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Credo solo a quello che vedo

di Amerino Griffini - 06/04/2022

Credo solo a quello che vedo

Fonte: Amerino Griffini

Per raggiungere i propri fini, si sa, ci sono, in politica, persone, gruppi, Stati, privi di scrupoli e così cinici da uccidere anche il proprio amico o la propria gente. E’ noto che i terroristi si muovono spesso in questa logica bastarda ma, evidentemente, per loro, legittima, come sentenziò qualche secolo fa qualcuno anche se dicendo “il fine giustifica i mezzi” probabilmente non pensava a queste degenerazioni.
Ebbene, in Ucraina, il 20 febbraio 2014 successe anche questo.
A Kiev, in piazza Maidan (che significa Indipendenza), già dall’anno precedente, da novembre 2013, si svolgevano manifestazioni, sempre più accese, contro il Governo Janukovich, regolarmente eletto dagli ucraini, che aveva buoni rapporti con la Federazione Russa.
Manifestazioni che non erano proprio spontanee, c’era una ben precisa macchina che mobilitava la piazza fin dall’inizio. Per far bene le cose era stata costituita anche una organizzazione, “Autodifesa di Maidan”, fine dichiarato: il coordinamento dei manifestanti con anche un servizio d’ordine. C’era un comandante alla guida, un certo Andrej Parubij, un tipo che nel 1991 aveva fondato un partito neonazi, il Partito Social-nazionale ucraino, destinato a ruoli importanti in futuro, come quello di Presidente del Parlamento ucraino (la Rada) quando già era Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Ma, a dare una mano c’erano anche altri pittoreschi personaggi, come ad esempio, una certa signora statunitense che da dicembre 2013 arrivava dagli USA in piazza Maidan ogni tre o quattro settimane.
Era titolata a farlo, certo, si trattava di Victoria Nuland, che qualche mese prima era stata nominata dal Presidente degli USA, Barak Obama, all’interessante carica di Sottosegretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici.
Ma in piazza la signora Nuland non si limitava ad osservare, no, parlava con i manifestanti, concionava, distribuiva loro panini, focacce e biscotti, al punto che negli USA era chiamava “Biscotto del Dipartimento di Stato”.
Oggi, la Nuland ha fatto ancor più carriera, Joe Biden a gennaio 2021 l’ha nominata vice Segretario di Stato degli USA.
E ciò nonostante un piccolo scivolone fatto il 4 febbraio 2014, quando qualcuno registrò una sua telefonata con l’ambasciatore USA in Ucraina, nella quale i due parlavano di quali politici avrebbero dovuto mettere alla guida dell’Ucraina, con la certezza che garantissero gli interessi degli Stati Uniti.
Ad un certo punto, la Nuland, criticando la posizione della Germania e della Francia che si muovevano riflettendo e tenendo conto degli equilibri dei loro Paesi con la Russia, sbottò con una frase del tipo: “Sarebbe fantastico se l’ONU aiutasse a incollare tutto insieme e lasciasse che l’Unione Europea andasse affanculo”. La conversazione registrata fece il giro del mondo e la sentirono anche la Merkel ed altri che non la gradirono troppo; la Cancelliera tedesca e van Rompuy, Presidente del Consiglio Europeo, definirono “assolutamente inaccettabile” il dire della Nuland.
Ma, attenzione, non a proposito dell’ingerenza nei confronti di un altro Stato e dando per scontato che di lì a poco quel governo se ne sarebbe andato.
No, si scandalizzarono per quel volgarissimo “vaffanculo” all’Europa.
Ma andiamo avanti e torniamo a quel 20 febbraio 2014.
Quella mattina una folla di dimostranti circondò il Parlamento.
Le forze di Polizia furono costrette ad arretrare ed iniziarono gli scontri.
Improvvisamente avvenne un fatto destinato a restare misterioso, del quale Polizia e manifestanti si scambieranno reciprocamente la colpa e che le inchieste successive non chiariranno, ma che avrà nell’immediato la potenza di fuoco di provocare un Colpo di Stato.
