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Dell'accordo sul MES

di Andrea Zhok - 28/11/2019

Dell'accordo sul MES

Fonte: Andrea Zhok

Più emergono i dettagli dell'accordo sul MES - e della procedura adottata per approvarlo (sia pure in fase non ancora definitiva) - e più emerge un quadro increscioso, in cui questioni assolutamente decisive per il paese, per i risparmiatori, per il sistema bancario, per la tenuta del debito pubblico, e per la sovranità futura del paese sono state decise come fossero quisquilie, tenendo all'oscuro non solo l'opinione pubblica, ma persino i rappresentanti presenti in Parlamento.
Come spesso accade il modo di 'tenere all'oscuro' non è quello di incontrarsi in un bunker, ma quello di annegare le questioni che contano in una marea di informazioni marginali ed inessenziali, chiedendo sostanzialmente a tutti di 'fidarsi' dei manovratori.
Incidentalmente è la stessa procedura che, nel nome della 'fiducia', ci ha incaprettato come paese in tutti i trattati internazionali in cui ci siamo trovati vincolati da anni, partendo da Maastricht e arrivando a Dublino (salvo poi farci sapere ogni volta che, oramai, una volta firmato, ogni passo indietro sarebbe stato rovinoso, perché insomma "la fiducia dei mercati...", "l'opinione pubblica internazionale...", "i partner europei...", ecc. ecc.).
Si tratta di comportamenti di una gravità straordinaria, rispetto a cui la sensazione - che personalmente aborrisco - di 'complotto' è davvero difficile da reprimere.
E in questo quadro, il fatto che un socialista, per scongiurare tutto ciò, debba riporre le proprie speranze nella Lega e in Fratelli d'Italia dà la misura dell'abisso in cui siamo caduti.