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Five stars story

di Umberto Bianchi - 30/12/2016

Five stars story

Fonte: Umberto Bianchi

La corporatura magrolina, l’aria educata ma decisa, un aspetto giovanile ed accattivante, una fluente cascata di capelli neri, facevano di Virginia Raggi, primo sindaco-donna della Città Eterna, un’affascinante novità in un quadro politico da troppo tempo, oramai, abituato al solito via vai di stantie figure e figuranti, presenti sulla scena del potere romano (e non solo…). E poi il movimento che la sosteneva, sorto d’improvviso sulla scia di un pluridecennale malcontento e che aveva fatto di una forma di democrazia diretta “on line”, praticata attraverso un continuo ricorso al consenso maggioritario dei suoi iscritti, il punto di partenza per una nuova modalità di azione politica…e poi Lui il comico, il guitto mediatico d’improvviso, in virtù di una miracolosa e mirabolante metamorfosi, assurto a leader incontrastato di un movimento che, da consensi da prefisso telefonico, si era posizionato in quattro e quattr’otto in “pole position”, quanto a consensi e rilievo politico nazionali. Lui il guitto che, con una mossa strabiliante, aveva mandato in Parlamento i suoi boys ma non si era fatto eleggere. Lui che, con una altrettanto strabiliante mossa, aveva fatto decurtare della metà e più gli emolumenti dei propri eletti, arrivando a rifiutare sdegnosamente le pubbliche sovvenzioni per i partiti politici. Un programma politico a prima vista trasversale, innovativo, in totale rotta con la Casta ed i suoi privilegi, sdegnosamente rifiutati. E poi i consensi. A valanga. Mai visti così tanti, d’improvviso e, specialmente, mai visti tanti, giovani, volti nuovi, nel sancta sanctorum della democrazia repubblicana. Tanti, d’improvviso, da tutte le regioni, ceti sociali e categorie produttive, lì all’assalto, senza quasi nessuna pratica o formazione politica di rilievo. Tanti, ma anche tanta confusione e tante liti. Al primo batter d’ali, Grillo taglia, caccia, riduce, intima. La stagione politica della Five Star Band si apre, quasi si fosse agli esordi di un nuovo Totalitarismo e all’alba di chissà quale Rivoluzione, con una spettacolare ondata di espulsioni senza appello. Dibattiti di tipo impostativo, culturale o meta politico che dir si voglia, sono banditi, in favore di molto più fruttuosi e strazianti battibecchi su chi e non debba essere o meno posizionato qui e lì, in vista delle varie competizioni elettorali. Tutto, all’interno di questo frastornante arcobaleno di uomini e donne, sembra esser conformato ed impostato “in nomine Grilli”. Alla guisa di due novelli Danton e Robespierre, Grillo e Casaleggio, quali numi tutelari del Movimento, danno la propria benedizione alla nascita di un mini-direttorio, composto dai nomi più in vista del movement, il tutto supportato da una innovativa piattaforma “Rousseau”, per valorizzare al meglio la prassi diretto-democratica degli amati iscritti. Tra liti, dibattiti, espulsioni e nonostante sembrino una immensa e caciaronesca baraonda, i Five Stars raccolgono consensi a piene mani ed alle Comunali dell’anno in corso e sembrano aver fatto “bingo”, con la presa del Campidoglio da parte della bella Virginia Raggi. Tanti consensi raccolti dal nulla, all’improvviso, ma anche tanta, troppa improvvisazione, fretta e voglia di governare, all’insegna del “tutto e subito”, costi quel che costi, hanno logorato e bruciato anzitempo, tutte le cartucce e le possibilità di rappresentare, da parte del movement, quel motore di innovazione all’insegna della trasversalità, tanto richiesto dalla nostrana opinione pubblica. Trasversalità non può e non deve essere sinonimo di confusione, di affermare tutto ed il suo contrario, pur di raccoglier consensi. Non si può votare in Parlamento la depenalizzazione del reato di clandestinità e poi sussurrare, a mezza bocca, di voler rispedire a casa quegli stessi a favore dei quali si era votato qualche istante prima e poi, nel contempo, ignorare le proteste delle periferie nostrane, sempre più alle prese con una straziante lotta ad un’invasione di finti profughi che importano sporcizia e