Eurolager: dov'è l'uscita?
di Marco Della Luna - 28/06/2019
Fonte: Marco Della Luna
Il Governo Conte fa bene a piegarsi alle richieste di Bruxelles e ad evitare la procedura di infrazione (che comporterebbe un esproprio delle funzioni politico-economiche in favore degli eurocrati). E’ il male minore. Oggi.
L’Euro ha un effetto tecnico inevitabile: deindustrializzare l’Italia trasferendone le risorse e gli assets migliori a paesi più efficienti e dominanti entro la UE; lo scopo fondativo dell’UE è esattamente questo (non solo nei confronti dell’Italia).
Se l’Italia resta nell’Euro e nell’UE è destinata a una fine certa e miseranda, ma non a un tracollo immediato, perché, mentre è in corso il suo svuotamento, viene mantenuta in vita finanziariamente. La gente non si ribella perché la gente ha paura dei tracolli e dei sacrifici immediati e non pensa al lungo termine (ed è per questo che la si può portare dove si vuole, quindi le si concede la “democrazia”).
Rompere la gabbia dell’Euro e dell’UE sarebbe pertanto un obiettivo da perseguire anche a costo di sacrifici, ma può farlo soltanto un governo unito, guidato da grandi economisti, sostenuto dal consenso popolare. Un governo capace di resistere alle pressioni, ai ricatti e alle ritorsioni dell’UE e al contempo di rimpiazzare l’Euro e di ricollegare l’economia nazionale ai fornitori e clienti esteri di cui necessita, essendo la nostra un’economia di trasformazione molto dipendente dagli scambi internazionali.
Oggi abbiamo, al contrario, un governo disunito, balordo e demagogico in economia, privo di veri statisti soprattutto economici, sostenuto dalla maggioranza di un popolo che però non vuole uscire dall’Euro; e soprattutto è tenuto sotto la spada di Damocle da un Quirinale che è garante della UE, che vieta di nominare ministri dell’economia eurocritici imponendo invece l’europeista Tria, e che -a detta delle male lingue- avrebbe precedenti di golpe su ordine germanico.
Ovviamente, con siffatte premesse, non si può andare allo scontro con gli interessi europeisti, per quanto siano rovinosi per l’Italia. Quindi cerchiamo di archiviare il reddito di cittadinanza, la quota 100, il salario minimo, le chiusure domenicali, lo shock fiscale. Ricordiamo anzi che lo shock fiscale, cioè il taglio delle tasse, fa ripartire la domanda e gli investimenti solo in un quadro di stabilità, di sicurezza, di futuro ragionevolmente buono, di umore diffusamente positivo, mentre oggi il quadro è di instabilità, di debolezza e divisione del governo, di futuro preoccupante e l’umore generale è negativo. Quindi lo shock fiscale non funzionerebbe come non funzionerebbe una distribuzione di denaro alla popolazione, la quale, per tornare a consumare anziché continuare a risparmiare per tempi peggiori, ha bisogno di un outlook favorevole. Infatti oggi sta aumentando la propensione al risparmio perché le aspettative sono giustamente fosche. Lo stesso vale per far tornare gli imprenditori ad investire. Meglio quindi usare le risorse disponibili per fare investimenti pubblici infrastrutturali.
Questo per l’immediato. Ma nel medio-lungo periodo?
