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Cucire assieme i fatti del mondo

di Pierluigi Fagan - 19/10/2024

Cucire assieme i fatti del mondo

Fonte: Pierluigi Fagan

Tutti i bambini, intorni ai tre anni, vivono la fase del “perché?”. Appena in grado di maneggiare linguaggio, psiche intenzionale e ragione, scandagliano il circostante cercando di capire i nessi di causa-effetto che dovrebbero dar ragione delle cose e dei fenomeni singoli.
Ma in seconda battuta, una volta trovato il “perché?” di ogni cosa o almeno tentato di trovarlo, penso che desidererebbero capire come tutto ciò va assieme. Desiderio questo destinato ad esser frustrato nella tenera età di questo loro primo tentativo di indagine e che diventa sempre più impossibile crescendo. Fino a quando, da adulti, si ritroveranno con una eterogenea collezione di sguardi disciplinari che non commutano tra loro e forse, anche con alcune fratture epistemologiche come quelle create nel XIX secolo tra questioni “strutturali” e “sovrastrutturali”. L’unità complessa del mondo, dell’uomo e delle loro molteplici relazioni, rimane il Santo Graal della conoscenza sino ad oggi, anche poco ricercato.
Dal dominio medioevale della teologia (religione) seguita dallo sviluppo di una versione più filosofica (olismo), la modernità europea è passata a dividere lo sguardo conoscitivo nella dimensione scientifica e filosofica. Poi, nel XIX secolo, ha coltivato una serie di sguardi mediani che hanno dato vita ad un terzo settore, quello umano-storico-sociale. In questo, via-via, si sono emancipate le discipline della psicologia, della sociologia, della demografia, della antropologia, dell’economia, la geopolitica etc. Oggi, questo armamentario gnoseologico, si va ampliando in orizzontale con nuove discipline o meta-discipline formate da ibridazioni delle principali e in verticale con le sempre più minute specializzazioni che portano a sapere tutto di un niente e niente del tutto.
Emanuel Todd rivendica la sua appartenenza alla scuola di storici francesi delle Annales (Braudel, Bloch, Febvre, Duby, Le Goff et.) e quindi tenta di mettere a fuoco l’oggetto della sua indagine ovvero la profonda crisi sia strutturale che sovrastrutturale, quindi “generale”, dell’Occidente, usando il metodo multidisciplinare. Nel suo libro, quindi, si trovano analisi di geopolitica, di antropologia, di storia delle idee, di sociologia, ovviamente di demografia (che è il suo ambito di origine), politica, religione e cultura con un po’ di economia e talvolta di storia. Con questa assortita strumentazione, Todd tenta di diagnosticare i perché della sconfitta (disfatta) occidentale.
Questa non è una recensione specifica, ce ne sono ormai decine nonché articoli che presentano le tesi principali del francese, la cui opera ha raggiunto -pare- le 80.000 copie in Francia (per un saggio di tal fatta, un primato) e ben 15 traduzioni, tranne quella in inglese (sintomatico). Vado quindi di succinto elenco: c’è la definitiva scomparsa della credenza religiosa soprattutto versione protestante che accoppiata a quelle dei sistemi ideologici priva le popolazioni di una immagine di mondo condivisa e di norme etiche, morali, sociali. Ne consegue uno stato che definisce nichilista accompagnato da un nevrotico rifiuto della realtà e rifiuto delle più banali verità. Sottostante, Todd rinviene la diversa distribuzione ed influenza antropologica della famiglia nucleare individualista e non egalitaria e di quella patriarcale, comunitaria ed egalitaria (Russia, Cina).
Ben argomentata la vicenda della guerra in Ucraina (sebbene a volte sembri che per il francese gli americani ci son cascati un po’ per caso), la resilienza russa, la russofobia dell’Europa orientale, l’ennesimo suicidio europeo, la “cattura egemonica” dell’Europa ad opera degli USA (l’obiettivo primo di tutta l’operazione come qui segnalato già i primi giorni dopo l’inizio della guerra), le parabole negative di Regno Unito e Scandinavia, il riorientamento del Sud globale e la nuova solitudine occidentale volta dagli Stati Uniti nel tentare di imporre il formato “o con noi o contro di noi”. Solitudine ulteriormente aggravata oggi dai fatti mediorientali. Ognuno di questi argomenti poteva meritare un approfondimento geopolitico, ma non si può avere tutto.  
Merito del libro di Todd è l’aver introdotto variabili di differenti discipline che aiutano la possibile lettura della crisi occidentale, spesso però rimane inspiegato il perché, ad esempio, del declino dell’etica protestante o il declino della natalità che non può farsi risalire unicamente ad una epidemia nichilista o l’etica del lavoro in ambito americano e così per altro. Ad esempio, l’utilizzo dell’antropologia dei popoli come radice storica di lungo periodo è senz’altro interessante, ridurla alle forme famigliari e di parentela forse un po’ troppo riduzionista. Infine, tende a sfuggire come tutte queste cose vanno assieme, il perché di tutti i perché, così come l’intreccio e la trama causativa tra fatti sovrastrutturali e strutturali nel suo complesso.
È quindi brillante sul piano descrittivo, meno sul piano esplicativo.
Tuttavia, per quanto sia dovere segnalare i punti di parziale dissenso o perplessità, va anche incentivata la ricerca di quadri di analisi e spiegazione più ampi e complessi. È un lavoro difficile che si dovrà sviluppare nel tempo, un vero e proprio riorientamento delle forme di conoscenze, lavoro che non può fare un singolo e non si fa con un libro solo. In questo senso il lavoro di Todd “apre” l’impianto mentale ed è quindi benvenuto, altri potrebbero seguirlo.
Leggerlo? Senz’altro sì, è quantomeno interessante.