Disuguaglianze peggio di sempre
di Massimo Fini - 15/01/2025
Fonte: Massimo Fini
Aldo Cazzullo in una sua risposta sul Corriere (24.12) a un lettore scrive che oggi le disuguaglianze sono tornate quelle dell’Ancien Régime. E’ un dato di fatto che le disuguaglianze sia in una singola nazione sia a livello internazionale siano progredite in parallelo col progresso portato dalla Rivoluzione industriale. Alexis de Tocqueville che pure è uno dei padri nobili della democrazia nel “Saggio sulla povertà” (1830) nota, sbalordendosene, che nell’Inghilterra del suo tempo, il Paese più opulento d’Europa, nel pieno del suo sforzo industriale, cioè della sua crescita, i poveri erano sei volte di più che in Spagna e Portogallo che erano appena all’inizio di quel processo, mentre nei Paesi non ancora toccati dall’industrializzazione, quindi dalla crescita, la povertà non esisteva. Secondo i dati Istat del 2023 in Italia sono in condizione di povertà assoluta quasi 5,7 milioni di individui, cioè il 9,7 per cento della popolazione residente. Nell’Ancien Régime, per quanto questo a noi possa sembrare incredibile, la povertà non esisteva. Esistevano i mendichi che rappresentavano l’1 per cento della popolazione quindi il rapporto è di uno a dieci. Ma in realtà era mendico chi voleva esserlo, un po’ come i clochard volontari di oggi. Mi ricordo un episodio che lì per lì sembra divertente e bizzarro ma in realtà è estremamente significativo. Anni fa a Torino, d’inverno, una donna si buttò nel Po per suicidarsi. Un clochard si buttò in acqua e la salvò. Naturalmente sul posto si gettarono tutte le televisioni locali e nazionali e, come premio, un imprenditore della zona gli promise un impiego nella sua azienda. “Fossi matto” rispose quello “io torno a vivere come ho sempre vissuto, da uomo libero”.
Comunque si riteneva in quelle società che sia il mendico che il “matto” avessero, per canali misteriosi, un particolare rapporto con Dio. Era un modo intelligente per inglobare questi individui nella società, per non farli sentire esclusi, ma parte di essa.
Il Signore viveva nei suoi Castelli, tra l’altro insalubri, il contadino nella campagna. Vivevano peraltro sullo stesso spazio agricolo, a contatto di gomito e quindi fra di loro s’intrecciavano rapporti che non erano solo di puro calcolo ma anche sentimentali ed emotivi. Il Signore doveva stare attento a non comportarsi troppo da stronzo perché una rivolta era sempre possibile. Ma in generale i rapporti tra queste due diverse realtà sociali furono buoni tanto è vero che tutte le rivolte vandeane videro aristocratici e contadini uniti nella lotta contro la nascente borghesia. Al Signore non interessava guadagnare sempre di più sempre di più, alla Elon Musk che vuole raggiungere un patrimonio di tre trilioni di dollari. Tutto ciò che entrava nei suoi forzieri doveva essere speso. L’investimento, che è tipico della mentalità borghese, gli era estraneo. Con l’avvento della Rivoluzione francese, dell’Illuminismo e della borghesia un affittuario si lamenta col nuovo padrone borghese perché ha aumentato di molto il canone. “Devi capire” risponde quello “che il nuovo sistema non è fatto per agevolare te, l’affittuario, ma me, il proprietario”.
Scrive Flaubert: “Nessun potere è legittimo, nonostante i loro sempiterni princìpi. Ma, siccome principio significa origine, bisogna riferirsi sempre a un inizio. Così il principio del nostro è la sovranità nazionale, intesa in forma parlamentare… Ma in che cosa mai la sovranità nazionale sarebbe più sacra del diritto divino? Sono finzioni, l’una e l’altra”. Il potere non deve essere legittimo ma, come nota Max Weber, “deve essere creduto” legittimo. E nelle monarchie feudali questo avveniva. Nell’Antico regime e la Rivoluzione (1856) Alexis de Tocqueville scrive: “Bisogna guardarsi bene dal valutare la bassezza degli uomini dal grado della loro sottomissione al potere sovrano: sarebbe servirsi di una falsa misura. Per quanto gli uomini dell’antico regime fossero sottomessi alla volontà di un Re, un genere di obbedienza era loro sconosciuta: non sapevano che cosa fosse piegarsi a un potere illegittimo e contestato, poco rispettato... Questa forma di schiavitù degradante fu loro sempre sconosciuta”.
Infine. Come abbiamo detto, feudatario e contadino avevano stretti legami perché vivevano gomito a gomito sullo stesso territorio. Essendo a stretto contatto l’uno conosceva l’altro. Poteva avvicinarlo, poteva parlargli. Oggi ognuno di noi è più lontano da una grande rockstar o da un uomo politico importante protetto da plotoni di polizia e di guardie del corpo che spesso sono eserciti all’interno dell’Esercito di quanto il contadino fosse lontano dal suo feudatario.