delinquenza, arrivando, addirittura, a solidarizzare con questi ultimi. Non si può dire di essere il nuovo e poi raccattare i residuati delle vecchie amministrazioni, senza nemmeno controllare o curarsi dei vari “curricula” umani e penali di questi ultimi, così come accaduto per le recenti vicissitudini capitoline. E tantomeno si può credere che, attraverso la pratica di uno stantio “francescanesimo” politico, fatto di inutili rinunce e rinuncette, si possano esorcizzare incompetenza e malaffare, anche qui riemersi con inaspettata virulenza. A parlar chiaro, perché si hanno obiettivi ben definiti, si fa sempre gran cosa, credetemi. Parlare di chiarificazione ideologica, non significa parlare uno stantio sinistrese condito di concetti ai più incomprensibili, ma operare una scelta chiara e netta, quanto ad obiettivi, intenzioni, scelte, linee-guida. E, ora più che mai, vale il vecchio adagio “repetita iuvant” e, pertanto, “more solito” vale ripetere, o “con” o “contro” la Globalizzazione, senza se e senza ma, con tutte le conseguenze e ricadute che una delle due scelte può comportare. Anche a costo di far storcere il naso a qualcuno e perdere qualche consenso, sia ben chiaro…E riallacciandoci ad esempi concreti, non si può dire di esser contro l’Euro e poi, sornionescamente, dire di voler rimanere zitti e buoni nel circo di Bruxelles o allearsi con Nigel Farage ed, al contempo, guardare con disprezzo alla Marine Le Pen, o, fare i simil-democratico-buonisti e poi elevare laudi e peana all’insegna del neo eletto Presidente Trump che, quanto a visione su immigrati and co., forse qualche motivo di dissenso con i nostri penta stellati, potrebbe averlo, eccome. Il ciurlare nel manico, il voler raffazzonare scelte, programmi e visioni differenti ed opposte in un unico “potpourri”, prima o poi porta a disastrose conseguenze sul piano pratico, come abbiamo avuto modo di vedere or ora, in questo specifico caso. Ed, a costo di ripeterci una volta di più, la smania, la fretta, la voglia di strafare, pur essendo nuovi in quanto a presenza sullo scenario politico, ha fregato il “movement”. In casi come questo, una opposizione di lungo termine continua e logorante, al posto di frettolose ascese, può essere foriera di risultati che vanno consolidandosi nel tempo e costituiscono quel banco di prova, in grado di fare di un movimento politico, una realtà in grado di divenire via via sempre più decisiva ed influente, nel determinare gli equilibri politici di un paese. E ritornando nello specifico, volenti o nolenti, a Roma si decidono i destini della Nazione. Governare Roma significa aprirsi la strada al governo di un paese o bruciarsi le mani e condannarsi all’oblio ed alla noncuranza politica. Roma o Morte diceva qualcuno…Inutile far finta di nulla, inutile negarlo, Roma è Città Eterna nel vero senso della parola e, come tale, si porta appresso un terribile lascito di grandezza. In essa convivono il fascino e la bellezza di una storia plurisecolare, fatta di momenti di esaltante ascesa e mortificante caduta. Roma ha visto succedersi Dei, Imperatori, Papi e Principi in un turbinio di trame, complotti ed eventi che non ne hanno intaccato, ma anzi, esaltato, il malinconico ed oscuro fascino. Ma, al pari del circostante Lazio sino a poco tempo fa, Roma è anche una palude. Una sconfinata e plurisecolare distesa paludosa di compromessi, burocrazia, malaffare e sanguinosi giuochi di potere, erettasi a simbolo dell’identità di un paese che, da Nord a Sud e viceversa, è, ad oggi, incompiuta e, al ritmo di una fabbrica di San Pietro, è ancora di là da compiersi… E tanto per ricordare, in tempi recentissimi, la palude romana ha impietosamente messo fine alla vicenda umana e politica della destra moderata, post missina ed alleanzina ed ha, contemporaneamente, inflitto un colpo mortale alla credibilità della sinistra piddina post PCI, con l’affaire Mafia Capitale. Ed ora, come per un antico sortilegio, sta inghiottendo nelle sue sabbie mobili chi, con una dose di fretta e sprovvedutezza senza fine, ha creduto di potersi impunemente addentrare al suo interno e conquistarla, senza tener conto alcuno delle sue antiche e mai cessate insidie…