Ecco cosa sta per succedere all’Italia
di Ilaria Bifarini - 24/03/2020
Fonte: Ereticamente
Secondo l’Organizzazione mondiale del lavoro, il coronavirus provocherà 25 milioni di disoccupati con conseguenze più gravi della crisi economica del 2008. Cosa ne penserà l’economista Ilaria Bifarini? Guy Ryder, direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, in una dichiarazione riportata da Repubblica, ha detto che “i comparti più toccati saranno il turismo, i trasporti ma anche l’industria dell’automobile”. Secondo Ryder, “Sarà un crash-test di proporzioni inquietanti, ben peggiore di quello del 2008”. Insomma una vera e propria catastrofe nel mondo del lavoro. “È l’inizio di una nuova era, della scomparsa definitiva della classe media. Intanto con qualche miliardo i ricchissimi compreranno il mondo”, ha commentato Ilaria Bifarini (qui i suoi libri), economista bocconiana redenta. L’abbiamo intervistata.
L’intervista a Ilaria Bifarini
Quali sono i lavoratori che in Italia accuseranno di più la crisi economica che ci sta per investire? Chi ha più possibilità di salvarsi? Chi riuscirà a guadagnarci?
“Siamo di fronte a una crisi economica senza precedenti nella storia moderna. Credo che sia addirittura peggiore di una guerra, cui è stata paragonata. Durante i conflitti mondiali, infatti, esisteva comunque un’industria bellica a fare da traino. Oggi è fermo tutto, sia dal lato della produzione che della domanda. Resistono solo i consumi primari, quelli di generi alimentari. A farne le spese per primi saranno le partite Iva, i lavoratori autonomi, i commercianti, i ristoratori, i liberi professionisti, le agenzie immobiliari, i centri di benessere, le palestre, gli albergatori e tutto il fiorente settore del turismo italiano col suo indotto. Possiamo dire che gli unici a salvarsi, almeno per ora, saranno i dipendenti pubblici e i pensionati. A guadagnarci? Probabilmente i detentori del capitale, che a breve potranno fare shopping di quello che rimarrà del Paese a bassissimo prezzo, vista la inevitabile svalutazione sia degli immobili che degli asset produttivi e strategici”. “Una strategia mirata sul modello Whuan”.
Quali misure alternative si sarebbero potute prendere per non bloccare il Paese?
“Sarebbe stato più opportuno adottare una strategia mirata e non replicare il cosiddetto modello Whuan. La Cina, infatti, ha applicato il blocco a una sola regione, seppur popolosa come l’Italia, e non all’intero del Paese come abbiamo fatto noi. La loro economia ha continuato a produrre e a muoversi, seppur a ritmi rallentati, mentre noi abbiamo paralizzato l’intero Paese. Inoltre, visto il ritardo della Cina nel comunicare l’infezione, possiamo fidarci che sia stata davvero debellata da loro? Andavano fatti tamponi a tappeto, come in Korea, per individuare e isolare i contagiati. Inoltre, poiché i dati dell’ISS confermano che l’età media dei deceduti è di circa 80 anni e si tratta prevalentemente di persone con una o più patologie pregresse, per i ¾ di sesso maschile, occorreva effettuare una profilazione dei soggetti più a rischio e adottare misure specifiche per essi. Non si può fermare l’intero Paese, riservando ai bambini, che hanno un rischio pressoché nullo, le stesse restrizioni degli anziani, che anzi possono uscire a fare la spesa o per portare fuori il cane. Maggiore è l’esposizione al rischio, maggiori devono essere le restrizioni e anche le tutele. Sarebbe stato opportuno offrire alle persone più fragili al virus un servizio di consegna a domicilio di cibo e medicinali. Laddove necessario, mettere a disposizione degli alloggi per separare genitori e figli di età adulta, che possono contagiarsi all’interno dello stesso nucleo familiare. È illusorio e ingenuo credere che tra conviventi non avvenga il contagio. Le fasce più deboli hanno bisogno di maggiore protezione, questo è il compito dello Stato e non riservare lo stesso trattamento restrittivo a tutti”.
