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Ecologia politica

di Pierluigi Fagan - 13/10/2019

Ecologia politica

Fonte: Pierluigi Fagan

Come popolazione umana, l’unica specie che ormai non ha più alcun competitor a frenarne l’espansione, siamo aumentati di quattro volte in centoventi anni, di due volte in appena settanta. Di tre volte, nello stesso periodo, sono aumentate quelle forme di organizzazione politica che chiamiamo Stati. Non ci sono statistiche in merito ma è facilmente immaginabile ci sia stata anche una inflazione di imprese, private e pubbliche.
All’interno di questo movimento quantitativo, infatti, ve ne è stato anche uno qualitativo che ha portato e sta sempre più portando parti del mondo ad usare le forme dell’economia moderna in un variegato modo di relazioni con la politica. Ma al di là delle varie forme di rapporto tra economia – finanza e politica, le forme dell’economia moderna sono pur sempre l’applicazione di tecnica, scienza e capitale al fine di produrre prodotti (del tutto naturali o del tutto artificiali o più spesso vie di mezzo) o prestazioni. Quando miliardi di umani -oggi 7,8- organizzati in Stati ed organizzazioni, non importa se pubbliche o private, adottano in forme così estese le forme dell’economia moderna, che oltretutto crea un mercato di mercati ovvero un meta mercato planetario, vuol dire che si sta creando una nuova situazione nel rapporto tra specie umana e pianeta.
La nuova situazione porta una serie di nuove questioni. 1) Il problema dell'alimentazione del processo economico, sia in termini di materie, sia di energie, sia di capitali, sia di idee. Le idee sono merce abbondante nei Paesi-economie di più recente sviluppo poiché c’è solo da copiare cosa è avvenuto nei Paesi già sviluppati e farlo. Molte sono anche vere e proprie necessità di una teoria dei bisogni elementare (case, strade, vestiti, cibo, acqua, medicine etc.). I Paesi sviluppati e soprattutto gli iper-sviluppati invece, hanno margini di idee da convertire in produzioni sempre più risicato. Tutto ciò comunque, aumenta a dismisura l’impatto ambientale in vario modo. 2) La fase della produzione, porta a produrre cose e scarti di produzione; 3) La fase della distribuzione porta a generare ulteriori impatti; 4) La fase del consumo normale anche, ma questa fase nei paesi sviluppati ed ipersviluppati, porta ad un iper-consumo e quindi ad un iper-impatto aggiuntivo.
L’intera questione impatta concettualmente sulla stabilità stessa delle varie società poiché il benessere economico viene –più o meno ed in vario modo- convertito in benessere famigliare ed individuale. Impatta sulla relazione tra società-Paesi solitamente tra loro in più o meno motivata concorrenza. Poiché la potenza economica è convertita spesso in potenza militare o anche solo potenza politica, essa diventa geo-economia ovvero variabile della geo-politica. Infine, tutto l’ambaradan impatta ecologicamente sul pianeta ovvero sul contesto in cui si svolge l’esistenza personale e delle nazioni, la vita umana.
L’ecologia è disciplina che non ha più di sessanta anni salvo le sempre possibili intuizioni anticipanti che si possono qui e lì rinvenire. Oltretutto, per lungo tempo, è stata disciplina da scantinato, sia perché per lo più si riferiva a constatazioni che però diventavano problemi seri solo in previsione, sia perché a nessuno fa piacere esser disturbato da previsioni negative ed ansiogene (effetto Cassandra), sia perché tali previsioni disturbanti attaccavano nei fondamenti le forme dell’economia moderna, sia perché era in corso prima la guerra fredda, poi la fine della storia con conati globalizzanti, poi geo-economia con inizi di sviluppo di Paesi prima marginali su cui oltretutto si riversava la potenza investitrice di quelli iper-sviluppati e quindi nessuno voleva prestare attenzione ad annunci allarmanti o critici, c'era altro da fare.
