Disegni di legge liberticidi nella terra della “libertà”
di Valerio Savioli - 08/05/2024
Fonte: Valerio Savioli
Approvato alla Camera dei Rappresentanti con trasversale entusiasmo – con 320 voti a favore e 91 contrari di cui 70 Dem e solo 21 repubblicani[1] – a seguito delle proteste pro-Palestina dilagate in questi mesi nei campus universitari americani che hanno portato, ad oggi, a circa duemila arresti (di cui una piccola parte composta da giovani ebrei); atenei già a loro volta ricattati dal congelamento delle fondamentali donazioni di privati che avrebbero in grande simpatia Israele e in subbuglio per le conseguenti audizioni al Congresso delle rettrici Caludine Gay, Sally Kornluth e Liz Magill, rispettivamente rettrici di Harvard, MIT e Penn State University. La prima e l’ultima messe nella condizione di lasciare il proprio posto.
Tema principale delle audizioni? Il dilagare dell’antisemitismo, ovviamente.
L’Antisemitism Awareness Act[2] (letteralmente: legge sulla sensibilizzazione all’antisemitismo) prevede, qualora fosse approvato in via definitiva, che il Dipartimento dell’Istruzione applichi, alle già vigenti leggi antidiscriminazione, la definizione di antisemitismo fornita dall’ONG International Holocaust Rememrance Alliance.
Come già accennato poche sono le voci, in tutta la Camera dei Rappresentanti, capaci di levarsi fermamente contro questo disegno di legge e ancora meno sono quelle provenienti dal partito Repubblicano, partito che per bocca di Mike Lawler, presentando il disegno di legge, ha sostenuto che “è fondamentale reprimere l’odio antisemita nel paese.” E ancora: “Sono grato per il sostegno bipartisan all’Antisemitism Awareness Act e per il sostegno di un’ampia gamma di organizzazioni ebraiche che si stanno opponendo, sostenendo questa legislazione e dicendo che abbiamo raggiunto il limite.[3]”
Una delle poche voci repubblicane “stonate”, rispetto al coro omologante, è quella di Thomas Massie il quale su X scrive: “Oggi [1 maggio NdA] la Camera voterà un disegno di legge per definire l’antisemitismo con l’intento di aumentare la persecuzione delle attività nei campus. Il disegno di legge presenta un problema che va oltre la violazione del Primo Emendamento alla Costituzione americana: la definizione di antisemitismo non appare da nessuna parte nel disegno di legge! Perché? Per trovare la definizione di antisemitismo adottata legalmente, è necessario visitare il sito Web riportato di seguito [holocaustremembrance.com NdA]. Non solo è elencata la definizione, ma si trovano anche esempi specifici di discorso antisemita. Anche questi esempi fanno parte della legge? Sei d’accordo con tutti questi esempi di antisemitismo? Le persone in America dovrebbero essere perseguite per aver detto queste cose in tutti i contesti? Penso di no. Si tratta di un disegno di legge incostituzionale mal concepito e voterò no.[4]”
Ecco qualche esempio di quello che potrebbe essere etichettato e punito, a norma di futura legge, come antisemitismo, secondo il sito della ONG Holocaust Remembrance Alliance[5]:
Fare accuse menzognere, disumanizzanti, demonizzanti o stereotipate sugli ebrei in quanto tali o sul potere degli ebrei come collettività – come, soprattutto ma non esclusivamente, il mito di una cospirazione ebraica mondiale o degli ebrei che controllano i media, l’economia, il governo o altri aspetti sociali istituzioni.
Accusare gli ebrei come popolo di essere responsabili di illeciti reali o immaginari commessi da una singola persona o gruppo ebreo, o anche per atti commessi da non ebrei.
Accusare gli ebrei come popolo, o Israele come stato, di aver inventato o esagerato l’Olocausto.
Accusare i cittadini ebrei di essere più fedeli a Israele, o alle presunte priorità degli ebrei nel mondo, che agli interessi delle proprie nazioni.
Negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, ad esempio, sostenendo che l’esistenza di uno Stato di Israele è un’impresa razzista.
Usare i simboli e le immagini associati all’antisemitismo classico (ad esempio, affermazioni di ebrei che uccisero Gesù o diffamazione del sangue) per caratterizzare Israele o gli israeliani.
Applicare doppi standard richiedendogli un comportamento non previsto o richiesto da qualsiasi altra nazione democratica.