Nel fare questa ricostruzione, c’è poco di mio, giusto il propendere per la ricostruzione che mi pare la più logica dalla dinamica, dalle testimonianze e dal solito “Cui prodest?”: il governo non aveva alcun interesse a provocare ciò che è successo; interesse che era tutto dall’altra parte nella quale si muovevano personaggi oscuri e capaci di tutto.
Ognuno è libero di interpretare i fatti come crede, io propendo per questo.
Dunque, intanto i fatti non si svolsero nella piazza di tutte le altre manifestazioni, ovvero piazza Maidan, ma in altra piazza del centro di Kiev.
E questo è già importante perché può significare che chi – come vedremo – era appostato su un palazzo per sparare, doveva avere la certezza che i manifestanti sarebbero andati li.
Da un edificio che ospita la Società Filarmonica di Kiev, che si affaccia su piazza Europa, dei cecchini, all’improvviso iniziarono a sparare sulla folla causando i primi morti tra i manifestanti.
Due leader dell’opposizione parlamentare, responsabili di partiti di estrema destra, Dmitry Jarosh leader di Pravyj Sektor (Settore Destro), e Oleg Tyagnibok leader del partito Svoboda (Libertà), si rivolsero al Generale Alexander Jakymenko, capo del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina chiedendogli di far intervenire il Gruppo Alpha (reparto speciale del Servizio di Sicurezza).
In conseguenza di questa richiesta, il Generale prese contatto con l’unica persona che aveva veste di responsabile della piazza dei contestatori, quell’Andrej Parubij (il neonazista comandante di Autodifesa di Maidan, come abbiamo già visto) per concordare con lui l’ingresso del reparto speciale nell’edificio dal quale partivano gli spari, condizione necessaria per evitare che i manifestanti di piazza (alcuni armati che già sparavano) colpissero alle spalle gli incursori della Polizia. Parubij si oppose alla richiesta.
In piazza c’erano già molti morti.
Molte persone, tra passanti e Polizia, videro uscire all’improvviso venti persone con pesanti borsoni e fucili d’assalto con mirini ottici. I presunti cecchini riuscirono facilmente e rapidamente a dileguarsi nella calca e nella confusione ulteriore causata da manifestanti che stavano sparando.
Giorni prima da un deposito militare erano state rubate molte armi, sospettati erano stati quelli di Settore Destro.
Improvvisamente altri cecchini iniziarono a sparare sui manifestanti dall’Hotel Ucraina, posizione vantaggiosa per sparare e soprattutto anche per essere nella facile condizione di fuggire, perché la hall dell’hotel era strapiena di gente e anche di giornalisti occidentali.
Conclusione: al termine della giornata si contarono 53 morti (49 dimostranti e 4 agenti di Polizia).
Il Presidente dell’Ucraina Janukovic in seguito sosterrà sempre che le sparatorie furono fatte da edifici (la Filarmonica e l’Hotel) controllati dall’opposizione.
Janukovic nel dicembre 2014 sarà intervistato per 4 ore anche dal regista americano Oliver Stone, al quale dirà che nella carneficina del 20 febbraio c’è la traccia della CIA.
Secondo il Generale Alexander Jakymenko i cecchini non potevano essere che elementi collegati ai servizi di Intelligence statunitensi. Giornalisti stranieri come il tedesco Stefan Stuchlik condurranno inchieste personali che li porteranno ad affermare che la versione dei manifestanti dell’opposizione è falsa; anche un giornalista della BBC, Gabriel Gatehouse produrrà vario materiale che confermava la tesi della provocazione organizzata.
Le versioni dei manifestanti parrebbero essere meno concrete ma soprattutto meno logiche nell’attribuire la responsabilità alle forze governative che a causare una strage non avrebbero avuto alcun interesse. Soprattutto con quelle caratteristiche organizzate di cecchinaggio.
Di fatto si  è trattò di un Colpo di Stato che cambiò la storia politica dell’Ucraina.  
Janukovic ed altri esponenti del Governo e deputati, furono costretti a rifugiarsi in Russia, da dove, qualche giorno dopo, il deposto Presidente denunciò il complotto in una conferenza stampa attribuendolo a forze di estrema destra pilotate dall’estero.
Quando i fatti sono così caotici, come ho premesso, ognuno può legittimamente credere alla versione che vuole. Io ho detto quale è la mia.
