Ecco come i richiami dei vaccini COVID distruggono il sistema immunitario
di Joseph Mercola - 29/12/2021
Fonte: Come Don Chisciotte
Un certo numero di esperti medici, scienziati e studi pubblicati ora avvertono che i vaccini COVID riprogrammano il sistema immunitario e lo portano a rispondere in modo disfunzionale. Oltre ad aumentare la vulnerabilità alle infezioni, questo può anche provocare malattie autoimmuni e cancro.
Il siero di Pfizer riprogramma entrambe le risposte del sistema immunitario
Un lavoro [1] pubblicato il 6 maggio 2021 sul server di preprint medRxiv riferisce che il vaccino COVID di Pfizer/BioNTech “riprogramma entrambe le risposte immunitarie, quelle adattative e quelle innate,” provocando un impoverimento immunitario.
Anche se da un lato [gli autori] confermano che il prodotto “ha indotto un’efficace immunità umorale e cellulare contro diverse varianti di SARS-CoV-2, [sottolineano che] ha anche modulato la produzione di citochine infiammatorie da parte delle cellule immunitarie innate per stimoli sia specifici (SARS-CoV-2) che aspecifici (virali, fungini e batterici).”
In altre parole, siamo di fronte ad un orribile compromesso. Si può ottenere una certa protezione contro il SARS-CoV-2 e le sue varianti, ma si indebolisce la funzione immunitaria generale, il che spalanca la porta a numerosi altri problemi di salute, dalle infezioni batteriche, fungine e virali al cancro e all’autoimmunità.
Dopo l’iniezione, le cellule immunitarie innate avevano una risposta marcatamente diminuita ai ligandi dei recettori toll-like 4, 7 e 8 (TLR4, TLR7, TLR8), mentre le risposte delle citochine indotte dai funghi erano più forti. Secondo gli autori, la minor risposta ai TLR7 era stata in precedenza collegata ad una maggiore suscettibilità alla COVID-19 nei giovani maschi.
Le persone “completamente vaccinate” con due dosi dell’iniezione Pfizer, avevano anche prodotto significativamente meno interferone dopo stimolazione, e questo può ostacolare la risposta immunitaria innata iniziale contro il virus.
Vaccinazioni ripetute e rischio di autoimmunità
Infezioni patogene e cancro sono solo due dei possibili risultati di questo tipo di riprogrammazione. Ricerche precedenti, per esempio, avevano collegato i difetti del sistema immunitario ad un rischio maggiore di malattie autoimmuni. Inoltre, è stato dimostrato che gli antigeni presenti nei vaccini, in particolare, possono indurre questo tipo di disfunzione del sistema immunitario [2]. Come riportato nel lavoro in questione [3]:
“L’immunizzazione ripetuta tramite antigene causa autoimmunità sistemica nei ratti altrimenti non inclini a malattie autoimmuni spontanee. La sovrastimolazione delle cellule CD4+T ha portato allo sviluppo di cellule CD4+T inducenti autoanticorpi (aiCD4+ T) che avevano subito la revisione del recettore delle cellule T (TCR) ed erano in grado di indurre autoanticorpi.
La cellula aiCD4+ è stata indotta dalla revisione de novo del TCR ma non dalla reazione incrociata e, successivamente, ha sovrastimolato le cellule CD8+T, favorendone l’evoluzione a linfociti T citotossici specifici per l’antigene (CTL).
Questi CTL potrebbero essere ulteriormente fatti maturare dalla presentazione incrociata dell’antigene, dopo di che potrebbero causare un danno autoimmune al tessuto simile al lupus eritematoso sistemico (SLE). L’autoimmunità sistemica sembra essere la conseguenza inevitabile di una sovrastimolazione del “sistema” immunitario dell’ospite attraverso l’immunizzazione ripetuta con l’antigene a livelli che superano la criticità auto-organizzata del sistema.”
Andiamo avanti fino a metà maggio 2021, quando uno studio [4] nel Journal of Clinical Investigations aveva riferito che “i vaccini mRNA SARS-CoV-2 inducono ampie risposte di cellule CD4+T che riconoscono le varianti SARS-CoV-2 e HcoV-NL63.” HCoV-NL63 è un coronavirus umano associato al comune raffreddore.
