Elementi di complottologia
di Livio Cadè - 17/09/2023
Fonte: Ereticamente
Definizione preliminare
La complottologia, com’è noto, è la ricerca della verità nascosta dietro le apparenze, il tentativo di far luce su ciò che è coperto da una qualche segretezza, naturale o artificiale, ovvero il cosiddetto “sollevare il velo di Maya”. È lo sforzo di andare oltre la fenomenologia e scoprire la realtà che precede, sottende, determina i fatti. Potremmo dire che la complottologia sta ai dati immediati della coscienza come l’eziologia sta ai sintomi. È quindi essenzialmente uno studio delle cause.
Origine ed etimologia
La complottologia nasce con l’uomo, costituisce il fondamento imprescindibile del suo pensiero. È espressione di un dubbio o sospetto originario sulla natura di ciò che sta all’origine degli eventi fisici e mentali. Da essa nascono la religione, la filosofia, la scienza, la psicologia. La parola viene presumibilmente da plot, intreccio, trama, disegno. Ha quindi una stretta affinità con le parole sanscrite sutra (filo) e tantra (trama), in quanto rappresentazione ideale di un ordito che unisce tra loro i vari elementi del reale.
Fondamento incerto
La complottologia si fonda sull’idea che tutto ciò che accade si possa spiegare individuandone l’origine, la ragione, il movente, il fine, ossia la sua causa in senso lato. ‘Causalità’ significa che una cosa si manifesta solo a determinate condizioni che la precedono. Tuttavia, è un concetto che accettiamo solo per ragioni pratiche, senza potercelo spiegare esattamente. Per capirlo dovremmo cercarne la causa. Ma così daremmo per scontato quello che dovremmo dimostrare, cadendo nel medesimo circolo vizioso in cui cadde Hume quando mise in dubbio il principio di causalità pensando fosse causato dall’abitudine.
Il limite
La complottologia abbraccia teoricamente ogni campo della realtà. Si ferma solo davanti al mistero dell’essere, in quanto non può scorgervi alcuna causa. Se infatti vi fosse qualcosa che precede l’essere e lo determina, questa causa sarebbe ancora un essere. L’ipotesi di una Causa sui, di un Essere che è origine e fine a sé stesso, è perciò il limite ultimo della complottologia, ma anche ciò che le permette di evitare un regressus in infinitum.
Il metodo
La complottologia può essere ipotetica o dimostrativa, ossia basarsi su congetture o su prove evidenti. Per le sue operazioni si avvale di strumenti quali l’inferenza, la memoria, l’immaginazione, l’intuito, la credenza. Occorre distinguerla dalla paranoia, che ne rappresenta una degenerazione patologica. Il pensiero complottologico implica una scrupolosa indagine sui dati della realtà. Benché poggi sull’osservazione empirica, la deve necessariamente trascendere, poiché la mera percezione di oggetti fisici o mentali non ne chiarisce le cause e le ragioni.
Vizio di forma
La complottologia non è solo ricerca di risposte ma anche il saper porre le domande giuste. Prendiamo questo classico problema: “vien prima l’uovo o la gallina?”. Ovvero, è l’uovo che causa la gallina o viceversa? Alcuni sostengono che l’atto precede la potenza, e che quindi la gallina vien prima dell’uovo, altri sostengono il contrario. Si tratta qui di riconoscere un vizio di forma. Non possiamo chiedere semplicemente: “cosa viene prima?”. Prima e dopo sono infatti concetti relativi. Quindi, chiedendo “cosa viene prima?” dobbiamo specificare se intendiamo prima della gallina o prima dell’uovo. Nel primo caso la risposta sarà: la gallina. Nel secondo, l’uovo.
