Dissoluzione a-culturale
di Riccardo Paccosi - 06/08/2024
Fonte: Riccardo Paccosi
Osservando da lontano, a molti era negli ultimi tempi sembrato che sull'immigrazione avesse storicamente prevalso la visione della Gran Bretagna. Infatti, se il modello assimilazionista della Francia (rendere gli immigrati cittadini francesi, capaci di adeguarsi alla cultura del paese ospite), aveva dimostrato il proprio fallimento in numerose occasioni, sembrava che invece il modello comunitarista inglese (rendere la società un insieme di enclave separate, ove ogni comunità immigrata coltiva usi e costumi del paese di provenienza) avesse alla fine generato un suo equilibrio.
Le rivolte che stanno infiammando il paese in questi giorni, ebbene, confutano tale visione ottimistica.
Assimilazionista o comunitarista che sia, il paradigma dell'immigrazione senza limiti volge comunque verso una dimensione che non è il multiculturalismo, bensì una sorta di a-culturalismo, la dissoluzione di ogni cultura condivisa su di un terriorio nazionale.
I sostenitori del deregolazionismo sui flussi, non hanno torto quando enunciano che ogni civiltà e ogni cultura sono sorte attraverso ibridazioni e mescolanze. Il punto è che si è sempre trattato di processi antropici necessitanti tempi per l'appunto umani, ovvero riguardanti decenni o addirittura secoli.
Pretendere che nasca una nuova cultura portando artificialmente i flussi migratori alla stessa velocità e accellerazione proprie dei mercati, è un'idea folle che non può avere altro che quegli effetti di dissoluzione sociale e di guerra fra poveri che vediamo, in questi giorni, materializzarsi sotto i nostri occhi.