É il buon senso l'antidoto all'idiozia dell'intelligenza artificiale
di Claudio Risé - 19/02/2023
Fonte: La Verità
La tecnica come sostituto della spontaneità, assieme all'Intelligenza "Artificiale",
strumento preferito dall'attuale civiltà delle macchine, possono combinare guai
molto seri. Come ha dimostrato anche l'esperienza appena fatta con l'ultimo
governo in carica prima dell'attuale, il più ricco di tecnocrati con zainetto e gadget
d'ordinanza, riuscito in cinquecentosedici giorni a battere ogni record di produzione
di debito pubblico nella storia delle Repubblica Italiana. Varrebbe forse la pena di
rivedere i luoghi comuni oggi quasi obbligatori in ogni discorso, intervento o articolo
sulla grandiosità dell'Intelligenza Artificiale e simili, e l'urgenza di promuovere
ovunque questi doni del nostro tempo.
Il fatto è che l'uomo delle società ad alto sviluppo tecnologico, già depresso dalla
tutt'altro che allegra cultura dominante, ha ormai una così scarsa considerazione di
sé da essersi quasi convinto della tesi che: "le macchine faranno ben presto ogni cosa
meglio degli umani". Per fortuna capita però anche che bambini giustamente
perplessi scrivano in giro per il mondo nei loro temi a scuola cose tipo: "se le
macchine tra poco faranno tutto, gli uomini cosa faranno ?" É proprio qui, in questa
perplessità di infanti ignoranti della bellezza dell'"artificiale", anche perché non
ancora completamente staccati dal "naturale", che sta la salvezza dalla sciagurata
deificazione della tecnica con connesso progetto di sostituzione dell'intelligenza
umana, con quella "artificiale", prodotta dagli algoritmi dei computer.
Questi bambini cautamente perplessi, d'altra parte non sono più i soli a porsi
domande politicamente molto scorrette sul destino dell'uomo e i vantaggi
dell'artificialità, rispetto alla natura ancora attraente per molti di loro. Il fatto è che
contemporaneamente alla sacralizzazione dei computer e dei suoi innumerevoli
vantaggi, si sta anche diffondendo la conoscenza dei suoi limiti e dei guai prodotti
dalla pretesa dell'industria di fargli fare di tutto, grazie agli algoritmi. Tutto è descritto
con abbondanza e precisione, ad esempio, nel libro Perché l'intelligenza umana batte
ancora gli algoritmi, dell'accademico e psicologo Gerd Gigerenzer, del Max Planck
Institute di Berlino ( appena uscito da Raffello Cortina editore).
In realtà (come sospettano anche molti vecchi bambini tra cui il sottoscritto), gli
argomenti numerici sono spesso degli imbrogli. Racconta ad esempio Gigerenzer
come una delle maggiori agenzie matrimoniali che fa ampio uso dei computer per
accoppiare i clienti, utilizzi molto su web e manifesti lo slogan: "ogni 11 minuti un
single si innamora". Bello no? 11 minuti sono pochi, il numero dà un'idea di
precisione, la prospettiva è attraente. In realtà, se riferita ai milioni di clienti della
gigantesca agenzia (come fa Gigerenzer ) un innamorato ogni 11 minuti è pochissimo
e l''iscritto dovrebbe aspettare il suo partner fino alla vecchiaia, quando forse non gli
interesserebbe più. Inoltre l'iscritto single che he premuto il bottone " innamorato"
potrebbe averlo fatto per smetterla di pagare la quota all'azienda. Da junghiano
2
arcaico, poi, noto umilmente che 11 (come tutti i numeri) è un archetipo, composto
da 1+1 (uguale 2), e quindi sprigiona la forza del 2: la coppia: suggestivo no? Che
l'Intelligenza artificiale sia una gran furbata ?
Che poi gli algoritmi dei computer delle agenzie matrimoniali garantiscano coppie
felici, secondo Gigerenzer, è tutto da discutere. Anche perché, come tutta la cultura
che privilegia lo sviluppo tecnico-scientifico, basato sul numero, anche l'Intelligenza
Artificiale nel costruire coppie ( o fare qualunque altra cosa) è più interessata alle
somiglianze, che producono meno variabili) che alle differenze, che innervosiscono
gli algoritmi. "Chi si somiglia si piglia", cita Gigerenzer, che invece non ci crede troppo.
Importante quanto la somiglianza, e forse più è piuttosto, nella nascita della coppia,
la complementarità, sessuale e personale. "A differenza degli scacchi - nota
Gigerenzer- trovare il vero amore è un gioco costellato di incertezze, ed è qui che per
gli algoritmi incominciano i guai".
Così come imprendibile per l'IA sembra essere il traffico: l'automobile autonoma,
senza guida umana va a sbattere, come accade da decenni negli esperimenti in corso,
con corredo di vittime. Scambia un nero per un gorilla, un bambino per un
sacchetto di plastica; per farla circolare occorrerebbe togliere dalle strade gli umani
( e così accadrà, secondo Gigerenzer).
Il dramma dell'intelligenza artificiale, come di tutta la cultura scientifica da Galileo in
poi, è insomma l'accantonamento dell'intuizione, adeguandoci alla superficialità
dello sguardo dei computer. Abbagliati dai "dati" rischiamo di ridurre un paesaggio a
dei numeri, come già allora protestava Leonardo da Vinci.
C'è un rimedio però, e Gigerenzer ci crede profondamente: la ricerca euristica di
autentici risultati, concreti, rivalutando l'intuizione oltre al pensiero razionale, e
usando quello straordinario e duttile strumento che nessun calcolatore potrebbe
uguagliare, e che è il buonsenso: la vera sfida all'Intelligenza Artificiale.