“È interessante notare che, dopo la vaccinazione, abbiamo osservato un aumento di 3 volte delle risposte delle cellule CD4+T ai peptidi spike HCoV-NL63,” hanno dichiarato gli autori, aggiungendo: “I nostri risultati suggeriscono che le risposte delle cellule T suscitate o potenziate dai vaccini mRNA SARS-CoV-2 possono essere in grado di controllare le varianti SARS-CoV-2 e portare alla protezione incrociata contro alcuni coronavirus endemici.”
Quello che non hanno detto è che le risposte eccessive delle cellule CD4a+T potrebbero anche portare allo sviluppo di autoanticorpi e malattie autoimmuni.
I vaccini COVID possono anche selezionare varianti più pericolose
Sappiamo da tempo che i vaccini “che perdono” o non sterilizzanti possono innescare l’evoluzione di virus più pericolosi [5,6,7,8]. Finora, le varianti del SARS-CoV-2 sono mutate in versioni meno pericolose, il che è una fortuna, ma il rischio che i vaccini COVID creino un “mostro” esiste ancora.
Un articolo del 9 febbraio 2021 [9] pubblicato su NPR aveva evidenziato questo rischio affermando che “i vaccini potrebbero guidare l’evoluzione di più mutanti COVID-19.”
Secondo il corrispondente scientifico di NPR Richard Harris, “il virus è sempre in mutazione. E se uno di essi produce una mutazione che lo rende meno vulnerabile al vaccino, quel virus potrebbe semplicemente moltiplicarsi in un individuo vaccinato.”
La variante Omicron sembra avere una resistenza significativa nei confronti degli anticorpi prodotti dai vaccini COVID originali e questo è il motivo per cui l’infezione Omicron viene segnalata principalmente in persone già vaccinate.
Nel 2018, Quanta Magazine aveva illustrato in dettaglio come i vaccini guidino l’evoluzione degli agenti patogeni [10]. Ho fatto riferimento a quell’articolo in precedenti occasioni, così come hanno fatto molti altri autori. Come tutta risposta, l’editore di Quanta Magazine ha aggiunto un “disclaimer” all’articolo, datato 6 dicembre 2021, in cui si afferma che:
“Questo articolo del 2018 discute come i vaccini ‘che perdono,’ i vaccini che non riducono la replicazione virale o la trasmissione, possano spingere gli agenti patogeni bersaglio ad evolversi e a diventare più virulenti. Queste preoccupazioni non si applicano ai vaccini COVID-19, perché i vaccini COVID-19 riducono significativamente la replicazione e la trasmissione dei coronavirus, riducendo la possibilità che si verifichino mutazioni e sorgano varianti …”
Questa affermazione è palesemente falsa, in quanto gli studi hanno ripetutamente dimostrato che i vaccini COVID in realtà “perdono.” Non “riducono significativamente” la replicazione o la trasmissione virale, come sostiene l’editore. Tutto il contrario.
Le persone che hanno ricevuto una o più dosi di vaccino COVID sono state trovate con carichi virali più elevati rispetto ai non vaccinati e Israele (che sembra avere il miglior monitoraggio) riferisce che i peggiori casi di COVID sono in individui completamente vaccinati.
Il 6 dicembre 2021, Newsweek [11] aveva riferito di un’epidemia di COVID tra il personale ospedaliero “completamente vaccinato” di una struttura sanitaria spagnola. Dopo una cena di Natale con più di 170 operatori sanitari completamente vaccinati, quasi 70 di loro erano risultati positivi alla COVID. Alcuni avevano riportato sintomi lievi. Daniel Horowitz ha sottolineato la falsità del disclaimer dell’editore [di Quanta Magazine] in un post su Blaze del 9 dicembre 2021 [12]:
“I vaccini che perdono sono peggiori di nessun vaccino. Questa è la conclusione inequivocabile che si trarrebbe da un articolo del maggio 2018 sulla rivista Quanta, una pubblicazione scientifica di alto livello, sui tentativi falliti di creare vaccini per l’HIV, la malaria e l’antrace che non avessero ‘perdite’ e con cui non si corresse il rischio di rendere gli agenti patogeni ancora più pericolosi.
Eppure, ora che stiamo vedendo questo genere di Frankenstein microbiologico arrivare nella vita reale e persone come il Dr. Robert Malone che citano questo articolo per segnalare il pericolo dei vaccini COVID che ‘perdono,’ la rivista Quanta ha fatto il passo senza precedenti di aggiungere una nota dell’editore ad un articolo vecchio di oltre tre anni per far sì che la gente smetta di considerarlo valido per il vaccino con più ‘perdite’ di tutta la storia.”