L’inconscio
Qual è il soggetto della complottologia? Si direbbe la nostra coscienza, che dall’osservazione dei fatti trae informazioni, associazioni mentali, conclusioni. Ma la moderna complottologia psicologica, riproponendo in fondo un certo pensiero magico-mitologico, immagina dietro la coscienza l’esistenza di forze cui dà il nome di Es, Super-Io, narcisismo, rimozione, sublimazione ecc. Queste forze determinerebbero inconsce spinte pulsionali o inconsci meccanismi di difesa che noi scambiamo per atti coscienti.
Il cervello
La complottologia neurologica, da parte sua, vede nella coscienza un effetto della chimica e dell’elettricità del cervello. Tali ipotesi sono in sé paradossali, in quanto rendono la coscienza un epifenomeno di cause inconsce, ossia una ‘coscienza incosciente’. Tuttavia, potremmo legittimamente rovesciare tale prospettiva e immaginare che l’inconscio sia un epifenomeno della coscienza, sedimento di atti coscienti ripetuti fino a diventare pulsioni, riflessi condizionati, strutture neuronali e sinapsi.
Oggetto della complottologia
Tutto può essere oggetto di esame complottologico. Qual è la causa del mondo? Cosa sta dietro i fenomeni naturali? Come nasce l’uomo? Questi sono i primi, fondamentali interrogativi cui la complottologia cerca di rispondere. Non meno cruciali sono i problemi connessi al male, alla sofferenza, alla malattia, alla morte, o i grandi temi storici, come la povertà, le guerre, le discriminazioni sociali ecc., spaziando dalle grandi cause metafisiche alle cause psicologiche e morali. Queste ultime vengono comunemente definite ‘responsabilità’ e possono riferirsi a gruppi di potere o a singoli individui: banchieri, speculatori, politici, ‘filantropi’ ecc.
Idealità e materialità
Nella sua ricerca delle cause la complottologia mostra storicamente due tendenze opposte. La prima, idealistica, attribuisce ai fenomeni della percezione e della ideazione cause immateriali: Dio, l’anima, le Idee, gli archetipi ecc. È una complottologia di natura essenzialmente ipotetica, ricchissima di argomenti logici, intuitivi e immaginativi. La seconda ha invece carattere materialistico, le basta supporre cause naturali. Pur implicando aspetti congetturali e immaginativi (ad esempio l’esistenza degli atomi) si basa prevalentemente su dimostrazioni sperimentali. Da lei nasce la nostra moderna metodologia scientifica.
Il benessere
Non dobbiamo pensare però che la complottologia sia mera aspirazione a un sapere teorico. Essa si prefigge, come ogni attività umana, di curare i mali dell’esistenza. La complottologia religiosa, che crede nell’anima, nei peccati e nel diavolo, proporrà rimedi morali e spirituali. La complottologia medica, che crede in virus, microbi, anomalie genetiche ecc., offrirà rimedi farmacologici. Vi sono però complottologi secondo i quali proprio la moralità è causa di sofferenza, e altri pensano siano proprio i medici e le medicine la principale causa di malattie e di morte (diceva Pitigrilli: «la medicina è l’arte di condurci con parole greche all’estrema dimora»).
La storia
Uno dei capitoli più misteriosi nella storia della complottologia è proprio la storia. Infatti, la storia si occupa di ciò che è passato, quindi di ciò che non esiste. Attraverso una ricostruzione della memoria, lacunosa e non sempre imparziale, si può descrivere ciò che è successo. Ma individuarne le cause è quasi impossibile. Le stesse ragioni che hanno influenzato la nostra storia personale ci restano in gran parte ignote. Come possiamo dunque presumere di conoscere le cause che hanno segnato il destino di nazioni e popoli interi? Per questo motivo la complottologia storica è intessuta di credenze, leggende, miti, di pregiudizi e opinioni incerte. Oppure di presunte certezze, dettate in realtà da convenienze e interessi particolari.
