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Considerazioni sparse sul papato di Francesco

di Antonio Catalano - 24/04/2025

Considerazioni sparse sul papato di Francesco

Fonte: Antonio Catalano

Ho letto tantissimi interventi su papa Francesco, cosa che mi ha permesso di farmi un’idea su come le istituzioni, i politici, la stampa, la gente comune abbia commentato la morte del Papa. Tralascio naturalmente la valanga di retorica che come sempre in queste circostanze riempie il discorso pubblico. Tralascio quell’atteggiamento di chi (sui social) esercita il “potere della tastiera” per comunicare al mondo (spesso a sé stessi) prevalentemente il proprio disagio esistenziale, le proprie frustrazioni, la mancanza in buona sostanza di una benché minima capacità di misurarsi nell’esercizio della riflessione, che comunque non scaturisce dalla volontà ma dall’abitudine a interrogarsi sull’esistenza. Tra questi c’è la componente no-vax (per chiarezza: non mi sono vaccinato e ho contrastato la logica del “green pass”) che oggi rappresenta una vera e propria sciagura per ogni seria ripresa del dibattito politico sulla base di premesse razionali. Nella quale alligna un atteggiamento rancoroso, rozzo, “primitivo”, incapace di aggiungere un elemento in più, per cui  si applaude alla morte del Papa ricordando la sua (infausta) posizione sul vaccino; ci sono quelli nei quali le scie chimiche hanno prodotto nei loro cervelli frustrati un tale scombussolamento da fargli scrivere post tipo “È rimorto” o cose del genere. Comunque, a parte questi fenomeni da baraccone, rimane il fatto che quasi tutti provano a tirare papa Francesco dalla propria parte utilizzando a proposito una sua frase che avvalori la tesi propugnata. In questo esercizio i più bravi sono i cosiddetti progressisti, i quali, dall’alto di un totale disinteresse per la dimensione spirituale e religiosa del Papa defunto, si compiacciono nel sottolineare la sua vicinanza agli “ultimi”, ai migranti… insomma a “misurare” il valore dell’episcopato bergogliano col criterio della vicinanza alla propria concezione del mondo, dimenticando però tutte quelle dichiarazioni nelle quali Francesco ha espresso con chiarezza la condanna di certe pratiche (aborto, gender…). Ma c’è un dato, difficilmente controvertibile, che sotto il papato bergogliano, al di là della retorica sull’accoglienza e cose del genere, il “mondo” ha fatto piena irruzione nella Chiesa, entrando per quella breccia che ormai da tempo si era prodotta nelle mura che da esso la separavano. Viviamo in un’epoca che il sociologo Emmanuel Todd ha efficacemente definito come quella della “religione zero”. Almeno nel nostro Occidente. Religione zero alla quale corrisponde una quasi totale assenza dalla vita quotidiana della dimensione spirituale della trascendenza. Un processo avviatosi da tempo, ma che negli ultimi anni è andato crescendo vorticosamente. Un processo per nulla contrastato dal papato di Francesco, durante il quale si è pensato di riavvicinare il popolo alla Chiesa accentuando ulteriormente la mondanizzazione della stessa, facendo sì che essa fosse più “del” mondo che “nel” mondo (dal Vangelo di Matteo: «Voi siete nel mondo, ma non del mondo. Voi siete per il mondo!»). Chi frequenta le chiese sa bene cosa vuol dire questo, sa bene che nel papato bergogliano si è spinto molto più in là quel processo di “mondanizzazione” avviatosi con il Concilio Vaticano II; che si sia spinto nella direzione di compiacere il mondo per ottenerne il consenso. Ma, piaccia o non piaccia, in tema di religione non funziona così: che la cosiddetta apertura non abbia portato all’aumento dei fedeli ce lo dicono i bruti dati statistici. Durante il papato di Francesco è infatti calato verticalmente il numero dei cittadini che vanno a messa (si calcola che vada regolarmente a messa circa il 25% dei cittadini italiani), come è drasticamente calato il numero dei matrimoni religiosi. Chi voglia approfondire l’aspetto statistico si legga i dati Swg. Per concludere: non è che io voglia imputare al solo Francesco la responsabilità della secolarizzazione della società, ma rimane il fatto che il suo papato non ha fatto altro che esaltarne il processo.