I vaccini COVID smettono di funzionare dopo pochi mesi
Uno studio sul New England Journal of Medicine, pubblicato il 9 dicembre 2021, conferma anche che qualsiasi protezione ottenuta dal siero COVID di Pfizer è di breve durata. Come spiegato dagli autori [13]:
“Nel dicembre 2020, Israele aveva iniziato una campagna di vaccinazione di massa contro la malattia da coronavirus 2019 (Covid-19) somministrando il vaccino BNT162b2, cosa che aveva portato ad una brusca frenata dell’epidemia.
Dopo un periodo con quasi nessun caso di sindrome respiratoria acuta grave per infezione da coronavirus 2 (SARS-CoV-2), a metà giugno 2021 era iniziata una recrudescenza del focolaio di Covid-19. Possibili ragioni per la recrudescenza erano la ridotta efficacia del vaccino contro la variante delta (B.1.617.2) e l’immunità calante.
Abbiamo usato i dati sull’infezione confermata e sulla malattia grave raccolti da un database nazionale israeliano per il periodo dall’11 al 31 luglio 2021, per tutti i residenti israeliani che erano stati completamente vaccinati prima del giugno 2021.
Abbiamo usato un modello di regressione di Poisson per confrontare i tassi di infezione confermata da SARS-CoV-2 e di Covid-19 grave tra le persone vaccinate durante diversi periodi di tempo, con stratificazione in base al gruppo di età e con aggiustamento per possibili fattori di confondimento.
Tra le persone di 60 anni o più, il tasso di infezione nel periodo 11-31 luglio è stato più alto tra le persone che erano state completamente vaccinate nel gennaio 2021 (quando erano state eleggibili per la prima volta) rispetto a quelle completamente vaccinate 2 mesi dopo, a marzo (rate ratio, 1,6 …)
Nel gruppo di età compresa tra i 40 e i 59 anni, il tasso di infezione tra le persone completamente vaccinate a febbraio (quando erano state idonee per la prima volta), rispetto a 2 mesi dopo, in aprile, era 1,7 … Nel gruppo di età compresa tra i 16 e i 39 anni, il tasso di infezione tra le persone completamente vaccinate a marzo (quando erano idonee per la prima volta), rispetto a 2 mesi dopo, a maggio, era di 1,6 …
Il rapporto tra il tasso di malattia grave tra le persone completamente vaccinate nel mese in cui erano state idonee per la prima volta, rispetto a quelle completamente vaccinate a marzo, è stato di 1,8 … tra le persone di 60 anni o più e di 2,2 … tra quelle da 40 a 59 anni di età …
Questi risultati indicano che l’immunità contro la variante delta del SARS-CoV-2 è diminuita in tutti i gruppi di età pochi mesi dopo aver ricevuto la seconda dose di vaccino.”
Due dosi non bastano
All’inizio dell’anno, i produttori di vaccini e le autorità sanitarie avevano affermato che i vaccini erano efficaci al 95% circa e che se un numero sufficiente di persone avesse acconsentito a farsi vaccinare, la normalità sarebbe stata presto ripristinata. Ora sappiamo che era una falsa promessa. Il traguardo è stato spostato in avanti con l’emergere della variante Delta e poi della Omicron, per la quale ora ci viene detto che abbiamo bisogno di un terzo richiamo.
Il 13 dicembre 2021, Reuters [14] ha riferito che gli scienziati britannici hanno concluso che “i regimi di vaccino COVID-19 a due dosi non inducono abbastanza anticorpi neutralizzanti contro la variante del coronavirus Omicron” e che “un aumento delle infezioni in persone precedentemente infettate o vaccinate può essere probabile.”
“Abituatevi ai richiami” dice Fauci
Quando, a metà dicembre 2021, era stato chiesto al dottor Anthony Fauci se gli Americani dovessero aspettarsi richiami annuali per i vaccini COVID, aveva risposto affermativamente, dicendo che gli Americani “avrebbero dovuto semplicemente abituarsi” alla prospettiva di ricevere richiami ad intervalli regolari [15]. Quindi, in sostanza, Fauci vuole che accettiamo che il mancato funzionamento dei richiami sia la ragione per cui la “pandemia” di COVID-19 continua.
