Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Finlandia e Svezia nella Nato: l’atlantismo armato e la russofobia ideologica avanzano

Finlandia e Svezia nella Nato: l’atlantismo armato e la russofobia ideologica avanzano

di Luigi Tedeschi - 16/04/2022

Finlandia e Svezia nella Nato: l’atlantismo armato e la russofobia ideologica avanzano

Fonte: Italicum

La guerra di Putin ha avuto dunque l’effetto di rafforzare la Nato? E’ questa l’idea dominante nel mainstream occidentale, che a getto continuo esalta la ritrovata unità europea nella Nato. Certo è che l’unitarietà granitica dell’Europa manifestatasi nella Nato, presuppone l’accettazione senza condizioni del dominio statunitense sull’Europa. Una Nato che poi si è estesa sino ai confini dell’est eurasiatico.

Con l’adesione alla Nato di Finlandia e Svezia si stanno manifestando rilevanti mutamenti della geopolitica europea, sia all’esterno che all’interno dell’Europa stessa. Infatti, con la fine del neutralismo di Finlandia e Svezia, la Nato va espandendosi nell’area del nord est dell’Europa, installandosi lungo il confine russo – finnico. Un’area di 1.300 chilometri, in cui si insedieranno basi Nato e russe con relativi armamenti nucleari. L’area del Baltico pertanto, in cui sono già collocati oltre 7.000 uomini della Nato (tra Lituania, Lettonia ed Estonia), che potrebbero a breve triplicare, con l’ingresso della Finlandia, si tramuterà in una nuova cortina di ferro innalzata dall’Occidente in aperta contrapposizione alla Russia di Putin.

L’ex presidente della Russia Medevedev infatti affermato che “non sarà più possibile parlare di uno status non nucleare del Baltico”. Saranno inoltre schierate forze navali russe nel golfo di Finlandia. Certo è che questa ulteriore espansione della Nato a nord est non gioverà davvero alla stabilità e alla sicurezza dell’Europa.

Muterà inoltre l’assetto interno dell’Europa stessa, in quanto, con l’adesione di Finlandia e Svezia, si realizzerà una quasi totale identificazione (con l’eccezione dell’Austria e dell’Eire), tra la UE e la Nato. L’Europa quindi, diviene compiutamente un’area di confine nel conflitto che oppone gli USA alla Russia, conflitto che si estenderà nel tempo oltre la specificità geografica e politica della guerra in Ucraina. Il destino dell’Europa si identifica con quello dell’Occidente e per di più, nella condizione di subalternità strategica, economica e geopolitica agli Stati Uniti.

La concezione di una Russia arretrata, in quanto non adeguatasi all’era della globalizzazione, al cosmopolitismo liberal e al mercato mondiale e legata ad un culto della patria e alla sacralità dei confini, ad una visione cioè della geopolitica ottocentesca, viene nuovamente smentita dai fatti. Va infatti concretizzandosi la strategia di penetrazione nell’Eurasia teorizzata da Zbigniew Brzezinski negli anni ’90, che comporta quell’accerchiamento della Russia, sempre smentito dall’Occidente e irriso come un leitmotiv propagandistico – ideologico riproposto nei secoli dai regimi autoritari russi per legittimare il totalitarismo e l’espansionismo russo. Ma, se varie manovre di accerchiamento e isolamento della Russia erano già state messe in atto con le rivoluzioni colorate in Georgia ed Ucraina e con l’espansionismo ininterrotto della Nato nell’est europeo, con l’allargamento dell’Alleanza atlantica nell’area baltica, risulta evidente che i timori della Russia riguardo alla strategia americana di aggressione all’Eurasia erano e sono oggi ancora di più del tutto fondati.

Da notare inoltre, come i governi di Finlandia e Svezia stanno facendo rilevanti pressioni sia sull’opinione pubblica che sulle istituzioni della Nato per una rapida adesione alla Alleanza atlantica. Sul fronte interno si registra un ampio consenso popolare per l’adesione alla Nato, che raggiunge il 68% in Finlandia e il 49% in Svezia. Infatti, la Finlandia entro poche settimane deciderà in merito e la Svezia discuterà la questione rapidamente. Pertanto, nel giugno 2022 dovrebbe essere già inoltrata la richiesta ufficiale di adesione da parte della Finlandia. Tale assenso popolare nei confronti dell’Alleanza atlantica ha destato vivo stupore, data la lunga tradizione neutralista e pacifista di entrambi i paesi, sebbene essi siano già partner informali della stessa Nato. Putin comunque, si ritroverà con una superficie raddoppiata dei confini con i paesi membri della Nato.

