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Steve Bannon e George Soros alla conquista dell'Europa

di Giacomo Maria Arrigo - 28/09/2018

Steve Bannon e George Soros alla conquista dell'Europa

Fonte: L'intellettuale dissidente

Le elezioni per il Parlamento europeo previste a maggio 2019 sono forse l’evento politico più importante degli ultimi anni. La campagna elettorale è iniziata già da tempo, sebbene informalmente, e ogni avvenimento politico su scala nazionale è diventato un trampolino per proiettarsi sulla scacchiera continentale. Le elezioni europee, troppo spesso poste in secondo piano rispetto alle vicende politiche nazionali, trovano per la prima volta una collocazione dominante nei programmi dei singoli attori politici e vengono sovente evocate come banco di prova per la propria tenuta politica e credibilità presso l’elettorato. Di recente è comparsa sulla scena pubblica una personalità sui generis che, pur non appartenendo al continente europeo, sta incidendo profondamente sulle prossime elezioni. Si tratta di Steve Bannon, ex Capo Stratega di Donald Trump alla Casa Bianca e coordinatore della sua campagna elettorale. Bannon si aggira sempre più spesso in terra europea, facendo visita a importanti leader di partiti gravitanti intorno a quello che ripetutamente viene chiamato populismo o sovranismo, e dichiarando la sua piena disponibilità a una collaborazione feconda e duratura.

Steve Bannon dal palco di Atreju

Nondimeno, a flirtare con gruppi politici europei in vista delle elezioni di maggio 2019 è anche un altro attore, George Soros, finanziere di successo, uno degli uomini più ricchi del pianeta e fondatore dell’Open Society Foundations. Soros è da sempre un grande sostenitore del Partito Democratico degli Stati Uniti, aderendo difatti a posizioni liberal e schierandosi sempre a difesa di cause progressiste. Il suo attivismo politico e le sue nette posizioni in materia di diritti civili lo avvicinano a gruppi politici tradizionalmente di sinistra. Sul suo sito è possibile leggere che nel corso degli ultimi decenni ha donato più di 32 miliardi di dollari – soldi personali, tiene a precisare – all’Open Society Foundations, una rete di fondazioni impegnata a promuovere giustizia sociale ed uguaglianza in più di cento paesi. Dapprima impegnato a favorire il cambio di mentalità e di governo nei paesi dell’Europa orientale ancora dominati dal comunismo, Soros ha poi finanziato diversi progetti in tutto il mondo. Sempre sul suo sito personale è possibile leggere che ha supportato gruppi che rappresentano le comunità rom in Europa e altre minoranze tenute ai margini dalla società, come ad esempio i consumatori di droga, le prostitute e le persone LGBTI, sottolineando infine che nei primi anni 2000 è diventato un sostenitore del matrimonio fra persone dello stesso sesso. Più di recente ha sostenuto diverse Ong impegnate a facilitare il flusso di migranti dall’Africa in Europa (in un comunicato datato 7 aprile 2017 la Open Society ha dichiarato che: La Open Society Foundations non finanzia operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Tuttavia, sosteniamo organizzazioni in Italia ed altrove in Europa che si battono per politiche migratorie dignitose ed efficaci).

È evidente che un coinvolgimento di Soros nelle elezioni europee lo vedrebbe impegnato al fianco di gruppi politici progressisti e, di fatto, opposti alla rete populista di Bannon. Andiamo dunque a vedere quale sia la reale partecipazione dei due principali influencer politici nella tornata elettorale prossima ventura.

George Soros

George Soros

Di Steve Bannon ci siamo già occupati il 26 giugno 2018. Eppure allora l’ex Capo Stratega non aveva ancora lanciato il suo progetto politico più ambizioso, ossia la creazione in Europa di una fondazione chiamata The Movement finalizzata ad organizzare una rivolta populista di destra. Annunciata sul sito The Daily Beasts a luglio, l’iniziativa intende raccogliere e coordinare i partiti anti-sistema e populisti che stanno sempre più affermandosi in Europa. Lo stesso Matteo Salvini vi ha già aderito formalmente, con Marine Le Pen Giorgia Meloni pronte a seguirlo, in un percorso a tappe forzate che vedrà Bannon viaggiare in prima persona lungo tutti gli stati europei per incontrare i leader sovranisti e formalizzare le adesioni.

Non mi è venuta l’idea finché Marine Le Pen mi ha invitato a parlare a Lille per il Front National,

spiega Bannon.