Queste sono solo alcuni esempi reperibili sul sito ufficiale Holocaust Remembrance Alliance. Adottare queste linee guida e applicarle entro quello che potrebbe delimitare il perimetro delle opinioni esprimibili altro non è che un’operazione di evidente censura, in pieno spregio del tanto declamato Primo Emendamento, ossia quello che tutela la libertà d’espressione, caposaldo liberale statunitense la cui validità effettiva, evidentemente, è spendibile esclusivamente come combustibile per propaganda e soft power. L’obiettivo palese è accomunare l’antisionismo all’antisemitismo e associare, per legge, ogni tipo di critica allo Stato di Israele all’antisemitismo. Un subdolo meccanismo già all’opera ma che in questo modo sarebbe rafforzato a norma di legge.
Un’altra voce repubblicana contraria a questa legge è quella di Marjorie Taylor Greene, il quale evidenzia un altro paradosso di questa deriva: “L’antisemitismo è sbagliato, ma oggi non voterò a favore dell’Antisemitism Awareness Act del 2023 (H.R. 6090) che potrebbe condannare i cristiani di antisemitismo per aver creduto al Vangelo che dice che Gesù fu consegnato a Erode per essere crocifisso dagli ebrei.[6]”
Più o meno sulla stessa linea il repubblicano Matt Gaetz: “Questa sera voterò CONTRO il ridicolo disegno di legge sull’incitamento all’odio chiamato ‘Antisemitism Awareness Act’. L’antisemitismo è sbagliato, ma questa legislazione è scritta senza riguardo per la Costituzione, il buon senso e persino la comprensione comune del significato delle parole. Il Vangelo stesso soddisferebbe la definizione di antisemitismo secondo i termini di questo disegno di legge! Il disegno di legge afferma che la definizione di antisemitismo include “esempi contemporanei di antisemitismo” identificati dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). Uno di questi esempi include: ‘… affermazioni di ebrei che uccisero Gesù…’ La Bibbia è chiara. Non c’è nessun mito o controversia su questo. Pertanto non sosterrò questo disegno di legge.[7]”
Cortocircuito a stelle e strisce con intrecci culturali ma anche religiosi, aspetto comprensibile se si considera che circa sette americani su dieci si dichiarano cristiani (di cui la maggioranza schiacciante è protestante). Spesso, alle nostre latitudini, si è convinti di conoscere un paese la cui complessità e stratificazione sono celati dalla semplificazione non solo delle opinioni del quotidiano, frutto del costante martellamento mediatico, ma anche delle analisi che ormai il cosiddetto mainstream fatica a contenere nel binario cosmetico-comunicativo imposto dall’egemone.
Va precisato che nel GOP infiamma da tempo l’acerrima divisione tra paleoconservatori e neoconservatori, questi giunti ai gangli decisivi del potere con l’amministrazione Bush jr. La gran parte di costoro detiene la doppia cittadinanza statunitense e israeliana. È sufficiente dare un’occhiata al Daily Wire di Ben Shapiro, per avere un’idea del legame tra neocon e politica estera filoisraeliana, posizioni che hanno portato al recente allontanamento di Candance Owens, volto popolare del mondo conservatore a stelle e strisce, accusata di “retorica antisemita”. La sua colpa? Accusare Israele di genocidio ai danni della popolazione di Gaza e, forse cosa ancora più grave, aver sostenuto che esista una “piccola cerchia” di ebrei a Hollywood e Washington coinvolti in qualcosa di “abbastanza sinistro”.
Quanto sommariamente accennato, rispetto alle profonde divisioni interne al partito Repubblicano, mette in discussione il ritratto dipinto dall’esterno di un partito compatto e monolitico.
Scelte e visioni in materia di politica estera, a prescindere da chi passi per lo Studio Ovale, sono in particolar modo condizionate dall’efficiente opera di pressione della potentissima lobby israeliana. Vedasi, in merito, l’illuminante testo datato 2007 a firma di John Mearsheimer e Stephen Walt: The Israel Lobby and U.S. Foreign Policy. Nemmeno a dirlo, per questa pubblicazione il professor Mearsheimer fu immediatamente iscritto alla lista degli antisemiti. Piccolo e doveroso inciso: Mearsheimer, professore di fama mondiale ascrivibile alla corrente realista offensiva, a seguito delle dichiarazioni critiche nei confronti della politica estera Nato (leggi statunitense) condotta in Ucraina, ha dovuto subire anche l’ostracismo dell’intero apparato mediatico, accademico e culturale del suo stesso paese. In una recente intervista[8] concessa al canale Judge Napolitano in merito alla libertà di espressione ha coraggiosamente affermato: “La più grande minaccia al Primo emendamento, in questo paese, a questo punto, è la Israel Lobby e quello che sta succedendo, se si vuole scavare più a fondo è che Israele sta commettendo cose orrende a Gaza e tutti ne stanno parlando e stanno criticando Israele e quello che la Israel Lobby vuole far è abbattere queste critiche prima che vadano troppo lontano, prima che troppe persone si rendano conto esattamente cosa sta accadendo e l’unico modo per abbattere queste critiche è gettare il Primo Emendamento dalla finestra. Ed è quello che sta succedendo.”
