Due parole sull'Eurovision
di Mario Adinolfi - 12/05/2024
Fonte: Mario Adinolfi
Questa cosa per cui all’Eurovision si regolano conti ideologici e vince l’Ucraina o si fa la guerra tutto il mondo contro la cantante israeliana a me non piace, è tra le ragioni per cui non lo guardo. Leggo oggi che ieri sera avrebbe vinto uno svizzero, non c’è una riga sulla qualità della canzone, spiegano solo che è “non binario” quindi bisogna appellarlo con il “loro” perché lui/lei sono retaggi patriarcali del mondo che fu. Io sono decisamente un appartenente al mondo che fu.
Nel 1964 l’Italia vinceva l’Eurovision con Gigliola Cinquetti che cantava Non ho l’età, un brano di cui sessant’anni dopo sappiamo ancora tutti le parole e potremmo cantarlo insieme in coro. Della canzone che ha vinto ieri sera vi sfido anche solo a citare il titolo. Alla fine la distanza tra il mondo che fu e quello che vorrebbero far essere il mondo che sarà, è che il primo resta impresso nella memoria mentre il secondo è scritto sull’acqua. Chi ricorda il titolo della canzone con cui Conchita Wurst vinse dieci anni fa nel 2014? E che fine ha fatto Conchita Wurst? Ecco, dopo dieci anni di martellamento ideologico che è continuato insistente fino a ieri sera, una canzone di sessant’anni fa la cantiamo ancora, quella di dieci anni fa non abbiamo la minima idea di come suoni.
Se volete misurare la differenza tra la verità e l’ideologia, tra la bellezza e la propaganda, eccovi fornito il metro. Alla fine, conta solo ciò che dura. E le fregnacce non binarie non durano, perché “loro” possono rivoltarla come vogliono, ma la verità è che siamo o lui o lei. Le mode passano, la fuffa svanisce, la realtà dell’essere umano non la cancelli con un po’ di trucco. Nel giorno in cui celebriamo la festa della mamma ricordiamoci sempre che un’umanità “non binaria”, che dunque non riconosce la distinzione tra uomo e donna, sarebbe un’umanità che prepara la propria estinzione. Argomento necessario e sufficiente per chiudere definitivamente la questione.