Euro: vent’anni di guai. Ha steso le imprese e fatto la fortuna del mondo dell’alta finanza
di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi - 03/01/2019
Fonte: Paolo Becchi
L’euro è stato un disastro per i Paesi del Sud Europa e in particolare per l’Italia, ma non tanto – come spesso si sente dire – perché non ha consentito di svalutare come ai tempi della Lira. In realtà l’euro è stato ed è un meccanismo per gonfiare il credito e il debito delle famiglie e delle imprese e poi anche degli Stati e delle banche. La prova è che negli anni della moneta comune l’indebitamento dell’economia nel suo complesso è esploso, al punto che il rimborso del debito e degli interessi (complessivamente, da parte di famiglie, imprese, Stato) è arrivato al 70% del PIL! Questo è il vero motivo per cui il sistema dell’euro ha provocato la stagnazione economica in gran parte d’Europa e la depressione in Italia.
L’euro, sotto la cortina fumogena dei famosi limiti al debito pubblico, in realtà è un meccanismo per far crescere il debito privato (di famiglie, imprese e banche) e poi alla fine anche quello pubblico.
Grazie all’euro il potere economico vero è passato dagli Stati alle grandi banche e alla finanza (e alla Banca centrale che le protegge). Ma procediamo con ordine.
Noi non lo ricordiamo, ma prima dell’introduzione della moneta comune la produzione industriale cresceva in Italia di più che in Germania e in linea con la Francia. Dopo il 2000 sia la Francia che la Germania hanno prima rallentato e poi smesso di crescere. L’Italia ha perso fino al -23% di produzione dal picco del 2007 fino al minimo causato dall’austerità di Monti nel 2013 e anche ora ha recuperato molto poco.
La Francia ha perso meno, ma è stata comunque distanziata dalla Germania. Partendo dal 1990 (usandolo come base uguale per tutti a 100) si ha che la Germania è oggi a 130, la Francia a 100 e l’Italia a 88. L’euro è stato un disastro per l’economia italiana (e anche francese). Ci sono stati negli anni dell’euro ovviamente anche altri fattori concomitanti, come l’apertura alla Cina nel 2001, ma l’interscambio con la Cina anche oggi è una quota del PIL intorno al 2% in eurozona, per cui è difficile sostenere che abbia causato un crollo della produzione industriale del 20%.
IL CROLLO
Il crollo della produzione è stato dovuto invece a due fattori. In primo luogo la tassazione che per entrare nell’euro è stata aumentata pesantemente e poi di nuovo aumentata dopo il 2011 con Monti (sempre per evitare un default del debito in euro dato che non si poteva svalutare). Il peso della tassazione sul PIL è aumentato dal 1998, quando è iniziata la “convergenza” all’euro, di 5 punti percentuali. Prima della moneta comune questo non era necessario perché lo Stato poteva, se necessario, anche finanziare i deficit emettendo moneta e non tassando, come fanno in Giappone dove il debito pubblico è il doppio del nostro.
In secondo luogo c’è stato il crollo verticale dopo il 2008 del credito alle imprese che è stato tagliato da 910 a 710 miliardi, un crollo del credito mai verificatosi in tempo di pace. Questa contrazione violenta del credito a sua volta ha provocato il crollo degli investimenti del 30%.
La tassazione soffocante e il taglio drastico del credito hanno comportato il crollo degli investimenti che però poi a sua volta ha comportato la perdita di produttività, dato che per aumentarla occorrono investimenti (in macchinari, software, ricerca…).
Come mai allora non c’è stata una rivolta contro l’euro, se è stato così negativo per l’economia industriale? Perché l’euro è stato invece un grosso affare per l’economia finanziaria. Questo è il fatto che sia gli apologeti sia i critici dell’euro non notano quasi mai. Con l’arrivo dell’euro c’è stata un esplosione del credito (e quindi del debito), che è raddoppiato da 5 mila a 10 mila miliardi e si riversato sugli immobili gonfiando la bolla immobiliare fino al 2008 e poi sul credito al consumo e sugli investimenti finanziari e speculazione (incluse fusioni e acquisizioni).
Mentre tutti parlavano sempre del famoso deficit e debito pubblico in realtà esplodeva il debito privato. Come mai? Innanzitutto dal Trattato di Maastricht del 1992 in poi si è impedito formalmente ai governi di emettere moneta. Di conseguenza tutto l’aumento del denaro nell’economia è avvenuto solo tramite il credito e quindi l’emissione di debito. Se imponi di ridurre i deficit pubblici e poi di finanziarli con debito, il risultato è che arrivano meno soldi nell’economia privata dallo Stato e quei soldi vengono tutti riassorbiti per comprare titoli di stato emessi.