Dogmatismo
Questo introduce un tema di estrema gravità. La complottologia, nel suo sforzo di superare le apparenze, dovrebbe infatti essere incline al dubbio, pronta a sospettare anche di sé stessa. Purtroppo la nostra società ha invece sviluppato nel tempo una complottologia dogmatica – espressione di autorità sacerdotali, scientifiche e politiche – che rifiuta di porre in discussione i propri contenuti. È evidente che tali dogmatismi non hanno come fine la ricerca della verità – che anzi osteggiano – ma l’esercizio di un controllo sulle coscienze.
Ufficialità
Sono numerosi, nella storia, gli esempi di contrapposizione tra le istituzioni preposte alla difesa di questo establishment intellettuale e frange ‘ribelli’ che rivendicano il diritto a una complottologia indipendente. Da sempre il Potere impone i suoi teoremi con la forza e ne protegge la stabilità con la repressione e la brutalità. Non diversamente agisce oggi la nostra democrazia borghese nell’imporre le sue ‘versioni ufficiali’, la sua arrogante ortodossia – il cosiddetto pensiero unico o mainstream – incurante di ogni dichiarato ideale di tolleranza e rispetto delle opinioni altrui.
Un caso emblematico
Basti ricordare, a titolo d’esempio, come la recente divergenza d’opinioni in materia di virus, contagi, misure profilattiche, vaccini ecc. abbia portato a forme di violenza totalitaria, a una dispotica interdizione del dissenso, a forme estese e pervasive di censura e di controllo poliziesco, a indottrinamenti mediatici, a sanzioni di carattere economico e sociale, a gogne morali per quelli che esprimevano pensieri eterodossi. Questo è il tipico modus operandi della complottologia ufficiale.
Responsabilità delle masse
Si tratti di un attentato terroristico, di un’influenza stagionale, del cosiddetto climate change, della guerra in Ucraina ecc., l’importante è impedire all’uomo di elaborare liberamente un proprio pensiero, di accedere a dati, notizie, fatti che gli permetterebbero di maturare una personale visione delle cause, dei moventi ecc. E va detto che l’atteggiamento di credulità, di cieca fiducia nell’autorità mostrato dalla gente, è complice di questa coercizione mentale, ne è anzi la prima causa. La passività intellettuale delle masse rappresenta l’assoluta negazione di quell’attitudine al dubbio, al libero esame, che è il cuore della vera complottologia.
Emotività
Le ragioni di questo atteggiamento supino e colpevole vanno probabilmente ricercate in alcuni fondamentali problemi che fin dal suo inizio hanno condizionato la complottologia. Se infatti osserviamo le spiegazioni che i nostri antenati davano dei fenomeni naturali, di quel mondo esterno, oscuro e imprevedibile che sempre ha minacciato la vita dell’uomo, le vedremo sempre dominate, più che da necessità logiche, da ragioni emotive e irrazionali.
Demonologia
Una complottologia primitiva immaginava, dietro le ostili forze della natura, esseri invisibili e potenti, che l’uomo poteva ingraziarsi attraverso sacrifici, rituali magici, osservando delle leggi che si presumeva emanassero da entità sovrumane. Questa forma di demonologia, basata sulla paura degli elementi naturali e sul desiderio di controllarli, è giunta fino a noi sostanzialmente immutata, insieme alla casta sacerdotale che funge da mediatrice tra l’uomo e i demoni.
Evoluzione scientista
Il suo impianto teoretico, sedimentato nell’immaginario religioso e cristallizzato in formule dogmatiche, è stato ereditato dalla nostra mentalità scientifica. Così, oggi parliamo di forza gravitazionale, di forza elettromagnetica, di forza nucleare debole e di forza nucleare forte come cause di tutti i fenomeni fisici. La scienza ha conservato della tradizionale demonologia il carattere apodittico e affabulante. E gli scienziati surrogano oggi la figura del sacerdote, dello sciamano, del profeta. Questo ci costringe a considerare alcuni aspetti nuovi e problematici della complottologia contemporanea.
