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Continuare in ciò che è giusto

di Giannozzo Pucci - 03/07/2020

Continuare in ciò che è giusto

Fonte: Giannozzo Pucci

Era una mattina molto calda il 4 luglio 1995, ero in commissione consiliare in un’accesa discussione. Telefonò Tommaso Franci per dirmi che Alex la sera prima non era tornato a casa e lo stavano cercando, avevano scoperto che la mattina era andato dal ferramenta a comperare un cavo d’acciaio di quelli che si usano in auto. Nel pomeriggio arrivò la notizia: lo avevano trovato in un luogo solitario sulla collina di Monteripaldi, appeso a un albicocco: la sua macchina non era lontana e sul sedile alcuni brevi bigliettini, fra i quali “continuate in ciò che era giusto”. Incontrai i contadini che vivevano nella casa più vicina, oltre un avvallamento, a meno di un chilometro dal ritrovamento e mi dissero che i cani avevano continuato ad abbaiare tutta la notte.
Partecipai al funerale alla Badia Fiesolana.
Non molto tempo dopo ci fu un ricordo al Palazzo dei Congressi dove espressi tutto il mio profondo dolore perchè Alex con quel modo di morire lasciava un messaggio di impotenza a continuare a combattere per ciò che era giusto, come se per lui non lo fosse più.
Il mondo dei consumi diffonde una pratica e mentalità suicida non solo perché distrugge la terra e non gliene importa dei figli e delle generazioni successive ma anche perché non dà alla gente delle motivazioni per affrontare i grandi problemi del nostro tempo.
Alcune delle avanguardie più sensibili dei movimenti ecologici in Europa sono state talmente coinvolte nel dramma suicida della società occidentale moderna da farsene soffocare, una volta misurata la propria incapacità a cambiarne il corso: Petra Kelly, André Gorz e Alex Langer. Ma anche Teddy Goldsmith, il fondatore dell’Ecologist, che per primo ha lanciato l’allarme sul cambiamento climatico, quando si è convinto che ormai non c’era più nulla da fare, ha somatizzato il fallimento in un malessere che lo ha portato alla morte senza atti suicidi.
Per Alex c’era forse anche una ragione in più, al di là della sua storia famigliare, che lo ha spinto a seguire il Piccolo Principe di Saint Exupéry, che si fa mordere dalla vipera per tornare in cielo sul suo pianeta.
La Federazione delle Liste Verdi prima e ancora di più il partito italiano dei Verdi hanno di fatto rifiutato sia metodologicamente che nei contenuti, le sollecitazioni di Alex alle novità che la cultura ecologica immetteva nella politica.
Basta rileggere il suo articolo sul Manifesto del 7 maggio 1987 in difesa del cosiddetto “documento Ratzinger” che avevo scritto con altri della Lista Verde fiorentina per condividere la condanna delle manipolazioni genetiche umane da parte della Congregazione della Dottrina della Fede Vaticana invitandola a estendere la condanna anche al mondo vegetale e animale, cosa avvenuta quasi trent’anni dopo con l’enciclica Laudato sì.
Il “Documento Ratzinger” conteneva preterintenzionalmente anche una sollecitazione a una parte del mondo cattolico di coinvolgersi nel movimento ecologista, invaso fino ad allora solo da personale di cultura liberal-radicale e post-marxista.
In realtà, a parte qualche eccezione, il mondo cattolico non si è fatto smuovere nemmeno dall’enciclica e solo dopo anni, comincia a muoversi in alcune delle tesi antichissime e cristianissime di papa Francesco.
Langer si era probabilmente accorto del rifiuto dei sedicenti ecologisti politici ad avventurarsi in navigazioni nuove e dell’impossibilità di contrastare l’occupazione radicale e postmarxista dei verdi italiani. Chissà che non fosse proprio questa una ragione inconscia per cui non perdeva occasione per proporre lo scioglimento dei verdi politicamente organizzati.
Appariva un suicidio politico incomprensibile e non capivo perché Alex non accettasse di schierarsi nelle assemblee federali cercando di costruire una maggioranza sulla base delle liste del triveneto che lo sostenevano insieme alle altre non ancora schierate, che a macchia di leopardo esistevano in tutto il paese. Forse vedeva più lontano.
Quando la federazione delle Liste Verdi a Trani decise la fine del diritto di voto delle liste comunali in assemblea federale in nome dell’unione coi Verdi Arcobaleno di Rutelli, la fine della novità dei verdi italiani si avviava. Era perciò venuto il momento, per quelli di noi che non volevano la forma partito, di cominciare a sciogliersi e seguire in questo il discorso di Alex, infatti le cause della rivoluzione ecologica sono talmente profonde che relegarle nel monopolio di un soggetto politico manipolabile dalle vecchie ideologie, era offrire al sistema un facile strumento.
Era venuto il momento di lasciar emigrare altrove le nostre intuizioni, in obbedienza alla conclusione del “Manifesto del Fronte di Liberazione del Contadino Impazzito”… di Wendell Berry, perenne ispirazione del movimento ecologista:
Quando vedi che i generali e i politicanti
riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero,
abbandonalo,
lascialo come un segnale per indicare
la falsa traccia,
la via che non hai preso.
Sii come la volpe
che lascia molte più impronte del necessario,
diverse nelle direzioni sbagliate.
Pratica la resurrezione.
Così tornammo a casa, impegnati nel comune con gli amici della Lista Verde Fiorentina.
Nel 1994 Ivan Illich, di passaggio da Firenze, ci sollecitò a coinvolgere Alex l’anno a venire perché non voleva ricandidarsi al Parlamento europeo. Purtroppo però riuscirono a convincerlo ad accettare ancora una volta la candidatura nella primavera del ’95. Dopo poco più di un mese non c’era più. È stato un segnale: nel primo anniversario della partenza di Alex, il 3 luglio del 1996 mi dimettevo dal Consiglio Comunale di Firenze.
Quel “continuate in ciò che era giusto” ha trovato altre strade fuori dai verdi, alcuni di noi le hanno cercate e seguite, altri si sono istituzionalizzati giocando la propria tessera di verdi in cambio di qualche piatto di lenticchie.
Oggi più che mai gli scritti di Alex sono un testimone da raccogliere nella staffetta ecologica della nonviolenza.
Langer non avrebbe mai immaginato un’enciclica come la Laudato sì, la quale vieta di perdere la speranza e dimostra che anche davanti agli avversari più immani, ai tempi più bui, alle difficoltà apparentemente più invalicabili c’è sempre qualche porta imprevedibile che si apre sull’universo.
Più lenti, più profondi, più insieme…