Le ho chiesto, “Cosa vuoi che dica?”. E la risposta fu, “Tutto ciò che devi dire è ‘Noi non siamo soli’”.

The Movement sarà impegnato a finanziare i partiti affiliati, a stilare proposte politiche, a incoraggiare ricerche su tematiche legate alla sensibilità dei gruppi coinvolti, e a scambiare competenze e capacità specifiche specialmente in vista della campagna elettorale. E così Bannon spera di costituire un supergruppo al Parlamento europeo che possa rappresentare più di un terzo degli eletti e che quindi abbia la possibilità reale di incidere sulle future politiche europee.

Secondo la visione di Bannon, The Movement avrebbe il compito di contrastare l’influenza dell’Open Society di Soros, la quale avrebbe già speso 32 miliardi di dollari dal 1984 ad oggi – soldi usati per sponsorizzare politiche progressiste e di sinistra. I partiti populisti di destra, invece, avrebbero poca disponibilità economica, afferma Bannon, e nonostante i grandi successi finora ottenuti, non avrebbero ancora espresso tutto il loro potenziale. Il caso italiano è alquanto emblematico:

Guardate il Movimento 5 Stelle e la Lega,

ha detto Bannon.

Hanno usato le loro proprie carte di credito! Ora guidano la settima economia più grande del mondo grazie alle loro carte di credito! It’s insane!

Con l’apporto organizzativo, finanziario e propagandistico offerto da The Movement, i gruppi populisti vedrebbero il loro potenziale fiorire interamente e i loro successi moltiplicarsi.

La sfida tra la nostra visione del mondo e quella propugnata da Soros deve essere combattuta ad armi pari,

ha affermato Bannon. E ha concluso:

Soros è un genio. È il male, ma è un genio.

Steve Bannon

Steve Bannon

Dal canto suo, George Soros ha impegnato grandi capitali per sponsorizzare e sovvenzionare politiche aderenti al proprio modo di vedere il mondo. Niente di occulto, per carità: la Open Society è trasparente, e pubblica ogni anno il bilancio delle spese sul proprio sito. Nondimeno, una certa attività lobbistica è pressoché inevitabile. Nel 2016, ad esempio, Soros è stato oggetto di un attacco hacker che ha sottratto migliaia di documenti privati dai suoi server. Tra questi ce n’era uno particolarmente rilevante intitolato Reliable allies in the European Parliament (2014-2019). Per la legislatura europea ancora in corso, quindi, la Open Society aveva stilato una lista degli eurodeputati affidabili: su un totale di 751 membri dell’europarlamento, 226 sono risultati essere alleati sicuri – gli italiani affidabili sono 14, di cui 13 facenti parte del PD. Oltre a fornire i contatti personali di ciascuno, il documento incoraggia la stessa Open Society a

costruire relazioni durature e fidate con questi eurodeputati.

Ma non è finita qua. Dopo l’annuncio di The Movement da parte di Steve Bannon, a luglio sulle colonne di Politico.eu è stato pubblicato un vero e proprio atto di accusa nei suoi confronti firmato da Patrick Gaspard. Gaspard è il presidente della Open Society Foundations, già direttore dell’Ufficio per gli affari politici della Casa Bianca sotto la presidenza di Barack Obama. Nel testo Gaspard attacca duramente Bannon accusandolo di cercare nuovi clienti paganti (gli europei) dopo la fine dell’esperienza alla Casa Bianca e a Breitbart News. The Movement è definito come un pericolo per la democrazia europea, il cui successo potrebbe paralizzare l’UE. Il background ideologico di Bannon sarebbe, in quest’ottica, un isolazionismo tossico e una politica identitaria pericolosa. Non ci sarebbe alcuna equivalenza tra la sua politica di parte e il nostro [dell’Open Society] supporto per l’impegno civico diretto alla inclusione democratica e all’eguale accesso alla giustizia. Conclude Gaspard:

La nostra visione intende aiutare l’Europa a restare unita […] utilizzando un approccio bottom-up, inclusivo delle culture e delle storie locali.