L’idea di Dio
Innanzitutto dobbiamo riconoscere come una certa complottologia religiosa già da tempo abbia superato la congerie demonologica o politeistica e ipotizzato una Causa Unica (Dio, Tao, Brahman ecc.) che assicura all’universo un’interna coerenza. La scienza è invece ancora bloccata a uno stadio demonologico, alla credenza in forze diverse che governano il mondo. Ha semplicemente trasformato le antiche entità magiche in leggi e regolarità naturali. Dietro l’esistenza dell’uomo non suppone un alito divino (che, visti i risultati, alcuni credono fiato sprecato) ma forze evolutive che hanno fatto lentamente progredire la materia inorganica verso l’auto-coscienza.
L’immagine del mondo
Questa rivoluzione complottologica ha sgretolato la nostra visione della vita, ne ha eroso i comuni ideali filosofici e religiosi. Inoltre, immaginare che le cose siano flussi di elettroni e di particelle contraddice la nostra familiare immagine del mondo, fatta di alberi, sedie, persone ecc., getta un’ombra di sospetto sulle nostre radicate convinzioni, ne denuncia la fondamentale ingenuità, ci induce a mutare radicalmente la nostra idea di realtà.
Elettrone o Dio?
A considerare la questione obiettivamente, potremmo tuttavia affermare che l’esistenza di un elettrone è per noi reale e immaginabile – o inimmaginabile – né più né meno dell’esistenza di Dio. Deduciamo l’una da equazioni matematiche, l’altra da equazioni metafisiche. Perché dunque dovrei rinunciare a Dio per l’elettrone? Dio spiega la mia coscienza, la bellezza di un fiore, l’ordine del creato, la poesia, l’amore. L’elettrone non spiega nulla di tutto ciò. L’ipotesi di Dio spiega la trascendenza che avverto nel mondo delle idee e dell’etica rispetto al mondo dei fatti, l’elettrone no. Dio spiega l’elettrone, ma non viceversa.
Dio o evoluzione?
La complottologia evolutiva, dal canto suo, non è a priori incompatibile con una concezione spirituale del mondo. Lo diventa però quando, dietro il cervello di un Platone o di un Einstein, immagina meccanismi ciechi e probabilistici, moti disordinati e senza vita di atomi dai quali escono, non si capisce come, un ordine cosmico, la vita, la coscienza. Si cerca in genere di nascondere il carattere inverosimile di tale ipotesi spalmandola su ere di tempo umanamente inimmaginabili, nelle quali sembra possibile persino che un sasso metta le ali. Ma un buon complottologo troverà una simile congettura sempre meno convincente di quella che vede Dio creare l’universo, l’uomo e la sua anima.
Statistica
La scienza si basa su proiezioni statistiche, su calcoli di probabilità e grandi numeri. Ma questo tipo di congetture potrebbe smentire le stesse ipotesi evoluzionistiche. Come potrebbero una Divina Commedia o una Messa in si minore di Bach nascere da fortuite collisioni di atomi? Non basterebbero cento miliardi anni. È come credere che, mescolando un mazzo di Tarocchi, le sue 78 carte possano disporsi in ordine perfetto di numero e di seme, come aspettarsi che buttando un milione di dadi escano un milione di 6, o che migliaia di bollicine, staccandosi dal fondo di una pentola d’acqua in ebollizione, si dispongano a formare un insieme di perfetti cerchi concentrici.
Cause miracolose?
Questi risultati straordinari dovrebbero per altro ripetersi fino a diventare fenomeni stabili e prevedibili. Il che pare francamente impossibile senza un’intelligenza di qualche tipo che li governi. E mi sembra contraddittorio rifiutare l’ipotesi di un ‘disegno intelligente’ basandosi su considerazioni intelligenti. La stessa idea secondo cui “l’evoluzione non segue un piano ma procede per tentativi ed errori” mi sembra supporre un disegno, un modello, senza il quale la frase non avrebbe senso. Perciò, diceva l’ateo Cioran, “quando sento Bach io credo”. Per andare dal magma inorganico a Bach o a Dante, più che un moto stocastico di oggetti, una catena di cause aleatorie, appare infatti necessaria una serie di miracoli intelligenti e ripetuti.
