Contro l'usura. Il Papa ed Ezra Pound
di Mario Bozzi Sentieri - 04/02/2018
Fonte: Mario Bozzi Sentieri
“L’usura umilia e uccide. L’usura è un male antico e purtroppo ancora sommerso che, come un serpente, strangola le vittime. Bisogna prevenirla, sottraendo le persone alla patologia del debito fatto per la sussistenza o per salvare l’azienda”. Lo ha detto il Papa ricevendo in udienza la Consulta Nazionale Antiusura. Poi un appello al sistema bancario affinché vigili sulla “qualità etica delle attività degli istituti di credito”. Alle banche Bergoglio ha ricordato che molte “sono nate e si sono diffuse nel mondo proprio per sottrarre i poveri all’usura con prestiti senza pegno e senza interessi”.
E’ un grande affresco dell’odierna condizione umana quello offerto dal Santo Padre, il quale andando alla base delle crisi economiche e finanziarie, ha sottolineato il peso di una concezione di vita che pone al primo posto il profitto e non la persona: “La dignità umana, l’etica, la solidarietà e il bene comune – ha affermato Papa Francesco - dovrebbero essere sempre al centro delle politiche economiche attuate dalle pubbliche Istituzioni. Da esse ci si attende che disincentivino, con misure adeguate, strumenti che, direttamente o indirettamente, sono causa di usura, come ad esempio il gioco d’azzardo”.
Particolarmente in queste settimane, in un’Italia percorsa da una campagna elettorale in cui i tratti valoriali paiono a dire poco sfuggenti, le parole del Papa vanno viste, anche in chiave “politica”, come una denuncia dell’evidente impoverimento etico della nostra società, con la conseguente perdita di equilibrio rispetto a temi e a valori rilevanti.
Una denuncia che ha le stesse assonanze poetiche, politiche ed economiche dell’Ezra Pound dei Cantos e della sua ricca produzione “contro usura”.
Bergoglio ha evocato l’immagine del serpente, che strangola le vittime e ha invitato a riportare la dignità umana e il bene comune al centro delle politiche economiche. Pound parlava dell’ usura che “soffoca il figlio nel ventre” , denunciando come il centro del vivere, dei singoli e dei popoli, si sia spostato dal municipio, dal castello, dal lavoro reale al potere finanziario, alla centralità della Banca, ai titoli di carta.
Bergoglio ha dalla sua l’Antico ed il Nuovo Testamento, laddove vengono fissati limiti e norme precise per il prestito in denaro: “Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse” – si legge nell’ Esodo).
Pound condivideva le analisi di Clifford Hugh Douglas, teorico del “credito sociale” e critico radicale del potere finanziario, secondo il quale alla base di ogni problema economico ci sia un contrasto tra credito reale e credito finanziario: il credito reale nasce dalla produzione e dai consumi, e si basa sulla comunità di cittadini che lavorano e vivono insieme; il credito finanziario, ossia la disponibilità di potere d’acquisto fornito dalle banche, è nato in ausilio del credito reale ma è diventato il vero protagonista della scena economica mondiale. Monopolizza la distribuzione delle ricchezze reali e non serve più a ripartire il benessere fra tutta la popolazione, bensì ad arricchire smisuratamente una piccola minoranza di sfruttatori.
E’ per lo spostamento di questo baricentro, non solo fisico, quanto soprattutto antropologico, che oggi l’umanità è costretta a piangere sui propri debiti, vittima – parole del Papa – di “… sistemi economici in cui uomini e donne non sono più persone, ma sono ridotte a strumenti di una logica dello scarto che genera profondi squilibri”.
Papa Francesco ha letto Pound ? Certo è che c’è un Pound, lui di origini protestanti, che alla Chiesa Cattolica guardò con interesse riconoscendosi nelle tesi dell’enciclica “Quadragesimo anno”, sull’imperialismo economico, sulla condanna del “potere economico in mano di pochi”, sul dominio del credito. Si tratta dello stesso Pound che ha tradotto il “Cantico delle creature” di San Francesco, ha guardato con simpatia al missionario gesuita Matteo Ricci e al suo dialogo con la civiltà cinese e ha citato S. Ambrogio e S. Antonino da Firenze.
E’ dalla consapevolezza di queste “inusuali” radici spirituali che bisogna ripartire sulla via della “ricostruzione”. Per ritrovare, nella denuncia, un “equilibrio” perduto, magari grazie anche ad un Papa che evoca i temi cari ad un vecchio poeta “fascista”, condannato alla pazzia, invitando a riaprire una seria riflessione sulla dignità umana, sull’etica, sulla solidarietà e sul bene comune.