiche e amministrative, e la sua sostituzione con governi nominati d’autorità dal capo dello Stato e “suggeriti” dai poteri mondialisti stessi;
8) il completo allineamento della Chiesa cattolica a tale svolta e un processo accelerato d’incontro e graduale fusione dei diversi culti e delle diverse religioni in un’unica religione mondiale, o meglio mondialista, direttamente ispirata dal grande potere finanziario (vedi il prossimo evento di Astana, nel Kazakistan);
9) una sorta di compensazione/risarcimento per le perdute libertà politiche, sindacali, costituzionali mediante un incremento dei diritti relativi alla sfera sessuale, compreso il prossimo sdoganamento della pedofilia, all’aborto (esteso fino all’ottavo mese di gravidanza), all’eutanasia, nonché il cambio di sesso, l’utero in affitto, la fecondazione eterologa, l’utilizzo massiccio delle cellule staminali dei feti abortiti, specie nella fabbricazione di medicinali e vaccini;
10) la soppressione di ogni tipo d’informazione e comunicazione che non siano sottoposti al controllo e alla censura del potere, attraverso la criminalizzazione di qualunque dissenso.
Ora, il punto è che il Nuovo Ordine Mondiale, così concepito, sia per i punti che lo qualificano, sia per la tempistica estremamente rapida che ne caratterizza l’attuazione, fa letteralmente a pugni con la capacità della psiche e dell’organismo umano di reggerne l’urto, e inevitabilmente provocherà un collasso generale sia a livello mentale che a livello fisiologico. Vedremo la gente impazzire, anzi la stiamo già vedendo; e vedremo impazzire le comunità intere, i caseggiati, i quartieri, i paesi e le città: il tutto senza che a nessuno, beninteso nel recinto della cultura dominante e del potere politico così instaurato,venga in mente di risalire alle vere cause del fenomeno, ma anzi cogliendo l’occasione per inasprire i protocolli sanitari e per moltiplicare le azioni repressive, compreso il trattamento sanitario obbligatorio per coloro che pretendono di opporsi (versione aggiornata e corretta della vecchia psichiatria sovietica usata per mettere a tacere le voci dissidenti). Ci sarà, anzi c’è già, un aumento esponenziale di ogni sorta di disturbi e patologie connessi a questa brusca accelerazione dello shock da futuro, aggravata dall’uso spregiudicato del fattore determinante che ha reso possibile tale accelerazione, vale a dire la propagazione intenzionale, deliberata, dello strumento del terrore mediatico, mirante a destrutturare la personalità del soggetto umano e a ridurlo ad un povero essere tremante e gemente per la paura del contagio e di subire una morte imminente e quanto mai dolorosa.
I Padroni Universali sanno benissimo queste cose: sanno che il ritmo del cambiamento è insostenibile per la popolazione mondiale e sanno che disturbi del sonno e del comportamento, ansia, depressione, suicidi, scoppi di rabbia improvvisa, aumenteranno e stanno già aumentando in misura incontrollabile; lo sanno, e tuttavia vanno avanti per la loro strada, senza la minima esitazione, anzi cercando di forzare sempre di più il processo. Al tempo stesso, mentre si affrettano a raccogliere i frutti pratici della loro strategia, ad esempio acquistando vastissimi terreni agricoli, come nel caso di Bill Gates, che è divenuto il più grande proprietario terriero degli Stati Uniti, moltiplicano i gesti di apparente filantropismo, regalano vaccini per i bambini poveri del Terzo e Quarto Mondo, creano fondazioni a tutela del clima e dell’ambiente, sponsorizzano personaggi “buoni” creati ad hoc come Greta Thunberg, si dicono fautori di una green economy, una economia verde, e così riescono a ingannare le masse teledipendenti e a presentarsi nelle vesti rassicuranti di benefattori dell’umanità. Quel che colpisce non è il loro cinismo o la loro amoralità, ma la collaborazione fattiva che ricevono dai livelli intermedi e subordinati della catena di comando: politici, scienziati, direttori sanitari, amministratori pubblici, docenti universitari, magistrati, insegnanti, tutori dell’ordine, cittadini privati, tutti o quasi tutti paiono obbedire volonterosamente al meccanismo spietato che sta portando la società al collasso economico e sociale e alla distruzione dell’equilibrio psichico. Perché lo facciano, sarà un interessante campo di ricerca per gli studiosi del futuro, i quali dovranno spiegare come e perché le società umane all’inizio del terzo millennio abbiano deciso d’imboccare la strada del suicidio collettivo, organizzato, programmato, pianificato, senza mai guardare in faccia la realtà vera e seguitando ad auto-convincersi della bontà di quel che stavano facendo, proprio mentre piantavano gli ultimi chiodi sulla loro stessa bara. Forse lo fanno per servilismo verso il potere e per trarne vantaggi personali; forse per conformismo intellettuale; forse per pura e semplice stupidità. Ma una cosa è certa: stanno marciando in direzione opposta all’istinto di conservazione. E quando una società va contro l’istinto di conservazione, succede quel che succede a un individuo che si trovi nella medesima condizione: si predispone alla propria fine. La natura non sa che farsene di coloro che hanno perso la voglia di vivere: se hanno deciso di auto-eliminarsi, spalanca loro le porte affinché escano di scena. Resta la domanda: come è stato possibile tutto questo? E come se ne può uscire, posto che ciò sia ancora possibile? Partiamo dalla seconda domanda. Certamente è possibile, fino all’ultimo istante, perché l’uomo non è un animale, possiede intelligenza e volontà, possiede valori, e grazie ad essi può sempre invertire – teoricamente – la propria direzione di marcia, se si rende conto che conduce al suicidio. Ecco il punto: ma se ne rende conto? E torniamo alla prima domanda: crediamo che tutto ciò sia stato possibile per una quantità di fattori, sui quali ne spicca uno: la graduale perdita di senso della realtà. Da tempo avevamo smesso di vivere nella realtà vera e ci eravamo trasferiti in una realtà virtuale creata dalla tecnologia. E quando si perde il senso della realtà, c’è un prezzo da pagare: la realtà si vendica di chi la disprezza.