Dell'incapacità degli intellettuali di dire qualcosa di intelligente
di Antonio Catalano - 22/07/2022
Fonte: Antonio Catalano
Nella vicenda Draghi intellettuali e scrittori hanno prestato la loro firma per sostenere il “Migliore”, chi appellandosi al famoso senso di responsabilità, chi perché bisognava fermare il riscaldamento globale, chi perché se no i deboli sarebbero stati abbandonati a se stessi, chi perché c’è ancora l’emergenza pandemica, chi perché l’Ucraina, chi perché… E così ancora una volta ci si è resi conto di quanta stupida insipienza conformistica vi sia in quelli che, secondo un’ingenua credenza illuministica, dovrebbero invece essere fari del pensiero critico. Quanto aveva ragione il filosofo Costanzo Preve quando non molti anni fa diceva che una volta gli intellettuali (i dotti) erano generalmente più intelligenti delle persone comuni, oggi invece se intervistati dicono stupidaggini molto peggiori dei tassisti, dei baristi o delle casalinghe al mercato! [In fondo il link del breve e gustoso intervento del filosofo torinese].
Vi è in costoro un atteggiamento talmente servile al potere che li porta a essere patetici. E non a caso li si piazza ovunque serva il loro “prezioso” servigio. Servigi naturalmente remunerati a suon di posizionamenti di rilievo nelle istituzioni accademiche e culturali, di presenze in tv con tanto di pubblicità per il loro ultimo libro, riconoscimenti e premi di ogni tipo. Sono talmente addomesticati che ripetono a pappardella i più triti luoghi comuni messi in circolazione dai centri di potere dominanti, che sia la questione pandemica, che sia la questione ucraina, che sia la questione climatica, che sia… A proposito di clima, leggo che lo scrittore di montagna Paolo Cognetti (di cui ho letto due romanzi che, a onor del vero, mi son piaciuti) ha lanciato un peana del sublime Draghi con tanto di richiamo al senso di responsabilità (ma di che?) e… alla necessità di fermare il riscaldamento globale. Ora io mi domando: che cacchio c’entra la fiducia a Draghi col riscaldamento globale? Cognetti comunque dando per scontato le gretinate sul clima. Questo non per parlare qui di clima ma semplicemente per sottolineare come vi sia una banalità dell’essere in questi intellettuali a la page per cui non avvertono alcun disagio nel dire o scrivere certe stupidate.
Mutatis mutandis, accade lo stesso nella scuola, dove comunque non si ha a che fare con “intellettuali” ma con insegnanti che dovrebbero preparare allievi nei vari ambiti disciplinari. Dovrebbero perché le conoscenze disciplinari non vanno più di moda. E così invece delle discipline insegnano la cittadinanza attiva e a rispettare le regole, quelle di una società nella quale impera il senso della precarietà e della concorrenza a ribasso tra i lavoratori; che il razzismo è una brutta cosa, salvo interrogarsi sulle cause dei processi migratori; che bisogna farla finita coi pregiudizi omofobi e sessisti, in nome di una fluidità di genere secondo la quale non esistono i sessi ma ognuno è quel che si sente di essere. E se c’è qualche allievo che, nonostante il bombardamento continuo, miracolosamente esprime riserve, costui è considerato come portatore di nefaste ideologie. Ne ho conosciuti di docenti che in nome di questa “apertura” mentale esercitano sui propri allievi un controllo a dir poco totalitario. Mai che in questi solerti docenti sorga appena appena il dubbio che le cose possano essere inquadrate anche diversamente. Ripetono con vigore e diligenza quanto dice il pensiero corrente e dominate su agenda 2030, su riscaldamento globale a causa antropica, su fluidità di genere, su multiculturalismo eccetera. Ma sono di un’ignoranza abissale. Non leggono, non approfondiscono una questione, ed esprimono forte ostilità verso chiunque provi a introdurre complessità nei ragionamenti ultra semplificati ormai adatti solo per percorsi guidati e mappe concettuali.
Tornando a Preve e agli intellettuali, lui si spiegava l’incapacità degli intellettuali di dire qualcosa di intelligente col fatto che oggi ci si trova in una fase di capitalismo incontrollato e illimitato, in cui il dispotismo dell’economia è una forma di idolatria che deve succhiare ogni forma di sovranità della filosofia, dell’arte e della letteratura. Siamo nell’epoca, diceva, in cui un signore inscatola la sua merda e la vende col nome di merda d’artista; ma, concludeva, una società che quota in borsa la merda dell’artista pagandola migliaia di euro anziché prendere a calci nel sedere questo signore per uno scalone è una società ovviamente malata.
Preve, Gli intellettuali oggi sono stupidi: https://www.youtube.com/watch?v=GnyMi1BgBrU