Chiaramente, non è così. La vera ragione per cui la COVID è ancora un problema è che Fauci e l’establishment medico hanno soppresso trattamenti precoci e fattibili. Se il trattamento precoce fosse la norma, la COVID diventerebbe rapidamente un lontano ricordo.
Invece, la corrotta U.S. Food and Drug Administration ha concesso l’autorizzazione per l’uso di emergenza a nuove tecnologie di trasferimento genico che non funzionano come i vaccini convenzionali in quanto non impediscono l’infezione e la diffusione, creando così un ciclo diabolico di nuove varianti resistenti ai vaccini. Come dimostrato da James Lyons-Weiler (in un link web ora non funzionante), più vacciniamo, più alta è la casistica COVID.
Il grafico di Weiler assomiglia molto a quello di uno studio del 30 settembre 2021 [16] pubblicato sull’European Journal of Epidemiology, che ha scoperto che più alto è il tasso di vaccinazione in una data area, più alta è la percentuale di casi di COVID.
Il Dr. Chris Martenson discute di questa scoperta nel video qui sotto. Come notato da Martenson, “la linea va nella direzione sbagliata,” cioè più una popolazione è pesantemente “vaccinata,” peggio stanno le cose.
Come avevo previsto più di un anno fa, ora siamo su un tapis roulant di vaccinazioni, senza una fine in vista, ed ogni singola dose comporta il rischio di gravi effetti collaterali, fino alla disabilità permanente e alla morte. L’unico modo scientificamente valido per uscire da questo esperimento fallito è fermarsi. Niente più richiami.
Fortunatamente, sembra che la maggior parte degli Americani stia iniziando a rendersene conto e, finora, la paura di Omicron non si è tradotta in una corsa ai richiami [17]. Secondo un sondaggio Axios/Ipsos condotto dal 10 al 13 dicembre 2021, il 67% degli intervistati non vaccinati ha detto che Omicron non fa differenza nella loro decisione di farsi vaccinare o meno; il 19% ha detto che li rende più propensi, mentre l’11% ha detto che li rende meno propensi a farsi l’iniezione.
Tra gli intervistati che avevano già ricevuto una o due dosi, il 59% ha detto che Omicron non fa alcuna differenza nella loro decisione di ottenere una terza dose; il 36% ha detto che li rende più favorevoli e il 5% ha detto che li rende meno propensi ad assumerla.
Considerando che è stato dimostrato che queste iniezioni sregolano la funzione immunitaria, sarebbe saggio “dire semplicemente no” a ulteriori richiami. Se doveste sviluppare i sintomi dell’infezione da SARS-CoV-2, ricordate che esistono protocolli di trattamento precoce sicuri ed efficaci, compresi i protocolli I-MASK+ [18] e I-MATH+ [19], che sono disponibili per il download sul sito web di COVID Critical Care in diverse lingue. Altri protocolli che hanno grande successo sono:
The AAPS protocol
Tess Laurie’s World Council for Health protocol
America’s Frontline Doctors
Dr. Peter McCullough’s Ambulatory Treatment of COVID-19
Si tratta di un sacco di informazioni da rivedere, soprattutto se siete affaticati e malati di COVID o se avete un membro della famiglia in difficoltà. Dopo aver esaminato tutti questi protocolli, credo che quello della Front Line COVID-19 Critical Care Alliance sia tra i più facili da seguire. Qui sotto c’è un riassunto di quel protocollo, con piccole modifiche.
Dr. Joseph Mercola
Riferimenti:
1 medRxiv May 6, 2021
2, 3 PLOS ONE 2009; 4(12): e8382
4 Journal of Clinical Investigations May 17, 2021; 131(10):e149335
5 Live Science July 29, 2015
6 Newsweek July 27, 2015
7 National Geographic July 27, 2015
8, 10 Quanta Magazine May 10, 2018
9 NPR February 9, 2021
11 Newsweek December 6, 2021
12 The Blaze December 9, 2021
13 NEJM 2021; 385: e85
14 Reuters December 13, 2021
15 Fox News December 13, 2021
16 European Journal of Epidemiology September 30, 2021: 1-4
17 Forbes December 14, 2021
18 FLCCC Alliance I-MASK+ Protocol
19 FLCCC MATH+ Hospital Protocol
articles.mercola.com
28.12.2021
Link al file PDF: coronavirus-vaccine-booster-shot-health-effects-pdf
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org