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Dove va la decrescita?

di Guido Dalla Casa - 01/09/2024

Dove va la decrescita?

Fonte: Guido Dalla Casa

Considerazioni generali 

  Mi sembra opportuna qualche osservazione su alcune posizioni delle Associazioni per la Decrescita, anche per cercare di capire l’indirizzo generale che stanno prendendo (con qualche eccezione). In generale, ritengo che la decrescita debba seguire naturalmente come conseguenza di una visione filosofica di Ecologia Profonda, quindi fuori dall’Occidente. Invece:

- Si continua ad insistere sui temi sociali-politici-economici, con scarsissimi cenni al problema ecologico globale, che è causato dall’intera civiltà industriale e dai suoi fondamenti di pensiero, l’antropocentrismo e il materialismo, frutto dei dualismi-opposizioni uomo-Natura e mente-materia, di provenienza antica ma consolidati nei secoli 1700-1800. Invece la politica e i problemi sociali-economici c’entrano poco, essendo tutta roba centrata quasi soltanto “sull’uomo”. Di problemi sociali si parla da almeno due secoli, con risultato zero;

- L’Ecologia Profonda non è “equidistante fra destra e sinistra”, ma totalmente al di fuori di quel finto dualismo, sostanzialmente inesistente;

- Marx è percepito dal pubblico come “progressista e materialista”, ed è stato certamente antropocentrico, quindi assolutamente incompatibile con l’Ecologia Profonda. Per quanto riguarda le espressioni ecomarxismo e soprattutto ecologia queer, meglio non commentare;

- Negli scritti della Decrescita ho sentito nominare piuttosto poco pensatori come Spinoza, Gandhi, Naess, Capra, Bateson, Prigogine, Bohm, Sheldrake, molto importanti per la base filosofica da cui può discendere, come conseguenza, la decrescita, anzi, meglio ancora, la scomparsa dell’economia e quindi dell’intera civiltà industriale, che è la causa dei guai;

- Si continua, salvo qualche eccezione, a trattare i problemi di una sola cultura umana (su 5000) e di una sola specie (su 30 milioni) come se fossero “le caratteristiche del mondo intero”. In gran parte delle culture native non esistevano problemi sociali. La Natura è il Complesso (Inconscio Ecologico), il sociale è il dettaglio di una specie, per quanto spaventosamente in soprannumero. Talvolta, anche se raramente, si riconosce il ruolo fondamentale dei non-umani, ma si trasformano milioni e milioni di specie di esseri senzienti, più le relazioni organiche/inorganiche che li collegano, in operatori economici “eterni”, pretendendo di adattare l’intera Natura alle categorie economiche dell’Occidente: miliardi di anni contro due secoli di una sola specie!

- Sono quasi assenti gli accenni a qualche filone di pensiero che potrebbe tirarci progressivamente fuori, almeno in parte, dall’attuale tragica situazione (Fisica quantistica, Dinamica dei Sistemi Complessi, studi sulla mente degli altri animali e dei vegetali, Etologia, Ecopsicologia, filosofie orientali);

Il paradigma sistemico

  Non ho visto praticamente accenni consistenti alla necessità di procedere con ragionamenti basati su un paradigma sistemico-olistico anziché sul solito paradigma lineare cartesiano-newtoniano. Per quanto ne so, l’unico studio sistemico serio (anche se ancora antropocentrico), eseguito nel secolo scorso, è stato quello descritto nel noto rapporto “I limiti dello sviluppo” (1972) e messo sotto silenzio, anche se le sue proiezioni si stanno rivelando esatte. Una nota:

 Il rapporto "I limiti dello sviluppo" è stato l'unico studio sistemico serio eseguito finora sul sistema mondiale. Le sue proiezioni in avanti si stanno rivelando esatte, dopo più di 50 anni. Allora fu fatto un errore da parte dei divulgatori, che misero in evidenza soprattutto l'esaurimento delle risorse, mentre il risultato essenziale era l'impossibilità di proseguire con gli andamenti della civiltà industriale perché incompatibili con il funzionamento del Sistema Terrestre. Dei 12 scenari esaminati, solo due non portavano a un collasso del sistema, ma avevano come condizione necessaria e non sufficiente lo stabilizzarsi della popolazione mondiale attorno all'anno 1975, che corrisponde circa alla metà di quella attuale. Anche lo scenario-limite con l'ipotesi di "risorse infinite" collassava (solo qualche anno più tardi degli altri), perché la curva dell'inquinamento andava all'infinito.

