È bello vedere che, malgrado tutto, nei volti dei ragazzi dell'Emilia, vi è una gioia
di Giancarlo Cutrona - 21/05/2023
Fonte: Giancarlo Cutrona
È bello vedere che, malgrado tutto, nei volti dei ragazzi dell'Emilia, vi è una gioia. Forse perché insieme, solo insieme, si riscopre quell'atavico e vitale senso di Paese e di Comunità, che gli anni infami dietro di noi hanno silenziosamente e barbaramente fagocitato, così come il fango - in un attimo - fagocita le vite, le case, le cose. O forse perché ancora innanzi a loro non si staglia che un unico desolato paesaggio, in cui non vi è niente a dividerli, poiché non vi è altro eloquente colore che la melma. Ecco come alle volte la forza dell'uguale - il contingente, la medesima condizione umana e sociale - ha il metamorfistico potere di tramutare ogni necessità in virtù: riscoprire - in breve - il senso aristotelico della dimensione umana, al di là di ogni impostura, decreto legge o tautologica coazione a ripetere. Ancora una volta è la natura ha impartire la più grande lezione di vita: essa ha ricordato a questi umani che esiste e che essi esistono in quanto comunità di animali pensanti, il cui unico compito - per avere salva la vita - è quello di cooperare in contiguità con fare oggettivo, senza lasciarsi cogliere da eventuali paturnie o psicosi collettive che minano la dignità, il volere e le parziali differenze da rispettare nel prossimo. Sempre. Ma questo fango non è venuto per portare in grembo quella che qui possiamo intendere come una potentissima metafora. Esso ha restituito, nel concreto, i più giovani in prossimità di quella obliata dimensione che noi, con ostinazione, chiamiamo ancora "il reale": la fatica e il sacrificio entro il quale si è compreso - gioendo - che per spalare servono i calli delle mani, e non la vacuità di un algoritmo.