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Chissà perchè i festeggiamenti nel Donbass

di Antonio Catalano - 22/02/2022

Chissà perchè i festeggiamenti nel Donbass

Fonte: Antonio Catalano

E che si aspettava un discorso alla volemose bene, di quelli che tanto piacciono ai nostrani petalosi in salsa dem e contorni? Può essere gradito o meno il discorso del presidente russo, rimane il fatto che, come giustamente fa notare Marco Rizzo, il riconoscimento delle Repubbliche Popolari del Donbass da parte di Putin è una mossa di pace. È il riconoscimento legittimo di due repubbliche – russe – proclamate a furor di popolo quando questo non si è più sentito al sicuro all’interno dell’involucro dello stato ucraino. Cioè da quando nel 2014 qui ci fu un colpo di stato alimentato dalla cosiddetta rivoluzione arancione sfociata nei tragici fatti di piazza Maidan (Kiev), dove cecchini addestrati da Nato/Usa spararono all’impazzata sulla folla. È da allora che si combatte, e si muore, nel Donbass, non è una novità dell’oggi. Il mondo “libero” riconosce il Kosovo, strappato alla Serbia, ma non vuole riconoscere queste altre entità statuali. A riprova, e a dispetto dei fessi e dei politicamente inetti, che non è esiste il diritto negli affari internazionali. È la protervia americana, ancora una volta in salsa dem (vero cari sinistri?), ad aver portato a questo stato di cose. La protervia di chi, grazie a colpi di stato più o meno mascherati, ha piazzato basi Nato a ridosso dei confini russi da nord a sud, in una concreta e minacciosa morsa di cavallo; e non si poteva pretendere più di tanto che uno stato sovrano (e non uno qualsiasi, ma una potenza del rango della Russia) subisse fino al punto di avere i missili a solo 500 chilometri dalla sua capitale (Mosca). L’Europa? Lasciamo stare questa meschina entità di mercato priva di anima, solo un trattato economico nato per sostenere la grande finanza, incapace  di esprimere non dico un esercito ma una semplice politica estera che abbia un minimo di unitarietà. Un’accozzaglia di stati senza prospettive dignitose per se stessa, nei quali prevalgono politiche di disgregazione dei propri popoli e nei quali si esprimono politiche economiche autodistruttive. Consideriamo solo la sciagurata politica energetica trainata dalla mascotte Greta e dai sui imbecilli accoliti del mondo arcobalenato: gli Usa vorrebbero imporci il loro gas liquefatto (gnl) che verrebbe a costarci una barca di soldi in più rispetto a quello russo (il 40% del gas che consumiamo in Italia è russo, e senza di questo il nostro sistema produttivo si ferma, chiaro?). Se davvero vogliamo provare a misurarci con questo scenario, vista la non capacità (e possibilità) di incidere data la nostra sudditanza, che almeno facciamo la cosa più seria e responsabile: teniamoci alla larga e consideriamo che i nostri interessi, storici culturali ed economici, hanno molto a che fare con l’europea Russia.
[Foto: Donetsk, festeggiamenti per la propria indipendenza]