Col telescopio di Galileo abbiamo cominciato ad avere i paraocchi
di Giannozzo Pucci - 12/04/2022
Fonte: Giannozzo Pucci
Col telescopio di Galileo abbiamo cominciato ad avere i paraocchi guardando lontano con la vista limitata a formule e numeri, per mezzo dei quali pochi specialisti scoprono e moltiplicano leggi solo materiali e sempre mutevoli così diverse da quelle poche leggi morali, che quasi tutti i popoli riconoscono.
Non rubare. Se rubi una piccola parte della conoscenza spezzettandola perdi non solo l’etica, ma anche l’estetica, perché di una bella donna non si può vedere la bellezza guardandone una cellula al microscopio, al massimo sarà una bellezza pornografica: se invece la si ama tutta, allora ogni dettaglio è bello perché è inseparabile dalla realtà completa di lei.
La deformazione principale della scienza cartesiana, galileiana e baconiana è il monopolio sulla conoscenza, perché non aggiunge nuovi aspetti ai tanti modi di contemplare il panorama misterioso dell’universo, ma lo considera solo una miniera da cui scavare nuove scoperte, nuove colonie, nuove Americhe, nuovi minerali, poteri, tecniche e leggi, ricoprendo la meraviglia di scarti di lavorazione.
È lo scontro, che si ripete a ogni Pasqua, fra la moltiplicazione dei dettagli e dell'inflessibilità delle leggi e l’amore.
Adesso, qualche multimilionario sta cercando l’acqua su Marte e non gli viene in mente di riforestare il Sahara per catturare ossido di carbonio dall’atmosfera e moltiplicare sorgenti d’acqua fresca dove sono scomparse da molti secoli. Si sono spesi migliaia di dollari per dimostrare scientificamente che il latte materno è il migliore alimento per un neonato perché nel monopolio scientifico la dimostrazione statistica è più sicura dell’evidenza.
Questo riduzionismo ha schiacciato l’universo in dettagli e frazioni misurabili, evaporando i significati etici ed estetici delle sue forme: i risultati di tali limitazioni sono interessanti.