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Ci vorrebbe un amico

di Marco Travaglio - 11/03/2025

Ci vorrebbe un amico

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Ormai è un classico: i giornaloni scrivono oggi ciò che il Fatto scriveva uno, due, tre anni fa. Ricordate la geniale invasione ucraina nella regione russa di Kursk? Era il 6.8.2024 e il Fatto la definì subito l’ennesimo suicidio assistito di Kiev fondato sull’illusione che i russi avrebbero precipitosamente spostato a Kursk le loro truppe dal Donbass: viceversa i russi, che hanno soldati a bizzeffe in casa, avrebbero lentamente ma inesorabilmente accerchiato i 15 mila invasori senza indebolire il fronte ucraino, sguarnito invece dagli ucraini privi di riserve e falcidiati dalle diserzioni. Mini parlò di “follia Nato” e Orsini scrisse: “Per ogni passo avanti, l’Ucraina farà due passi indietro”. Furono subissati di insulti dalla stampa atlantista in estasi perché “La guerra arriva in Russia” (Rep), “Mosca non ferma l’avanzata di Kiev” (Corriere), “La pace di Kyiv passa per Kursk” (Foglio). Sul Giornale Minzolini paragonò Zelensky a Scipione l’Africano. Tutti così eccitati da bersi la bufala di uno scambio alla pari fra i mille kmq di Russia invasi dagli ucraini e i 120 mila kmq di Ucraina occupati dai russi. Poi si scoprì che il comandante ucraino Zaluzhny s’era opposto alla missione suicida e, siccome era troppo autonomo e popolare, Zelensky l’aveva cacciato e sostituito col generale Syrsky, detto il Macellaio dai suoi soldati per l’indifferenza totale alle perdite umane inutili. Il blitz di Kursk l’aveva deciso da solo con Zelensky e i servizi inglesi, senza neppure avvertire gli 007 ucraini né gli Usa, che protestarono. Invece l’Ue seguitò a drogare Kiev con la propaganda della “vittoria sulla Russia” e dell’“irreversibile” adesione alla Nato.
E ora che – com’era prevedibile e previsto – Zelensky e Syrsky sono riusciti a perdere anche quel che restava del Donbass e pure Kursk, Rep titola: “L’agonia dei soldati di Kiev nella disfatta del Kursk: ‘Salvateli, fate qualcosa’”. Ma, di grazia, chi dovrebbe salvarli? Le eurotruppe di Macron, Starmer e altri Napoleoncini, inviandole direttamente in Russia? Gli unici che possono farlo sono il nuovo Scipione e il suo Macellaio, ordinando la ritirata prima della mattanza. E accettando un negoziato di pace che prenda atto della guerra persa. Cioè a condizioni più pesanti di quelle che avrebbero potuto spuntare a Istanbul nell’aprile ’22. Se davvero l’Ue fosse amica di Kiev, avrebbe dovuto spingerla a farlo allora. E, a maggior ragione, dovrebbe spingerla oggi, ammettendo di avere sbagliato tutto e fatto morire inutilmente centinaia di migliaia di soldati e ringraziando Trump che rianima il negoziato sempre sabotato da Bruxelles. Invece continua a sabotarlo. Casomai non fosse ancora abbastanza chiaro che in Europa gli unici amici degli ucraini erano e sono i “putiniani”.