I primi a pagarne le spese secondo Ilaria Bifarini. È possibile che i prezzi dei beni di prima necessità aumentino? C’è anche la possibilità che alcuni prodotti diventino introvabili?
“Per la legge della domanda e dell’offerta che regola il mercato sì. È chiaro che se blocchi tutte le attività produttive prima o poi potrebbe verificarsi una situazione del genere. Inoltre il panico che si è diffuso tra la popolazione spinge a comportamenti istintivi, che aumentano la domanda di alcuni beni per la paura di non trovarli in futuro”.
Se la situazione non si sblocca velocemente, che fine faranno, tra poco, tutte quelle famiglie che non possono contare sui risparmi? La miseria potrebbe fare più vittime del virus?
“Credo che sia stata innescata una bomba a orologeria. Secondo le stime la disoccupazione italiana, che era finalmente scesa sotto il 10%, arriverà al 20%. Io credo che potrebbe andare ben oltre, considerato che il solo turismo offre il 6% dell’occupazione totale nazionale. Molte aziende ed esercizi commerciali costretti a interrompere la loro attività non riapriranno più. A pagarne le spese per primi saranno tutti quei lavoratori, per lo più giovani e precari, della ristorazione, del commercio e delle PMI. I primi a essere licenziati saranno loro, senza poter contare su risparmi messi da parte, dovranno tornare a vivere con i propri genitori, laddove ne abbiano la possibilità, non potendo più permettersi un affitto, un’abitazione autonoma. Poi sarà la volta dei loro datori di lavoratori che, esauriti gli eventuali risparmi, senza un flusso di liquidità non potranno più sostenere i costi fissi e gli investimenti fatti per la loro attività. Insomma, sarà un effetto domino che travolgerà tutti”.
Ilaria Bifarini: “25 miliardi del governo? Acqua fresca” Mica rischiamo rivolte popolari? “Quando la povertà si diffonde a tutti gli strati sociali, la situazione diventa fuori controllo. Per il momento viene potenziata la presenza delle forze dell’ordine e addirittura è previsto l’esercito in strada. Ma siamo di fronte a una situazione inedita, imprevedibile”. Quanto ci aiuteranno i 25 miliardi stanziati dal governo? “Acqua fresca, purtroppo. Secondo una stima del centro di ricerche Cerved, se questa situazione dovesse protrarsi fino a maggio –ma ormai sembra un’ipotesi irrealistica- la perdita stimata per il nostro tessuto produttivo sarebbe di 275 miliardi di €, nel periodo 2020/2021. Nel caso in cui invece questa situazione di emergenza dovesse durare fino a dicembre la perdita totale ammonterebbe a 641 miliardi. Ma queste previsioni sono state fatte prima dell’ulteriore stretta delle restrizioni. D’altronde tutta l’economia è ferma, a parte il comparto alimentare, cosa dobbiamo aspettarci?”.
L’Italia tornerà a essere quella che è stata fino a un mese fa?
“Per un’economia già fragile come la nostra, con un Pil quasi immobile da anni, già vicina alla recessione, questo sarà il colpo di grazia. Abbiamo un debito pubblico già elevatissimo ed è possibile che vengano applicate le misure già sperimentate in Grecia dalla Troika. Difficile trovare soluzioni per uscire fuori da questo disastro annunciato: una volta distrutta l’economia reale, il tessuto produttivo nazionale e quella rete di PMI che da sempre rappresenta il cuore pulsante nazionale, dell’Italia rimarrà ben poco. Anche il turismo, da sempre nostro settore trainante, faticherà molto a riprendersi, sia per il danno d’immagine che l’Italia ha subito più di altri, sia per un inevitabile e prolungato rallentamento dei viaggi a livello mondiale. Come magra consolazione possiamo dire che neanche per il resto delle economie avanzate la situazione tornerà come prima, ma, sfortunatamente, saremo noi a pagare il prezzo più alto”.