E quanto è potente questa lobby? Vale la pena riportare qualche altra parola del professore: “E’ [una lobby NdA] che è stata di grande successo per decenni, è molto difficile trovare qualcuno che voglia criticare Israele nei media mainstream per esempio, e c’erano sondaggi effettuati prima del 7 ottobre che dimostravano che molti accademici si erano autocensurati sul tema Israele. Se sei un accademico e hai intenzione di criticare Israele o criticare la special relationship tra gli USA e Israele pagheresti un prezzo significativo, non c’è dubbio su questo. Io e Stephen abbiamo scritto il libro nel 2007 e abbiamo una lunga discussione su tutti i tipi di casi in cui le persone sono state punite in un modo o nell’altro nel mondo accademico per aver criticato Israele. […] Queste proteste nei campus stanno mortificando i componenti della lobby e la domanda è come fermarle e quindi viene posta una pressione tremenda sulle università e sui suoi vertici e sulla Casa Bianca e sul Congresso per far cessare le proteste nei campus.” E in merito al siluramento delle rettrici: “La rettrice di Harvard e quella della Penn sono state gettate a mare in gran parte dai quei ricchi donatori che sono uniti a Israele. Queste sono persone che hanno un attaccamento appassionato a Israele e hanno interferito a Harvard e Penn per far sì che le due rettrici fossero licenziate. Pensate che se gli episodi del 7 ottobre non fossero accaduti queste donne sarebbero ancora al loro posto? Ovvio che sì! Sono state gettate a mare perché non hanno sedato le rivolte! Ecco perché i vertici della Columbia e della North Western sono nei problemi! La lobby vuole disperatamente che ogni vertice accademico e politico arginino le proteste e questo ci porta automaticamente nell’ambito della libertà di parola e quello che sta accadendo qua, molto chiaramente, è che la lobby sta lavorando alacremente per minare il Primo Emendamento.”
L’invisibile ragnatela made in Israele. Chi governa veramente in Usa?
Non si può non menzionare il celebre AIPAC (American Israel Public Affairs Committee), potente gruppo di pressione il cui motto è “Keeping Israel Safe and America strong” e le cui asserzioni prese dal sito ufficiale parlano da sole: “Il più grande PAC filoisraeliano in America. NOI STIAMO dalla parte di coloro che stanno dalla parte di Israele. L’AIPAC PAC è un comitato di azione politica bipartisan e filoisraeliano. È il più grande PAC filoisraeliano in America e ha contribuito direttamente con più risorse ai candidati rispetto a qualsiasi altro PAC. Il 98% dei candidati sostenuti dall’AIPAC ha vinto le elezioni generali nel 2022. [9]”
Un altro ente estremamente influente è l’Anti Defamation League (ADL) il quale, in combutta con la Conference of Presidents of Major American Jewish Organizations, ha sollecitato lo speaker della Camera Mike Johnson (afferente alla corrente dei cosiddetti “christian zionist”, cristiani sionisti) e il leader della minoranza Hakeem Jeffries esortandoli ad approvare la cosiddetta legge FISA, un provvedimento giuridico che, per invasività, farebbe impallidire il celeberrimo Patriot Act che potrebbe costringere “un’enorme gamma” di aziende a iniziare a agire come spie della NSA (National Security Agency)[10]. Secondo Elizabeth Goiten, senior director presso il Brennan Centre for Justice’s Liberty & National Security program, “se il disegno di legge diventasse legge, qualsiasi azienda o individuo che fornisca QUALSIASI servizio potrebbe essere costretto a fornire assistenza nella sorveglianza della NSA, purché abbia accesso alle apparecchiature su cui vengono trasmesse o archiviate le comunicazioni, come router, server, ripetitori cellulari, ecc.[11]”
Recentemente, la figura apicale dell’ADL Jonathan Greenblatt, ha chiesto che le cosiddette “proteste filo-palestinesi” vengano represse dalla Guardia Nazionale.