Patrick Gaspard

Patrick Gaspard

Bannon e Soros sono filosoficamente e politicamente agli antipodi: la lotta per l’Europa è destinata a durare a lungo, non solo fino alle elezioni di maggio ma anche durante tutta la prossima legislatura. Difficile però trovare una definizione chiara delle posizioni politiche di entrambi gli schieramenti. Destra o sinistra sembrano ormai categorie superate, se non altro per le molteplici definizioni di destra e di sinistra che si sono accumulate nel corso del tempo. Eppure il filosofo Massimo Cacciari ha riproposto questo schema nel suo appello pubblicato su Repubblica il 3 agosto, quando cioè ha parlato del

rischio che si formi il più vasto schieramento di destra dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Steve Bannon stesso, tuttavia, ha più volte detto che vorrebbe mettere insieme forze populiste di destra e di sinistra, senza una precisa connotazione ideologica ma tutte unite nella battaglia contro quello che lui chiama il Partito di Davos, e cioè le élite finanziarie transnazionali che non hanno interesse per i popoli e che formano una oligarchia finanziaria senza scrupoli, incurante dei reali interessi delle persone e interessata solamente ad arricchirsi.

Un’altra distinzione usata nel dibattito pubblico è quella fra globalisti e sovranisti, ove i primi sarebbero vicini a posizioni progressiste e tendenzialmente di sinistra, i secondi invece rappresenterebbero gruppi di destra. Come è possibile desumere da questa fortunata classificazione, è curioso notare il cambio di rotta della sinistra che, da posizioni no-global, ha infine fatto propria la bandiera della globalizzazione. Lo stesso Bannon ha intuito questa contraddizione quando, parlando con il regista Michael Moore, ha confessato:

Non capisco come voi liberal siate riusciti a farvi fregare da noi la rivoluzione populista. Doveva essere il vostro pane, ma per fortuna nessuno del Partito democratico lo ha capito. Voi liberal perdete sempre perché fate le battaglie a cuscinate, mentre noi puntiamo alla ferita mortale alla testa.

Una risposta sembra darla sempre Cacciari in una intervista rilasciata a L’Espresso a settembre:

Le forze socialiste sono crollate ovunque per la loro subalternità culturale a un modello in cui andava bene tutto: bene l’Europa, bene la moneta unica, bene l’allargamento. Bene, più di tutto, la globalizzazione. Questo spiega perché le forze tradizionali della sinistra europea siano smottate così rapidamente, uno sfaldamento così veloce. […] La conseguenza è stata una sinistra che vince nei centri storici e perde nelle periferie. Sinistra, hai perso il tuo popolo! Ti sei asserragliata in una acropoli, sotto non esisti più.

Michael Moore

Michael Moore

Ad ogni modo, il fronte sovranista raccolto sotto The Movement appare come un azzardato esperimento politico che, al contrario di quanto spesso viene evocato, sembra scongiurare qualsivoglia movimento europeo centrifugo, dal momento che dona un carattere europeo a visioni nazionali(ste) che, nel caso di vittoria, potrebbero perfino giungere a vedere l’Europa non più come il nemico da combattere ma la casa da (ri)costruire. In altri termini, l’incubo di staterelli divisi l’un l’altro da confini recintati e chiusi in un’autoreferenzialità nociva pare svanire di fronte a uno sforzo europeo comune.

Dall’altra parte c’è invece George Soros (rappresentante del fronte globalista), secondo cui l’Europa dovrebbe tenere aperti i confini, accogliere i migranti e donare loro opportunità di vita migliori. La mia stessa storia, racconta spesso Soros,

è quella di un sopravvissuto all’occupazione nazista che è fuggito dall’Ungheria comunista nel 1947 e che è stato accolto in Inghilterra. Mi è stata data l’opportunità di iniziare una nuova vita. Sono stato trattato con rispetto e gentilezza, e di questo sono grato.

A partire da questa dolorosa esperienza personale, Soros lotta costantemente per dare nuova prospettive a uomini e donne in fuga da condizioni invivibili. Le sue ricette sono, però, talvolta audaci. Ad esempio, il 26 settembre 2015 sul ProjectSyndacate ha pubblicato un commento in cui scriveva che

l’Ue deve accettare almeno un milione di richiedenti asilo l’anno nel prossimo futuro. E per farlo deve condividere il peso equamente […] Ovviamente servono adeguati aiuti finanziari. L’Ue dovrebbe garantire € 15.000 per ciascun richiedente asilo per ognuno dei primi due anni per contribuire a coprire i costi per l’alloggio, l’assistenza medica e l’istruzione – e per incentivare maggiormente gli Stati membri ad accettare i profughi.

Certo, la visione di Soros non riguarda solo i migranti, essendo invece più ampia e comprensiva. Ma è per l’appunto la non coincidenza dei valori progressisti con quelli della “destra” sovranista a rendere Bannon e Soros due nemici “mortali” che duellano per conquistare il cuore della vecchia Europa. La partita è aperta.



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