Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Dai borghi marci ai cervelli putridi

Dai borghi marci ai cervelli putridi

di Pierluigi Fagan - 03/12/2024

Dai borghi marci ai cervelli putridi

Fonte: Pierluigi Fagan

“Rotten boroughs” (rotten=marcito) erano piccoli centri del Regno Unito monopolizzati dalla proprietà fondiaria che eleggevano parlamentari non in proporzione al proprio peso demografico.
Dal 1660 al 1832, gli inglesi non avevano volutamente aggiornato i collegi elettorali così che un villaggio con sei abitanti dominati dal signore locale del Wildshire (contea in cui scorre il fiume Avon) eleggeva due parlamentari mentre Manchester, centro della rivoluzione industriale piena di operai, neanche uno.
Manipolare i processi di formazione della rappresentanza parlamentare si fa proprio attraverso il disegno dei collegi elettorali come fanno gli americani (gerrymandering) o come si fa in Europa con leggi elettorali basate su logica maggioritaria o a doppio turno. Manipolando ciò che si deve esprimere se ne manipola l’espressione.
Dibattito sta provocando la decisione dell’Oxford Dictionary (istituzione britannica del 1884) di eleggere espressione dell’anno “brain rot” (cervello, rot=marcio, putrido), decisione appoggiata da una votazione pubblica con 37.000 partecipanti (estratti come non so dire). Motivazione estesa: "il presunto deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona, specialmente visto come il risultato di un consumo eccessivo di materiale (ora in particolare contenuti online) considerato banale o poco stimolante.”, termine gergale nato nelle culture Internet delle Generazioni Zeta e Alpha.
La più antica tradizione del concetto risale pare a H. D. Thoreau (1854, Walden) che così definiva la questione: “la tendenza della società a svalutare le idee complesse, o quelle che possono essere interpretate in più modi, a favore di quelle semplici, e vede questo come indicativo di un declino generale nello sforzo mentale e intellettuale”.
La questione riguarda due aspetti, i contenuti ed i modi. I contenuti sono quelli del cazzeggio on line su varie piattaforme social, i modi sono dati dalla quantità di tempo dedicato a queste piccole evasioni che per alcuni non sono così piccole, fino a diventare una dipendenza. C’è infatti un poco studiato aspetto della questione relativo alla biochimica cerebrale (noi abbiamo una farmacia in testa) eccessivamente eccitata da continui impulsi che drogano l’equilibrio chimico cerebrale, da cui “menti marcite”. Anche qui, questa volta non in termini elettorali ma culturali, manipolando ciò che si deve esprimere se ne manipola l’espressione.
La cosa non viene da piani segreti della confraternita segreta che domina il mondo. È semplicemente derivata dal tipo di società basata sulla ricerca estesa ed intensa del profitto. I contemporanei cercatori d’oro sono continuamente alla ricerca del vostro spazio mentale poiché è la mente che ordina i comportamenti. Se ne sono accorti anche i ritardati economisti che di recente si son messi a darsi l’un l’altro Nobel per studi sulla Neuro-economia o Economia Comportamentale.
Quindi, che si voglia diffondere un media (ad esempio volgere Twitter in direzione di una cultura politica di un certo tipo vedi “X”, o TikTok o lo stesso Facebook) o una serie di contenuti, con logica empirica (prova ed errore e nuova prova informata dai rilevati errori), si arriva presto a trovare ciò che “funziona” di più. Il tutto, nasce in logica economica (commerciale) e poi diventa culturale, sociale ed infine politico.
Chiosando quello di Treviri, si potrebbe aggiornare l’analisi del potere ( o forse "poteri") aggiungendo ai possessori dei mezzi di produzione, i possessori dei mezzi di formazione ed informazione. I primi disciplinavano i corpi, i secondi disciplinano le menti per disciplinare i corpi. Così si ottiene non il rozzo "dominio di classe" ma la più sofisticata "servitù volontaria".
Vatte-la-pesca oggi quali sono i possessori dei mezzi di produzione visto che le grandi aziende sono tutte sul mercato azionario o in complicatissimi diagrammi di società inscatolate in altre società che alla fine arrivano a “fondi” o nebbiose holding off shore. Così il “nemico di classe” è sfumato in una nebulosa che si chiama “sistema”.
Le motivazioni dell’O.D. parlano di contenuti, ma non dei modi. Ne sta seguendo un come al solito confuso dibattito pubblico sulla tecnologia in generale che sta facendo scendere in campo i difensori d’ufficio che stanno già etichettando i critici o i perplessi come “adulti reazionari”, antitecnologici conservatori dediti al “una volta era meglio”. Come con gli israeliani, la critica viene etichettata a categoria superiore (semiti in quel caso) e radicalizzata in assoluto (anti-semiti).