Anti Bds Law: premi e punizioni a norma di legge
Il boicottaggio è, riprendendo una definizione da dizionario, quell’azione che tende ad isolare da una collettività, da un consorzio o da un mercato di individui, enti o prodotti, sia a fine di lotta, sia per rappresaglia. È dal XIX secolo che il boicottaggio si è soprattutto sviluppato come arma nella lotta di classe, politica e commerciale. Se, anche a livello commerciale, sono noti (forse il più celebre è quello del 1945, da parte della Lega Araba, diretto contro l’Yshuv, l’insediamento ebraico in Palestina prima della creazione di Israele) le azioni di boicottaggio di matrice arabo-palestinese, con il supporto di buona parte del mondo musulmano, tra cui spicca il BDS Movement (Boycott, Disinvest and Sanctions) tese a pressare il governo israeliano con l’auspicio di ottenere concreti risultati giuridico-emancipativi del Territorio Palestinese, assai meno noti sono alcuni dispositivi giuridici presenti proprio negli Stati Uniti. Stiamo parlando dell’Anti-BDS law, una norma che ha come obiettivo non solo quello di rendere impossibile la partecipazione ai boicottaggi da parte di persone e organizzazioni ma anche di rendere assai difficile, se non impossibile, partecipare ad appalti pubblici. Al 2024 sono ben trentotto gli Stati americani, ossia l’equivalente di più di duecentocinquanta milioni di americani, ad aver adottato questa legge. Esattamente come per l’Antisemitism Awareness Act , l’adozione di questa norma è avvenuta col plauso e il sostegno di entrambi gli schieramenti politici. La diffusione dell’Anti BDS Laws sarebbe dovuta all’attivismo lobbistico della no-profit Israel Allies Foundation (IAF), un gruppo ombrello di altre lobbies israeliane con sede a Gerusalemme che avrebbe, secondo Forward[12], quotidiano ebraico indipendente, ricevuto finanziamenti dal governo israeliano. Dopo aver fatto approvare la legge nella Carolina del Sud, lo stesso metodo è stato applicato con successo per altri venticinque Stati tra cui spiccano Florida, Pennsylvania e Arizona.
Radici del cortocircuito
Le proteste dei campus americani, monopolizzate da invettive woke, sono figlie di quella classe dirigente installatasi a seguito del Sessantotto, epoca in cui concetti come quelli di “razzismo sistemico”, “Critical race theory”, intellettualismo ebraico della Scuola di Francoforte e postmodernismo francese hanno instillato nella quasi totalità degli accademici americani (liberal e radical) un filtro ideologico basato sulla divisione tra oppresso/oppressore riscontrabile in tutti in gangli delle istituzioni “occidentali” (da quelle giuridiche, fino al linguaggio), responsabili di qualsivoglia violenza nei confronti delle minoranze da liberare grazie ai “risvegliati” woke e di una storia da riscrivere (Cancel Culture) e sanificare da ogni retaggio “occidentale”.
Quella che, agli antipodi, fu utilizzata come vettore politico egemonico nei confronti della vecchia Europa (e nello specifico della Germania), continente atavicamente individuato come antagonista e patria dei peggiori reazionarismi allergici alla “libertà” e al perseguimento della felicità (da intendersi come competizione di tutti contro tutti per il bene, economico, di pochissimi), fu poi inserita nei principali contesti formativi ed educativi del paese, con il beneplacito della politica e della grande finanza in brodo di giuggiole per i prodigi della psicanalisi applicata al business (leggi marketing), raccoglie oggi quello che ha seminato, un sostrato quindi diverso da quello delle “sinistre” radicali europee che usano ancora il filtro della lotta di classe e dell’imperialismo nei confronti della (legittima) lotta del popolo palestinese.
Il disegno di legge sbarcherà in senato. Il repubblicano Mike Lawler, di cui abbiamo scritto qualche riga sopra, esterna fiducia e si appella al suo collega Chuck Schumer: “Ora tocca al senatore Schumer, il funzionario ebreo di più alto rango in America e nella storia americana, fare qualcosa e portare questo disegno di legge al voto in aula del Senato”, ha detto, esortando il Senato ad “agire rapidamente in merito”.
Ma, quindi, chi è che comanda in America? Coloro che non puoi criticare.