Ecce Dombo
di Andrea Zhok - 27/02/2020
Fonte: Andrea Zhok
Come è chiaro, già ora l’impatto del coronavirus sull’economia italiana appare pesante. Se la situazione di blocco dovesse perdurare a lungo, le perdite nel settore turistico e manifatturiero (le regioni coinvolte producono quasi metà del Pil italiano) sarebbero devastanti.
Tutto ciò apre una volta di più una questione fondamentale, peraltro cronica nella recente storia italiana. Come fa oggi un paese ad uscire da una situazione di crisi?
E la risposta più diretta e semplice è ‘rilanciando gli investimenti e i consumi’.
E come si rilanciano gli investimenti e i consumi?
Qui cominciano i problemi. Per rilanciare investimenti e consumi devi avere della liquidità da impiegare. Dove trovi tale liquidità?
Se uno getta uno sguardo sconsolato allo scenario politico italiano trova incredibili personaggi come L. M., responsabile economico di Italia Viva, che ci spiega come per avere liquidità di fronte ad uno “shock negativo” avremmo dovuto fare ancora più austerità in passato, per mettere un gruzzoletto sotto il cuscino per i tempi duri. (Incidentalmente negli ultimi 28 anni abbiamo avuto saldi positivi dell’avanzo primario per circa 1.000 miliardi e l'economia è rimasta stagnante).
Ora, ciò che questi personaggi fanno passare - che sia per ignoranza, stupidità o inganno intenzionale poco importa - è che gli stati funzionano come le famiglie:
“Se hai soldi da parte, allora puoi ripartire di fronte a una crisi, altrimenti ti devi indebitare, perché i soldi mica si fabbricano!”
Peccato che i soldi non vengano estratti dalle famose miniere di euro di Francoforte, ma vengano proprio fabbricati.
In concreto questo che significa?
Significa che di fronte ad una crisi per ragioni esogene, come l’attuale crisi da covid-19, una Banca Centrale potrebbe con la massima facilità fornire a costo zero tutta la liquidità necessaria per riavviare un’economia in crisi.
Il denaro così immesso nel sistema, anche in quantità notevoli, non produrrebbe neppure inflazione, fino a quando è adoperato in impieghi produttivi, che aumentano l'occupazione e la produzione complessiva.
Questo intervento oggi, notoriamente, non è possibile perché il potere di erogare credito primario è tolto agli stati dell’UE e assegnato alla BCE.
E la BCE non ha affatto tra i suoi obiettivi statutari gli interventi anticiclici e il sostegno agli investimenti.
È per questa ragione che siamo ridotti ad aspettare i cenni di grazia da parte della Commissione Europea, tipo il commissario Dombrovskis che ci fa sapere, con cipiglio ammonitore, che
“Sui conti dell’Italia saremo comprensivi”.
(“Come si dice, ragazzi?” – “GRAZIE, DOMBO…”).
Come nel caso della Grecia, e nella crisi del 2008, siamo in una situazione in cui una Banca Centrale che facesse la Banca Centrale potrebbe portare tutti in salvo.
Ma si guarderà bene dal farlo.
Verrà lasciato spazio al ‘mercato’ di fare il suo corso.
Dalla propria postazione in coperta, i ceti proprietari europei contratteranno con il paese che annaspa e annega, chiedendogli l’orologio e la camicia in cambio di qualche salvagente, rigorosamente temporaneo.
E l’orologio e la camicia saranno i vostri salari, le vostre pensioni, i vostri servizi pubblici.
Perché l’austerità è buona, l’austerità fa bene, l’austerità è morale.
Ve lo dice Dombo.