  Inoltre, è uscito il libro "Assalto al Pianeta" di Pignatti e Trezza passato completamente sotto silenzio, sempre per non intaccare il fanatismo suicida della crescita e i fondamenti stessi della civiltà industriale. Dal libro:

La questione ambientale non è la conseguenza dell’aumento dell’entropia dei materiali, come descritto da Georgescu-Roegen e neppure dell’esaurimento delle risorse preconizzato dal Club di Roma; essa deriva, invece, dal fatto che disponiamo di troppa energia, e questo causa una continua accelerazione dei processi industriali, aumento dell’inquinamento, eutrofizzazione, effetto serra, e la conseguenza è il disarticolamento della Biosfera.

          (Sandro Pignatti e Bruno Trezza, Assalto al pianeta, Ed. Bollati Boringhieri, 2000)

Concordo quindi con l’affermazione che “abbiamo buttato via 50 anni”.

Il problema demografico

  Ho visto citato assai poco il problema più grosso, quello ormai insolubile, una delle cause principali della tragedia ecologica: lo spaventoso eccesso di popolazione umana. Un Primate di 70 Kg, che vorrebbe anche mangiare carne, non ci sta su questo Pianeta in numero di 8 miliardi. C’è un’aquila ogni mille marmotte…un leone ogni mille gazzelle. Un ragionamento semplice citato nel Manifesto per la Terra di Mosquin e Rowe (2004): Quanti eravamo prima di cominciare ad estrarre e bruciare combustibili fossili? Un miliardo. Forse si può arrivare a 3-4 miliardi, ma non di più. Ora ci troviamo in un transitorio, in cui siamo costretti a “divorare la Terra”.

  E’ vero che100 americani non sono come 100 indiani o africani, ma il Rapporto al Club di Roma “I limiti dello sviluppo” citato teneva già conto della media ponderale mondiale delle attività e dei consumi. In ogni caso, siamo comunque in troppi perché provochiamo un grave squilibrio nel Complesso (Ecosfera) e togliamo lo spazio vitale agli altri esseri senzienti: questo fatto ha una grandissima importanza, anche morale. La biovarietà, su cui si basano le capacità omeostatiche della Terra, è in gravissima diminuzione: le specie si estinguono ad un ritmo impressionante, circa 10.000 volte quello naturale.

  Il problema sembra ormai insolubile. L’unico modo sarebbe una consapevolezza diffusa in tutta l’umanità: è probabile che una coppia, priva di condizionamenti di istituzioni religiose e di istanze degli industrialisti-sviluppisti, non desideri più di due figli. Poiché circa un quinto degli umani non forma coppia, o non desidera figli, o non può averne, il numero comincerebbe a calare lentamente con un andamento esponenziale negativo. Un calcolo grossolano indica che occorrerebbero diversi secoli per arrivare a valori accettabili, ma non abbiamo certamente tanto tempo. Quindi ormai provvederà la Terra, in qualche modo: con un “meraviglioso imprevisto”?(speriamo).

La “transizione energetica”

  La reclamizzata “transizione energetica”, intesa come sostituzione delle fonti fossili con le cosiddette “energie rinnovabili” è una colossale presa in giro: con i consumi attuali (e qualcuno vorrebbe addirittura aumentarli!) si provocherebbero distruzioni di Natura assolutamente intollerabili (in sostanza, impossibili). I fossili vanno lasciati sottoterra: come noto, stanno tragicamente alterando l’atmosfera terrestre. Il nucleare sarebbe ancora peggio, una catastrofe! Per le scorie indistruttibili, per l’estrema gravità degli incidenti e perché ci sarebbe veramente troppa energia, che continuerebbe a distruggere sempre più i cicli vitali della Terra.

  Dobbiamo consumare molto, ma molto di meno!

  In sostanza, qualunque discorso al popolo dovrebbe iniziare più o meno in questo modo: "Abbiamo constatato che il modello culturale umano denominato civiltà industriale-tecnologica, nato due secoli fa nella cultura occidentale e basato sull'economia, è fallito perché è incompatibile con il funzionamento dell'Ecosfera, che è il Sistema più grande di cui facciamo parte. Vediamo come uscirne con un minimo di sofferenza per tutti gli esseri senzienti".