Ellul: la fede come resistenza al dominio della tecnologia
di Mauro Magatti - 11/03/2025
Fonte: Avvenire
Pubblichiamo ampi stralci dell’articolo “Ellul, il cristianesimo come religione della libertà”, scritto dal sociologo dell’Università Cattolica Mauro Magatti per il numero 1 del 2025 di “Vita e Pensiero”, rivista bimestrale dell’ateneo. L’articolo fa parte di un “Focus” tematico in cui il filosofo Roberto Presilla riflette sulla domanda “La società tecnologica senza Dio?”, l’artista Raul Gabriel dà la sua chiave di lettura su “L’IA e il destino dell’uomo”, mentre il coordinatore della rivista Roberto Righetto mette al centro “Teilhard de Chardin e il destino del cosmo” a 70 anni dalla morte del teologo. Tra gli altri contributi, che spaziano dalla geopolitica alla spiritualità, viene pubblicata una riflessione inedita per l’Italia del filosofo Karl Löwith sui bombardamenti di Hiroshima a Nagasaki, avvenuti 80 anni fa.
A trent’anni di distanza dalla sua morte, Jacques Ellul (1912-1994) – filosofo, sociologo e teologo francese – rimane un punto di riferimento non solo per la sua riflessione critica sulla società contemporanea, ma anche per la sua testimonianza di intellettuale cristiano capace di fondare sulla fede l’idea di libertà e resistenza. È infatti proprio nella fede – vista come spazio di autonomia interiore e apertura trascendente che la tecnica non può raggiungere – che Ellul vede un’alternativa alle spinte all’alienazione e all’oppressione tipiche delle società avanzate. In un’epoca di passioni tristi, il cristianesimo, per Ellul, è un atto di resistenza contro l’ideologia della società tecnologica.
La tecnica non è mai un fatto neutrale. Al contrario, si tratta di un fenomeno che modifica il contesto sociale e culturale e con esso i valori e i comportamenti sociali. A partire da questa premessa, Ellul centra il suo ragionamento sull’idea di “società tecnologica” per descrivere una civiltà in cui la tecnologia diventa il principio organizzativo centrale. La società contemporanea si caratterizza infatti per il suo “determinismo tecnico”, dove l’efficienza e la produttività sono i criteri supremi di valore, troppo spesso a discapito della dimensione spirituale. Tale affermazione si basa sulla fondamentale distinzione che Ellul opera tra tecnica – intesa come capacità umana presente sin dall’origine del processo di ominizzazione grazie alla quale l’uomo crea strumenti per potenziare la propria azione – e sistema tecnico che si costituisce solo nel corso della modernità. Generalizzando il modello della fabbrica, il “sistema tecnico” descrive quella situazione nella quale i singoli dispositivi vengono collegati a ulteriori dispositivi, «diventando così dipendenti dall’insieme dei fattori tecnici prima di essere in rapporto con elementi non tecnici». (...)
Nella contemporaneità, la rete dei soggetti (imprese, banche, burocrazie, università, associazione), dei dispositivi (automobili, cellulari, pc, carte di credito, elettrodomestici) e degli apparati infrastrutturali (autostrade, aeroporti, banda larga, condotte elettriche, codici contrattuali, rete finanziaria) forma, ben al di là dei luoghi della sfera della produzione, una configurazione in cui la conoscenza si struttura secondo una pura logica strumentale, sistemica e codificabile, sulla base di procedure standard che rendono possibile la produzione e lo scambio tra un numero molto elevato di individui, culturalmente e spazialmente delocalizzati (al limite sull’intero spazio planetario). Un “sistema” che riduce il sapere a forma di conoscenza specializzata, a metà strada tra apprendimento operativo (trasmissibile mediante linguaggi e procedure codificate) e condotte sociali di tipo imitativo. (..)
Ellul ritiene che il messaggio biblico – visto come un invito alla compassione, all’amore per il prossimo e al distacco dai valori materiali – delinei un’etica di vita che si oppone alla logica del potere, della violenza e della tecnica. In questa prospettiva, Ellul si colloca nella scia di altri autori cristiani (Bonhoeffer, Tillich, Niebuhr, Illich, Mounier, Berdjaev, Weil, Stringfellow) che, nel corso del Novecento, hanno sviluppato un approccio critico alla modernità non in chiave nostalgica (verso un passato perduto), ma prospettica (verso un futuro ancora da raggiungere) a partire dalle risorse di libertà e autenticità messe a disposizione dalla fede. Protestante, Ellul attribuisce centralità alla coscienza individuale, alla lettura diretta della Bibbia e al rapporto personale con Dio. La fede viene vista come un impegno attivo e una sfida alla società e alle sue strutture oppressive. E il cristianesimo viene interpretato come risposta personale al senso di alienazione tipico della società moderna e via verso l’autenticità. La critica di Ellul ruota attorno al dominio del materialismo e al vuoto spirituale della società contemporanea, per arrivare a proporre il cristianesimo come alternativa di senso. Ellul ha una visione realista del peccato e dei limiti umani e una certa diffidenza verso le ideologie di progresso e i poteri mondani. Anche per questo egli mantiene una certa distanza dalle istituzioni tipiche della modernità, a partire dallo Stato, che promettono progresso e benessere, ma che spesso riducono la libertà e l’umanità. Come Ivan Illich, egli propone una visione cristiana che valorizza comunità,autenticità e libertà individuale.
Vicino a Emmanuel Mounier e al personalismo, Ellul mette al centro del suo pensiero la persona umana. Nella convinzione che il cristianesimo abbia un ruolo importante da giocare nel difendere la persona contro le forze impersonali. Il cristianesimo di Ellul si distingue per la sua natura radicale e controculturale, incentrata sulla libertà e l’autenticità della fede. Al centro della sua visione c’è la risposta personale a Dio. Essere cristiani significa rispondere alla chiamata di Dio in modo unico e irripetibile, impegnandosi in una vita di amore e servizio. Questo richiede coraggio e autenticità, poiché implica andare controcorrente rispetto ai valori dominanti. Ellul crede nell’importanza della responsabilità individuale, vedendo la libertà come un bene raro e prezioso. Ogni persona ha il dovere di prendere posizione anche attraverso piccoli atti di resistenza. La sua etica non è basata sul successo o sull’efficienza, ma sulla fedeltà alla propria coscienza e alla propria fede. Il cristianesimo non è una religione conformista o istituzionale, ma una forza di resistenza contro le potenze mondane, soprattutto contro il dominio della tecnologia e della società tecnica. (...) La libertà è un cardine del cristianesimo di Ellul. Non solo perché egli vede la fede come un cammino individuale e consapevole, dove ciascuno è chiamato a prendere posizione e a esercitare la propria coscienza. Ma anche perché questa libertà – che rende sempre guardinghi rispetto alle norme imposte dalla società o dalle istituzioni religiose – (...) tocca le corde fondamentali della sensibilità moderna. Per Ellul, il cristianesimo tornerà a parlare al cuore dell’uomo e alla società tutta quando riuscirà a concepirsi, nello spirito del Vangelo, come “religione della libertà”.