Però ci sono anche altri profili di personaggi a dir poco inquietanti nella vicenda; ad esempio quello dell’oligarca ucraino Ihor Kolomojskyj, che pare sia stato il finanziatore dell’organizzazione di estrema destra Pravy Sektor (Settore Destro), ma anche quello che pare abbia speso ben 10 milioni di dollari per fondare il Battaglione Dnipro, finanziato la nascita del Battaglione di volontari Aidar, ma soprattutto finanziato il neonazista Battaglione Azov, fino a quando questo non entrò nei quadri della Guardia Nazionale.
Direte: erano soldi suoi e li ha spesi come ha voluto.
Certo, ma se permettete, un finanziatore di autoproclamati neonazisti che inalberano lo swastika nel loro stendardo, a me pare un po’ strano che sia finanziato da un ebreo.
Si perché Ihor Kolomojskyj, oltre che essere uno dei più ricchi oligarchi ucraini (secondo “The Economist”, nel 2015 un patrimonio netto di 1,36 miliardi di dollari), con affari nel mondo della finanza, del petrolio, della metallurgia, che controlla tre linee aeree ucraine e una danese, proprietario di una squadra di calcio e di otto canali televisivi, è anche un ebreo di rango: Presidente della Comunità ebraica ucraina e Presidente del Consiglio europeo delle Comunità ebraiche; quindi, come finanziatore di neonazisti… a me suona un po’ male.
Poi è stato molto altro. E’ stato politicamente governatore di una regione dell’Ucraina; co-fondatore e Presidente del consiglio di amministrazione della PrivatBank e accusato di aver frodato con essa miliardi di dollari agli ucraini per aver messo in piedi con uno schema Ponzi, una serie di società di comodo e conti bancari offshore per trasferire fondi negli USA.
Trovate tutto su Internet se siete interessati al personaggio.
Tipo che la Russia ha messo tra i ricercati per aver finanziato “squadroni della morte” composti da estremisti di destra incaricati di omicidi nel Donbass, e segnalato all’Interpol per questioni di criminalità organizzata.  
Ma anche questi, in fondo sono affari di Kolomojskyi e di chi ne è rimasto vittima, a noi possono interessare poco.
Invece è interessante quello che scrisse Giorgio Cella, analista geopolitico di NATO Foundation, che nel n.5 del 2020 della rivista italiana di Geopolitica, “Limes”, cioè che Kolomojskyi “è stato lo scopritore di Zelensky e lo sponsor decisivo della sua scalata al potere”, e il suo canale tv “1+1” è stato quello che ha prodotto e trasmesso la serie televisiva “Servitore del Popolo” con protagonista Zelensky che poi fonderà il suo partito con lo stesso titolo della serie tv.
Tutte coincidenze certo. Però delle buone sceneggiature e altrettanto buone regie, se vere.
Dove voglio andare a parare?
Io non so niente come non sapete niente neppure voi che leggete, delle vicende di Bucha, se non quello che stanno dicendo i media. Però, tra tutti io credo di più a chi riflette e, pezzetto per pezzetto, manifesta delle perplessità.
Ad esempio: su tutti i canali televisivi viene fatta vedere e rivedere una fossa comune con cadaveri in sacchi neri e altri non nei sacchi, tra la terra nei pressi di una grande chiesa di Bucha.
Tutti paiono ignorare ciò che ha detto Francesca Mannocchi, giornalista inviata di La7 (Enrico Mentana), certo non sospettabile di simpatie per la Russia, che, dal posto, riferisce che quei cadaveri sono stati buttati lì dal vicino ospedale perché non sapevano più dove mettere i morti e nel cratere vicino ad una chiesa pareva il luogo provvisorio più degno.
E poi c’è Toni Capuozzo, che da inviato di guerra da decenni di guerre e di crudeltà ne ha viste, che ieri sera diceva: “Guai a non porsi domande. E a me non convince – il risultato finale, l’orrore, non cambia – la sequenza dei tempi.
Il 30 i russi se ne vanno da Bucha. Il 31 il sindaco, intervistato davanti al Municipio dice che è una giornata storica, Bucha è liberata.
