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Decadenza

di Gennaro Scala - 29/11/2024

Decadenza

Fonte: Gennaro Scala

Quando si parla di decadenza dell’Occidente è necessario distinguere due fasi. Vi è una decadenza dell’Occidente inteso come occidente europeo, che vi è già stata e ha avuta un’ampia rappresentazione culturale sul piano letterario, artistico e filosofico. La decadenza europea inizia, a mio parere, con la sconfitta di Napoleone e il progressivo emergere dei particolarismi nazionali fino alla loro esplosioni in due conflitti chiamati mondiali perché coinvolgono l’intero pianeta. Il dissolversi dell’Europa comporta anche una dissoluzione culturale. Una delle figure più emblematiche e precoci è Rimbaud, il quale dopo “una stagione all’inferno”, che è un inferno personale (“Ma, davvero, ho pianto troppo! Le Albe sono strazianti,/Ogni luna è atroce ed ogni sole amaro” – da Il battello ebbro), ma è anche l’inferno della società europea. Da Una stagione all’inferno: “La mia giornata è finita; abbandono l'Europa”. Verso la fine del 1870 abbandonò l’Europa, per svolgere vari tipi di lavoro nel mondo coloniale in Africa e ritornò in Francia solo a causa della malattia che lo portò alla morte.
Talvolta, la decadenza convive con la non-decadenza. Verdi non fu un decadente. Aveva trovato nell’Italia che perseguiva l’unità uno scopo reale. Mentre Arrigo Boito, l’unico librettista bravo che  ebbe, fu, tra gli scapigliati, uno dei pochi a non finire matto, alcolista o suicida.
 Il decadentismo europeo finisce con la fine della civiltà europea dopo la seconda guerra mondiale.
Con l’egemonia statunitense abbiamo un periodo piuttosto breve in cui gli Usa sono effettivamente una potenza egemonica capace di funzionare da centro ordinatore. Ma esso dura ben poco. La decadenza inizia con la guerra in Vietnam, che dimostra l’incapacità “imperiale” degli Usa, che vede una dura contestazione interna, il sistema entra già in decadenza. Siccome la cultura durante l’egemonia statunitense è stata una “cultura di massa” è in questo ambito che ritroviamo le rappresentazioni culturali della decadenza. Nell’ambito della musica rock vengono riprese tutte, ma proprio tutte, le tematiche del decadentismo europeo, le droghe, il disagio esistenziale, il sessualismo, ecc. C’è da notare che la grande maggioranza dei nomi noti della spettacolo morti in modo non naturale sono statunitensi: Jim Morrison, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Kurt Cobain, Chris Cornell … e vari altri. Gli artisti non sono che le antenne più sensibili di un disagio che attraversa l’intera società.
Anche la decadenza dell'Occidente statunitense ha avuto varie fasi. La decadenza che va dagli sessanta-settanta era ancora una decadenza in cui il sistema non era realmente minacciato, perché l’Occidente era ancora egemonico, ed era presente ancora il nemico ma che era anche un puntello dell’ordine globale, l’Unione Sovietica. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica abbiamo la decadenza allegra, l’idea che si può essere tranquillamente decadenti, i barbari non sono all’orizzonte e la decadenza non è un problema, anzi non esiste proprio. Durante questo periodo è stato “sdoganato” di tutto, ma proprio di tutto.
Infine, abbiamo la decadenza dei nostri giorni. La guerra con la Russia ha dimostrato lo stato effettivo dell’Occidente, come ha scritto Emmanuel Todd, in un libro che è la presa d’atto di questa decadenza.
La decadenza è ora un problema. È una decadenza angosciata e depressa.