In ordine logico, la prima questione è come si proiettano nel medio termine i rapporti tra Italia e UE. L’Italia attuale, a causa anche delle regole finanziarie europee e dell’Euro (oltre che dell’incompetenza economica dei suoi governi), ha una cattiva tendenza in quanto a PIL, rapporto deficit/pil, rapporto debito/pil, andamento della produttività (competitività); l’UE reagisce e continuerà a reagire imponendo misure recessive e proibendo il ricorso a rimedi come i minibot; la combinazione di questi due fattori farà sì che il contrasto tra Italia (italiani) e UE negli anni continuerà ad aggravarsi, a farsi sempre meno gestibile e ricomponibile, fino ad arrivare a uno di diversi possibili esiti:
a) colpo di stato europeista del Quirinale, sottomissione dell’Italia, sua grecizzazione, sua spoliazione totale (se si riuscirà a inibire la protesta popolare e a reprimere le forze che la esprimeranno) e africanizzazione (colonia franco-tedesca);
b)uscita dall’Italia dall’Euro e dell’UE, verso un futuro incerto ma condizionato dall’essere un sistema-paese inefficiente, con una classe politica scadente, e molto dipendente da fornitori e clienti – quindi un futuro tendente al Terzo Mondo;
c)una riforma organica della UE che sostituisca le regole finanziarie errate e infondate con regole aderenti alla realtà, limitando lo strapotere e l’approfittamento franco-tedesco, e consentendo l’introduzione dei minibot/Scott e/o di altre misure per rimonetizzare l’economia reale italiana che oggi ristagna anche per carenza di liquidità e la diffusa insolvenza;
d)l’uscita dall’Euro e dalla UE della Germania e di altri paesi, eventualmente in conseguenza del caso d);
e)lo scioglimento dell’UE.
La seconda questione è a quale sbocco, di quelli sopra indicati, oggi convenga all’Italia puntare.
Per prevenire lo sbocco a), occorre cercare un forte alleato esterno: USA e/o Eurasia, e cercare di riformare l’istituto della Presidenza della Repubblica per limitare i suoi poteri di ingerenza; se possibile, eleggere al Colle un personaggio non di parte euro-bancaria non appena possibile (Mattarella potrebbe essere costretto a dimettersi dallo scandalo della Magistratura, dato che per ben cinque anni è stato presidente del CSM, quindi conosceva bene e non denunciava ciò che ora, costretto dalle rivelazioni pubbliche, denuncia con enfatica prosopopea).
In quanto allo sbocco b), dato che la struttura e gli effetti tecnici pianificati di Euro ed UE sono di sottomettere e spogliare l’Italia, bisogna uscire. Sennonché per uscire bisogna avere, come già detto, un governo coeso, con ministri competenti, indipendente dal Quirinale, in grado di sostenere lo scontro contemporaneo con questo, con la UE e con la BCE. E di gestire la fase di transizione verso un nuovo assetto, risolvendo problemi quali: con che valuta pagare le materie prime, come convertire la produzione industriale oggi integrata nella UE, come difendersi dalle ritorsioni. Dato che queste condizioni allo stato mancano, non bisogna cercare di uscire ora, né andare ora allo scontro, che probabilmente finirebbe con un nuovo golpe.
In quanto allo sbocco c), è il più desiderabile da ogni punto di vista, ma è anche assai difficile, perché l’attuale assetto euro-comunitario è conforme ai piani e agli interessi dei potentati bancari che controllano l’UE. Vale la pena, in ogni caso, di tentare, anche perché il tentativo può portare allo sbocco d) o e), preferibili a quelli a) e b). Per tentare, bisogna guadagnare qualche mese, in cui 1) sostituire Mattarella e dotarsi di un governo coeso e competente con un idoneo ministro dell’economia; 2) revocare i provvedimenti costosi e improduttivi in termini di PIL, emettendo invece provvedimenti sani e intelligenti (in modo che Bruxelles non possa imputare il malandare dell’economia italiana a misure economiche sbagliate e demagogiche); 3)smascherare e criticare a fondo le falsità, le aberrazioni le iniquità e i conflitti di interesse nell’UE, nella BCE, nei rapporti tra grande finanza e governi, insistendo fino a ottenere la messa in comune del debito pubblico, l’approvazione degli eurobot e dei minibot, rectius Scott, il livellamento dell’extra-surplus commerciale tedesco, l’eguaglianza di tutti i paesi comunitari rispetto alle regole comuni.
Quelle falsità, iniquità, aberrazioni, incompatibilità di interessi sono tanto gravi e strutturali e oscene, che una campagna di informazione e denuncia ben fatta potrebbe avere effetti delegittimanti e devastanti per eurocrati ed eurobanchieri, perciò costituirebbe uno strumento forte per negoziare l’uscita dall’Eurolager nel senso c), d) o e).