Fermare la corsa dell'Occidente verso la morte
di Vincenzo Costa - 12/01/2024
Fonte: Vincenzo Costa
Praticamente,l'Occidente anglosassone è in guerra, aperta o latente, con il resto del mondo.
Tutto ciò nell'indifferenza generale, con l'approvazione di tutto quello che, un tempo, si chiamava "l'arco costituzionale". Le differenze tra Meloni e Schlein sono di sfumatura, a volte neanche quelle vi sono.
Sembra che nessuno si stia rendendo conto di dove stiamo andando.
Qualcuno crede ancora che si possa gestire l'ordine mondiale con le cannoniere, con le rivoluzioni colorate, mostrando i muscoli.
Qualcuno la mette ancora in termini morali, senza neanche capire che tutte le volte che ci si appella ai diritti umani lo si fa per destabilizzare un paese, per ragioni geopolitiche, in maniera ipocrita. Altri ragionano come bambini, la mettono nel senso "ora gliela facciamo vedere".
Uno strabismo, un'arretratezza culturale e un'incomprensione del movimento della storia che fa paura, e che avrà effetti nefasti.
Qualcuno sta sostenendo che bisogna fornire agli ucraini missili a lungo raggio. E sappiamo che gli ucraini, dopo aver perso sul campo di battaglia, stanno tentando una escalation colpendo le città russe, colpendo i civili, con l'intento di generare paura e scontro dentro la Russia.
Fornendo missili a lungo raggio, che sarebbero usati per colpire Mosca, Pietroburgo e altre città, voi che cosa vi aspettate? Che la Russia stia a guardare?
È chiaro a tutti, tranne ai ciechi, che zelensky e i baltici mirano a coinvolgere i paesi europei in un conflitto diretto, che stanno provocando i russi intenzionalmente.
Il modo in cui l'etnia russa è trattata in Ucraina e nei paesi baltici è oramai un modo per sfidare la Russia, che da parte sua cerca di tenere i nervi saldi.
I baltici non sono pazzi, zelensky non è pazzo. Sanno che dopo un'eventuale pace uscirebbero dai riflettori, finirebbe quel flusso di denaro che hanno tanto caro, e quindi puntano tutto sulla escalation.
Noi dobbiamo scegliere: vogliamo essere coinvolti in una guerra secolare che non ci riguarda? Vogliamo essere vittime di questa escalation o vogliamo giocare un altro ruolo?
In medio oriente i bombardamenti in Yemen non hanno significato militare. Per fermare i ribelli occorrerebbe un'invasione di terra. Chi la fa?
Con quale legittimità, dopo il massacro di Gaza?
Andiamo allo scontro con il mondo musulmano?
Si tratta di decidere. Ma sapendo dove stiamo andando, calcolando le conseguenze delle azioni.
Analogamente, andiamo a morire per Taiwan? Peraltro, esiste una sola Cina, da risoluzione ONU.
Continuiamo a gettare benzina sul fuoco?
Io vorrei ricordare che gli incendi scoppiano sempre di botto.
Qui stiamo a discutere delle scemenze della Cortellesi, di Biancaneve, dei setti anni, mentre la nave si dirige a tutta velocità verso l'iceberg.
È chiaro che c'è l'esigenza di un nuovo ordine mondiale, e questo non può essere dettato dall'anglosfera.
Abbiamo bisogno di un nuovo ordine mondiale, sancito da un diritto e da un patto tra tutti gli attori, di un patto tra tutti gli stati che garantisca la risoluzione di tutte le contraddizioni che si sono accumulate negli ultimi 40 anni.
Se lo avessimo fatto nel 2014, invece di fare rivoluzioni colorate e proporre sanzioni, non saremmo giunti dove siamo.
Abbiamo bisogno di una riforma dell'ONU, perché la sua forma attuale non è più utile, rispecchia una stagione passata. È ferma agli equilibri del dopoguerra, mentre il mondo è cambiato.
E abbiamo bisogno di forze politiche nuove, socialiste, del popolarismo, conservatrici, progressiste, ma tutte con una cultura nuova, che colgano la drammaticità del momento, che da prospettive diverse almeno capiscano il rischio che incombe su tutti noi.
Perché il disastro è sempre improvviso.
Oggi il primo imperativo è fermare questa folle corsa verso la guerra, perché di una nuova grande festa della morte non abbiamo bisogno.