LE BANCHE
In questo modo l’unica creazione di denaro per l’economia avviene tramite le banche, i cui bilanci in pochi anni sono raddoppiati. Questo accumulo di debito per le imprese e le famiglie però non poteva continuare all’infinito, anche perché era in gran parte improduttivo, finiva soprattutto negli immobili. Nell’eurozona solo un quarto del credito finisce alle imprese, cioè è credito produttivo, i tre quarti vanno a finanziare immobili, credito al consumo e investimenti finanziari vari. Basta pensare che le banche francesi avevano comprato quasi 300 miliardi di Btp. La bolla immobiliare si è gonfiata ovunque (tranne che in Germania), in particolare in Irlanda e Spagna, ma anche in Italia, fino a quando c’è stato il crac nel 2008 simultaneamente in America ed Europa.
Nel 2008 è scoppiata la crisi finanziaria globale che tutti ricordiamo innescata da Lehman, la crescita del credito si è incagliata, ci sono stati default e buona parte delle banche (in America e Europa) sono state salvate dai governi. In Italia a causa dei vincoli sul deficit pubblico lo Stato non è intervenuto a tappare i buchi delle banche e queste, oberate da investimenti e prestiti immobiliari, hanno tagliato indiscriminatamente il credito alle imprese. Dato che in tutto il mondo occidentale veniva a mancare liquidità e le banche erano tutte in crisi queste hanno di colpo liquidato i titoli di stato creando la “crisi dello spread”.
Le banche estere con l’euro avevano infatti comprato la maggioranza dei Btp facendo enormi guadagni in conto capitale, perché con i rendimenti che scendevano dal 6-7% al 3-4% ovviamente i prezzi dei Btp aumentavano. Nel 2008 dato che il mercato finanziario era paralizzato da perdite su derivati di mutui in America e da perdite su immobili in Irlanda o Spagna le banche hanno tutte tagliato di colpo provocando il cedimento delle quotazioni dei Btp. Dato che lo Stato italiano non poteva intervenire tramite Banca d’Italia per calmierare il mercato come faceva prima dell’euro, i BTP hanno perso un 20% circa e questo è stato usato come pretesto per invocare le dimissioni di Berlusconi e installare Monti che ha imposto più austerità, vale a dire più tasse. Monti – per salvare l’euro – ha dato il colpo di grazia all’economia produttiva provocando un crollo della domanda interna del 10% circa e a sua volta poi un ulteriore taglio del credito alle imprese in difficoltà.
IL PUNTO
Come si vede in tutta questa discussione il tasso di cambio della Lira o dell’euro non è menzionato, perché non è in realtà importante. Quello che conta veramente è quanto denaro circola nell’economia e se viene creato tutto come debito e infine se viene usato per scopi produttivi o per finanziare immobili, investimenti finanziari e speculazioni.
Con la moneta unica le banche hanno avuto via libera innanzitutto per fondersi sempre di più e poi per far esplodere il credito improduttivo, quello che va a immobili, credito al consumo e investimenti finanziari come comprare titoli greci o italiani o turchi. È vero che le banche hanno fatto crac ovunque, anche quelle inglesi, svizzere o americane perché non era un problema solo dell’Euro, ma di tutta l’economia occidentale che è oggi finanziarizzata. La differenza però è che fuori dall’eurozona lo Stato può finanziarsi con la Banca centrale e intervenire a tappare i buchi delle banche, mentre nell’eurozona le “regole” penalizzano Paesi come l’Italia e glielo impediscono. Come misura in extremis, per evitare l’implosione dell’euro nel 2012 la Banca Centrale Europea alla fine ha anche lei finanziato i deficit pubblici fino a quest’anno comprando 2,600 miliardi di titoli sui mercati e questo ha stabilizzato la situazione. Ma il problema è stato solo rinviato perché ora smette e l’Italia non può usare la sua Banca Centrale.
Con l’Euro, dietro la cortina fumogena dei limiti al debito pubblico, si è creato un enorme debito privato che poi ha creato una bolla e un crac bancario e alla fine anche il debito pubblico è aumentato di conseguenza perché si sono salvate tutte le banche. Così alla fine il potere economico vero è passato dagli Stati alle grandi banche (e alla Banca centrale che le protegge sempre) e ai mega fondi che sono ora in grado di ricattare i governi.
Questo è oggi il problema vero, il potere delle grandi banche, dei grandi fondi e della banca centrale (che è composta da personaggi che vanno e vengono da banche e fondi) che ha sostituito quello dello Stato. Potete pure votare quello che cazzo volete intanto ormai il potere grazie all’euro è della finanza e quella non la elegge nessuno.