Il 1 aprile l’intervista va in onda. Bucha non è molto grande, sono 28.000 abitanti, possibile che nessuno gli abbia detto che in un quartiere ci sono i morti per strada?
Il 2 aprile c’è un filmato della Polizia ucraina che mostra le devastazioni della guerra a Bucha. C’è un solo corpo, di un militare russo, lasciato ai bordi della strada.
Il 3 iniziano a girare le immagini della strage. Da dove sono saltate fuori? Mi spiace essere crudo, mi scuso ma… di morti con colpo alla nuca io ne ho visti e finché il cuore continua a battere, intorno c’è una pozza di sangue…
Avete visto pozze di sangue vicino a questi corpi? E, in un quartiere ci si conosce tutti… è possibile che dopo quattro giorni nessuno abbia messo un lenzuolo pietoso su quei poveri corpi?
Ma c’è anche un altro filmato, del giorno 2, nel quale c’è un noto neonazista delle milizie ucraine, non si vedono morti per le strade ma si sente la voce di un altro che chi gli chiede: “Che cosa facciamo di quelli che non hanno il bracciale blu?”, che è il bracciale dei combattenti ucraini… “Spariamogli…”.
Allora devi chiederti… ripeto, il risultato finale è lo stesso, l’orrore. Guai a non indignarsi.
E se io mi domando: Sono i russi capaci di fare una cosa di questo tipo, e di fare una stanza delle torture… sì, secondo me, sono capaci.
E se mi chiedo, sono gli ucraini, con l’acqua alla gola, con la voglia di coinvolgere il mondo, capaci di mettere assieme una messa in scena come questa? Io ti dico, si sono capaci.
Il lavoro del giornalismo è andare sui fatti, cercare di capire che cosa c’è dietro le apparenze… perché, il risultato quale è stato? E’ stato che davanti a questo orrore eh… non possiamo non mandare i carri armati…”.
E se ascoltiamo un altro corrispondente di guerra, un altro di quelli che la morte la vedono in faccia e un suo collega e amico, Almerigo Grilz c’è morto con un colpo in testa in Africa, mentre faceva il suo lavoro di giornalista, Fausto Biloslavo che, alla richieste di chi gli chiede conferme di molti luoghi comuni che girano, lui risponde onestamente: “Credo solo a quello che vedo e quello riferisco”, perché lui lo sa come vanno queste cose quando c’è di mezzo la propaganda e le abili sceneggiate.
Anch’io come Capuozzo, come Biloslavo e come tanti altri, sono sconvolto e inorridito ma mi chiedo, conoscendo ormai molto, dai dati che sto mettendo assieme mentre scrivo la Cronologia ragionata dei fatti dagli anni ‘90, mi chiedo e faccio un’ipotesi:
E se dopo la partenza dei russi, a Bucha fosse arrivata una squadra di una delle milizie “neonaziste” che di nefandezze del genere e anche peggio, ne hanno fatte tante dal 2014 nel Donbass; e indossando divise di soldati russi, avessero, giustiziato, scaricato e sistemato poveri resti di uccisi da loro, magari con il braccialetto bianco come quello dei russi?
E ieri, lo Zelensky sorridente, anzi ridanciano, assieme al sindaco, a Bucha attorniato da giornalisti esteri evidentemente informati del suo arrivo li…
Dopo aver esaurito i collegamenti con i Parlamenti di tutto il mondo adesso si può concentrate su altro.
E ieri sera che già circolavano le liste dei soldati russi che hanno combattuto nella zona? Nomi, cognomi, indirizzi, … lunghe liste. Come è possibile che i servizi segreti siano così bravi in due giorni a recuperare questi dati?
E a chi giova un massacro del genere? Ce li vedete soldati russi di vent’anni e forse meno fare cose del genere, con una tale efferatezza e ampiezza?
E in ogni caso, sarebbe facile citare chi invece è riuscito a fare cose analoghe dopo anni di guerra in Vietnam, queste sì con certezza, ed erano soldati yankee, come a My Lay.
Eppure i presidenti USA non sono mai stati impiccati come criminali di guerra e a nessun Capo di Stato è venuto in mente di proporlo.