Come e perché ci hanno imposto le loro follie
di Mario Adinolfi - 25/10/2024
Fonte: Mario Adinolfi
Nella California di Kamala Harris il National Institute of Health di Los Angeles ha versato 6 milioni di dollari di fondi pubblici al Center for Transyouth Health per somministrare i bloccanti della pubertà a 95 bambini dall’età media di 11 anni per dimostrare che grazie ad essi la loro salute mentale sarebbe migliorata perché affetti da “disforia di genere”. I bloccanti sono stati somministrati ma il miglioramento della salute mentale non si è verificato. La dottoressa responsabile del progetto, Johanna Olson Kennedy, ha deciso di non pubblicare i dati del progetto pubblicamente finanziato “per non fornire un’arma a chi si oppone alla somministrazione dei bloccanti della pubertà”. La notizia è stata pubblicata dal New York Times, oggi forse la testata americana più impegnata a far vincere la Harris, quindi non si può sospettare che sia strumentalizzata o falsa. Semplicemente conferma ciò che vi ho sempre raccontato.
Gli studi sui bloccanti della pubertà sono tutti finanziati da interessi precisi, politici o farmaceutici. Si fondano sull’idea che bloccando la pubertà dei “bambini trans” a cui frettolosamente si diagnostica la “disforia di genere” si migliora una salute mentale che altrimenti sarebbe compromessa fino al rischio suicidio. Il primo studio pubblicato nel 2006 sull’uso della triptorelina nei bambini fu pagato dalla Ferring Pharmaceuticals, che commercializza la triptorelina. I protocolli sull’uso della triptorelina sono ancora ad oggi basati su quello studio, vanno sotto il nome di “protocollo olandese” dalla nazione in cui fu pubblicato lo studio. Sostiene che “presenza di ansia, depressione, mancata accettazione di sé, tendenze autolesionistiche fino al rischio suicidio” dipendono dalla mancata transizione di genere che va preparata somministrando la triptorelina, che bloccando la pubertà genera subito un miglioramento della salute mentale. Questo protocollo è stato applicato a decine di migliaia di minorenni nel mondo, centinaia anche in Italia grazie all’approvazione da parte del Comitato nazionale di bioetica recepita dal governo nel 2019.
Nel 2020 uno studio del servizio sanitario nazionale finlandese metteva nero su bianco dati incontrovertibili: “L’affidabilità degli studi esistenti senza gruppi di controllo è altamente incerta e, a causa di questa incertezza, non si dovrebbero prendere decisioni che possano alterare in modo permanente lo sviluppo mentale e fisico di un minore ancora in fase di maturazione. La terapia ormonale (ad esempio, la soppressione puberale) altera il corso dell’identità di genere nello sviluppo. La riduzione dei sintomi psichiatrici non può essere raggiunta con gli ormoni”. Un analogo studio del 2022 del National Health Service britannico è arrivato ad identiche conclusioni, determinando lo stop governativo alla somministrazione dei bloccanti della pubertà: “A breve termine i bloccanti della pubertà possono avere una serie di effetti collaterali come mal di testa, vampate di calore, aumento di peso, stanchezza, tristezza e ansia, tutti fattori che possono rendere più difficile il vivere quotidiano di un bambino o di un giovane già in difficoltà”. La salute mentale insomma non migliora, anzi peggiora insieme alla fisica. Esattamente quello che è stato provato anche dallo studio californiano i cui dati non sono stati pubblicati perché sgraditi a chi si era fatto finanziare con 6 milioni di dollari il progetto.
Ne emerge una lezione complessiva. La “scienza” spesso si fa finanziare progetti medici o farmaceutici con finalità legate direttamente agli interessi politici ed economici di chi finanzia che poi pubblicano i dati solo se riescono a farli collimare con le necessità di chi paga. Nel caso dei bloccanti della pubertà ciò è di una evidenza lampante e la segnalazione di questi giorni del New York Times è solo l’ennesima conferma di un dato che dovrebbe essere acquisito. Quanto dobbiamo ancora aspettare per veder fermato l’uso della triptorelina sui minori all’ospedale Careggi di Firenze? Tutta l’ideologia gender si fonda sui cosiddetti “gender studies” che sono stati costruiti con meccanismi analoghi che godono di colossali finanziatori pubblici e privati. Jon e Pat Stryker, miliardari americani che con la Fondazione Arcus hanno versato centinaia di milioni di dollari a sostegno della causa lgbt, hanno la Arcus Operating Foundation che serve solo a finanziare pubblicazioni di ricerca.
Ad Arcus si è affiancato Peter Buffett, figlio del noto multimiliardario Warren Buffett, per far nascere la NoVo Foundation che finanzia studi sul transgenderismo. Con i soldi di Arcus e NoVo la Apf (American Psycological Foundation) ha generato tutti gli studi finalizzati a sviluppare linee guida per l’istituzione di pratiche psicologiche trans-affermative. Gli psicologi sono incoraggiati da questi fiumi di denaro a modificare la loro concezione stessa di genere, ignorando la chiarezza della realtà biologica inventando identità di genere astratte o puramente mediche, che producono a loro volta pratiche farmaceutiche e chirurgiche costosissime oltre che assai invasive. Ai denari privati poi si affianca la mungitura e il drenaggio di fondi pubblici, come nel caso dello studio occultato di Los Angeles rivelato dal New York Times.
Credo sia chiara dunque la ragione per cui certe follie sono state imposte alla nostra contemporaneità e con quale metodo. Così quando mi chiedete “ma come è possibile che tutto questo stia accendendo?” rileggetevi il presente articolo e vi sarà chiaro insieme al come anche ogni perché.