Le motivazioni ufficiali dell’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato sono legate alla minaccia di invasioni russe, resesi allarmanti a seguito del conflitto in Ucraina e quindi, alla esigenza di difesa dei confini del nord est europeo che sarebbe garantita solo dalla appartenenza di entrambi i paesi alla Nato.

Ma la realtà è ben diversa. E’ evidente che la progressiva espansione ad est della Nato ha rivelato la natura aggressiva dell’Alleanza atlantica, dato anche il venir meno della sua funzione difensiva in Europa a seguito del crollo dell’URSS. Quindi l’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato ha la sua ragion d’essere nel coinvolgimento quasi totale della UE nella strategia espansionistica degli USA verso la Russia. Del resto, al di là del neutralismo di facciata, tutti i paesi della Scandinavia sono culturalmente e politicamente legati all’Occidente americano e quindi, il loro inquadramento nella Nato è perfettamente coerente con il loro consolidato schieramento filo – occidentale.

I paesi scandinavi sono etnicamente, culturalmente e storicamente affini al germanesimo. Dopo la seconda Guerra mondiale, essi sono stai oggetto di un vero e proprio sradicamento identitario. E’ stato effettuato nei loro confronti un profondo trapianto culturale da parte delle potenze vincitrici. Quindi dal dopoguerra in poi (esclusa la Finlandia), la Scandinavia è diventata parte integrante dell’area geopolitica anglosassone – atlantica.

La Scandinavia è notoriamente un conclamato modello della cultura liberal e della politica progressista, in tema di diritti umani, libertà individuali, pacifismo, cosmopolitismo, difesa delle minoranze etniche e sessuali, oltre che culla della cultura gender. E’ dunque evidente l’affinità ideologica inscindibile del radical progressismo scandinavo con la cultura liberal americana. Non a caso qualcuno ha definito la Svezia la Corea del Nord del politically correct.

Tuttavia si riscontra una contraddizione tra questa recente vocazione militarista della Scandinavia con il suo radicato pacifismo. Ma tale contraddizione è però solo apparente. Infatti questo atteggiamento filo – Nato, che contribuisce ad accrescere le tensioni in Europa, rivela il fondamentale americanismo scandinavo, date le posizioni ultramilitariste e russofobiche assunte dalla elite liberal americana.

L’atlantismo è il oggi il valore fondamentale della UE, che viene fatalmente coinvolta nelle strategie imperialiste americane. Basti pensare alla Norvegia, membro della Nato ma non della UE, comunque paese atlantico talebano, che, con la crisi energetica, sta fraudolentemente arricchendosi alle spalle dell’Europa. Nessuna contestazione in seno alla UE. La russofobia atlantista giustifica perfino lo strozzinaggio energetico norvegese.

Con l’identificazione tra UE e Nato, emerge con evidenza una nuova cortina di ferro eretta al fine di blindare l’Europa in un atlantismo integrale, teso a preservare l’incontrastato dominio americano. L’Europa diviene, nel contesto atlantico, un continente chiuso in se stesso, atto a conservare un proprio sistema neoliberista, simbolo di un Occidente anacronistico e decadente e resosi ormai estraneo alle incalzanti trasformazioni di un mondo divenuto multipolare.

Stiamo assistendo al declino definitivo dell’Europa post – storica, sorta dopo la fine della seconda Guerra mondiale. Un’Europa cioè isolata e marginalizzata nel contesto mondiale, che ha devoluto sovranità e difesa alla superpotenza americana. Il ritorno della storia, resosi drammatico per questa Europa da troppo tempo ibernata, con la guerra russo – ucraina imporrà a breve termine inevitabili scelte epocali.

La presunta unità granitica dell’Europa della Nato già evidenzia le prime crepe nell’adesione all’estremismo russofobico americano: Tra Francia, Germania, Spagna e Italia si delinea un’Europa che vuole mantenere comunque una sua linea politica nei rapporti con la Russia, in contrapposizione all’Europa baltica ed orientale omologata del tutto alla geopolitica aggressiva degli Stati Uniti.

L’Europa non è la UE e quindi più che l’adesione alla Nato, dovrebbe aspirare alla adesione alla nuova storia che si sta delineando con l’emergere del nuovo mondo multipolare.