Uno dei grandi poteri della costellazione plurimedia è quella di appiccicare etichette, le etichette sussumono nei concetti i discorsi, semplificano e posizionano mentalmente (bene-male, brutto-cattivo, bello-brutto etc.). La punta avanzata del settore high-tech americano: i c.d. GAFAM  (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) sono in trincea da tempo perché temono i ritorni negativi e critici del loro dominio espansivo, che sia l’avvelenamento sinaptico o la perdita di lavoro per sostituzione macchina-uomo, tant’è che sono tutti paladini del “reddito di cittadinanza”.
Sono appoggiati da un esercito di tecnici di sistema, non solo gli aedi del progresso tecnologico anche quelli della centralità del sistema finanziario (i GAFAM sono tutte “star” del Nasdaq e del sistema start up), quelli che vi ravvedono l’unico motore per prorogare l’esausto e vegliardo modo economico occidentale (che sta terminando il suo ciclo storico), gli interessi geopolitici americani ed affini.
A noi qui, interessava però portare la nota da un’altra parte.
La nota è auto-riflessiva per il campo critico o alternativo lo “stato delle cose”. Volevo segnalare come la dottrina critica originata dal complesso teorico-culturale e poi pratico-politico originato da Marx e successori di vario tipo, è rimasta alle analisi ottocentesche della società inglese di metà-fine Ottocento. Ma dai primi del Novecento, il potere ha scoperto progressivamente e sempre più coltivato un impasto di conoscenze relative al comportamento umano derivato dalla sua mente, usando antropologia, sociologia, psicologia, psicoanalisi, teoria culturale, neurobiologia, teorie del discorso e dei media e molto altro che oggi confluiscono dello sviluppo A.I. ed in quello ancora più temibile del sistema Nano-Bio-Info-Comunicativo (NBIC).
Uno dei pochi teorici di questa fazione “contro” ad aver appena cominciato ad occuparsi, limitatamente alla sua condizione coatta, isolata e tormentata, di questo tipo di “quistioni”, un secolo fa, è stato Antonio Gramsci. Il Gramsci è stato poi variamente isolato e non sempre studiato proprio dentro questa fazione critico-alternativa. Non però proprio dal potere visto che negli Stati Uniti è stato spesso studiato con attenzione e da cui sono derivati concetti importanti come il “soft power” ed affini.
La nota, quindi, intendeva segnalare a chi si riconosce in questa postura critica, la necessità di elaborare una aggiornata dottrina del controllo sociale che fuoriesca dalle impostazioni più elementari di metà Ottocento (tipo struttura e sovrastruttura) e prenda in esame lo sviluppo di conoscenze più ampie. Qualcosa c'è, ma non basta. Non solo affinare il bagaglio critico, anche quello propositivo in termini politici. C’è cioè da fare una più ampia riflessione su cosa è la conoscenza oggi e come i modi ed i tipi delle varie forme di conoscenza, aiutano a determinare un certo tipo di controllo sociale, quindi in alternativa, che tipo di linguaggi, modi, architetture di pensiero, concetti cominciare ad elaborare per coltivare per una nuova immagine di mondo di supporto a chi vuole battersi per un nuovo modo di stare al mondo.
Aggiornamento anche antropologico perché una volta si pensava all’Homo faber, ma oggi sappiamo che Homo, sì fa, ma dopo aver pensato.
Il “manipolando ciò che si deve esprimere se ne manipola l’espressione” vale per tutti, per chi serve il dominio dei poteri in atto, per chi li combatte. Segnalo che questo complesso di conoscenze affonda nella mente umana in cui bio-neuralmente non esiste affatto la differenza tra razionale ed emotivo, quella è una nostra arbitraria classificazione culturale moderna. Per cui la sola “critica razionale” non basta. Il mio è un semplice invito a coltivare ricerca ed indagine su questi saperi ritenuti -erroneamente- marginali dalla fazione critica che continua a produrre economisti quando forse servirebbero anche e soprattutto culturalisti, non solo critici anche costruttivi. Invito magari rivolto più alle giovani generazioni: “Istruitevi, perché avrete bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi, perché avrete bisogno di tutto il vostro entusiasmo”.

[Nell’immagine una icona anni ’70, Johnny Lydon detto anche “Johnny Rotten”, punk che urlava con voce graffiata “Anarchy in U.K”, oggi di cittadinanza americana, miliardario dopo aver spostato una ereditiera tedesca. Poiché il più antico antecedente letterario della cultura degli antichi angli-sassoni era Beowulf poema danese, val bene citare il più tardo poeta di Stratford-upon-Avon “C’è del marcio in Danimarca”. Il “marcio” segnala la longevità di alcuni tratti dell’antropologia culturale profonda di quelle genti.]