I valori
Alcuni complottologi moderni vedono nei valori dello spirito – estetici, morali, filosofici – dei meri costrutti umani, spogli di ogni trascendenza, e ne suppongono la causa in un adattamento all’ambiente. Altri immaginano un universo retto dall’entropia, dove tutto tenderebbe a un progressivo disordine. In effetti l’arte e la cultura moderna potrebbero giustificare una tale supposizione. Ma come si spiega che in passato l’uomo sia stato capace di sviluppare tanti artifici così meravigliosamente ordinati? Per altro, se la vita fosse solo questione di adattamento all’ambiente, la cosiddetta evoluzione sarebbe in realtà un’involuzione. Batteri e microrganismi rappresentano infatti una capacità di adattamento decisamente superiore alla nostra.
Parcellazione della realtà
Il pericolo della complottologia moderna è di perdere di vista il quadro generale, osservando solo sparsi frammenti di realtà. Un tizio che osservasse al microscopio una tela di Leonardo o Raffaello vedrebbe forse corpi di umani, occhi, labbra, sorrisi, animali, case alberi, montagne? Certamente no. Si potrebbe anche dire di una Sinfonia di Mozart che contiene un 13% di fa diesis, un 12% di si bemolle ecc., che l’oboe suona per un 55% della durata complessiva ecc., ma questo non permetterebbe certo di comprenderne il senso e la bellezza.
Tecnologia
Sicuramente la moderna complottologia scientifica ha impresso un progresso sorprendente alla nostra conoscenza del mondo fisico. Inoltre, attraverso le sue applicazioni al mondo della tecnica, ha in parte appagato l’antico sogno dell’uomo di dominare la natura. Ma questo non significa che abbia compreso la realtà in cui viviamo. Anzi, le sue teorie possono darcene un’idea totalmente falsa. Si sa che gli scienziati sono distratti. Dimenticano di considerare l’essenziale. A ciò si aggiunga oggi l’affermarsi di una scienza e di una tecnologia che solo complottologi sprovveduti potrebbero ancora credere al servizio dell’umanità. È senz’altro più probabile che i nuovi sviluppi in questi campi portino a una rapida disumanizzazione.
Fine della complottologia?
In sostanza, assistiamo oggi al predominio di un dogmatismo tecno-scientifico che, attraverso una demonologia ancora basata su ignoranza e paura, controlla e sfrutta le masse. E, anche grazie a l’eccezionale condizionamento mass-mediatico, questo potrebbe portare la genuina complottologia a un tragico declino. Ne resterebbero solo le rigide e artefatte forme istituzionali, sempre più asservite a ragioni economiche e politiche. L’umanità si ridurrebbe a un’accozzaglia di individui che seguono le opinioni altrui senza sapere il perché, che scuotono la testa per dire sì o no come marionette, che come pulcini aprono il becco (cioè il cervello) aspettando che l’informazione ufficiale vi infili qualcosa di verminoso.
Complottologia come difesa dell’uomo
Tuttavia, nutro ancora la fiducia che alcuni onesti complottologi resisteranno alle angherie e ai soprusi del Potere, mantenendo viva la fiamma di questa nobile disciplina. Non importa se dirigeranno le loro facoltà critiche sull’allunaggio, gli ufo, la CIA, i virus, i fantasmi, gli OGM, il 5g, la terra piatta. L’importante è conservare quel diffidare delle apparenze che ci salva dal pericolo d’esser trasformati in macchine, in algoritmi. Perché nessuna intelligenza artificiale potrà mai riprodurre nei suoi circuiti lo scetticismo umano, la libertà di dubitare e la passione per la verità. Mai potrà avere in sé il fuoco della vera complottologia.