In più, perché l’ideologia liberale, quella marxista e spesso quella religiosa (quantomeno nei tre monoteismi) non prevedono affatto questo tipo di problemi e quindi non hanno nulla di sensato da dire a riguardo. Non avendo nulla da dire, tendono a minimizzare l’esistenza della problematica poiché una ideologia che non “risolve problemi”, non ha ragioni di svolgere il suo ruolo guida. In più, l’ecologia è disciplina che ha a che fare eminentemente con cose e fenomeni complessi, non riducibili, non facilmente determinabili, probabilistici, difficilmente infilabili in modelli certi, tutta roba che esonda dalle nostre comuni concezioni di scienza. Per questo motivo è intrinsecamente multi-inter-trans disciplinare forma del tutto ortogonale alla forma dominante le conoscenza umana del XXI secolo. Ortogonale significa alternativa quindi disturbante i criteri fondamentali del sapere che organizzano il mondo dei sapienti ed a valle tutti gli altri, incluse le opinioni pubbliche che come al solito, risentono con scarsa autonomia di tutto il soprastante.
In più, l'ambito culturale occidentale, sull'argomento, ha problemi specifici particolarmente sensibili per via della genitorialità del sistema di economia moderna che qui da noi ha anche più ampie funzioni ordinative. E' una specie di argomento da crisi ontologica, roba da rimuovere ostinatamente. poiché apre gravissimi dendrogrammi con n-forcazioni di conflitti di interessi.
Se quindi, economia politica, sociologia, antropologia, economia, storia, politica, etica e filosofia generale, scienze affermate e religioni, non hanno facilità di relazione con l’argomento, è facile che l’argomento venga tenuto nello scantinato. Almeno fino a che l’oggetto dell’argomento non fa capolino dallo scantinato e ci interroga trovandoci gravemente impreparati, come si sta verificando in questi ultimi tempi in cui si manifestano epidemie di ignoranza cognitiva che se non preoccupassero per i contenuti, sarebbero anche un divertente spettacolo per un sociologo della conoscenza.
Tutto ciò per l'ecologia ma viepiù per l'ecologia politica ovvero da che punto di vista analizziamo cose, le giudichiamo, pensiamo di farvi fronte.
In via prioritaria quindi, si pone un problema di aggiornamento software delle nostre immagini di mondo, di ciò che sappiamo, di ciò che ci aiuta a pensare, concetti, relazioni tra concetti, logiche, sistemi di pensiero. E’ già capitato molte volte nella nostra storia non c’è da meravigliarsi. Coi fisici di Mileto ai tempi del dominio della mitologia, con vari sviluppi di paleo-scienza e filosofia nel tempo greco, poi di altre discipline al tempo greco-romano, poi al tempo del dominio medioevale di Dio e dei teologi, poi al crollo ordinatvo di quella credenza quando gli uomini si sono messi tutti a fare cose, da cui la nascita della scienza moderna, del razionalismo, poi l’Illuminismo e tanto e tanto altro. Il pensiero ci aiuta ad adattarci al mondo (modificando noi e le nostre forme di vita associata)) e cambia il mondo (aiutandoci a modificarlo). i sistemi di pensiero cambiano e debbono esser cambiati ogni tanto perché il mondo cambia sempre, ma a volta di più o più velocemente.
Segnalo quindi quattro libri, [Il pianeta umano. Come abbiamo creato l'Antropocene, Simon L. Lewis; La Grande accelerazione, J. R. McNeill, Peter Engelke; Antropocene o capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nella crisi planetaria, Jason W. Moore; Il principio responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica, Hans Jonas] di cui uno di filosofia, sul vasto campo di questo argomento, così, solo per segnalare un possibile inizio di processo di aggiornamento software mentale Sarebbe carino se chi vuole, ne segnalasse altri, con due righe di descrizione. Mi manterrei sul generale però, eviterei secondi e terzi livelli di approfondimento, resterei al primo livello. Parafraserei le definizioni di economia di Robbins: “Libri che aiutino ad inquadrare il tema in generale stante il fatto che ognuno di noi ha tempo scarso applicabile ad usi alternativi.”
E’ un servizio di pubblica utilità, segnalare barchette per navigare nel vasto oceano dell’ignoranza che ci circonda prima di affogare tutti convinti che “in verità non c’è alcun problema” o che “la tecnologia risolverà ogni cosa”; “il problema è il capitalismo” o che “Dio non può averci creato per farci distruggere la sua creazione”.
[Avendo pubblica utilità, viepiù posterete libri in argomento, si invita a condividere il post come forma di auto-aiuto alla formazione dell'opinione generale da cui tutti dipendiamo. Inclusi coloro che tendono a manipolare le opinioni sull'argomento. E' una forma di "politica" ...]