Fronte d'opposizione insieme alla sinistra? Un'idea ripiena del nulla
di Riccardo Paccosi - 07/11/2022
Fonte: Riccardo Paccosi
Sulla manifestazione "per la pace" svoltasi sabato a Roma, non sto a ripetere quanto già sottolineato da molti: l'ipocrisia di chi marcia per la pace dopo aver votato per l'invio di armi, il totale appiattimento degli interventi sulla propaganda della NATO e così via.
Non ripeto e invece vado dritto al punto, che è strategico: diverse persone che conosco facenti parte dell'opposizione anti-sistema - comprese persone di cui ho stima - a quella manifestazione hanno scelto di andarci e io ritengo abbiano commesso un errore.
Il mio dissenso non riguarda un qualche moralismo di principio: se per esempio avessimo la semi-certezza di un'escalation nucleare imminente, a quel punto scendere in piazza con chiunque voglia spingere per il negoziato, sarebbe inevitabile. Ma tale certezza al momento non sussiste e, in ogni caso, non credo sia stato questo il motivo strategico per cui molti hanno preso parte alla manifestazione di Conte e soci.
Suddetto motivo credo sia constato, invece, dell'idea di poter allargare il fronte dell'opposizione in Italia aprendo alla base della sinistra nominalmente detta.
Questa idea, ebbene, ritengo sia sbagliata dall'A alla Z ed elenco subito i motivi che mi conducono a tale affermazione.
- In termini generali, la politica senza pensiero dev'essere considerata un rottame del passato: dall'idea folle del M5S secondo cui non servirebbero visioni del mondo ma solo soluzioni tecnico-pragmatiche a singoli problemi, fino ai vari esperimenti di alleanza-accozzaglia partoriti a sinistra con l'idea "intanto uniamoci, alle idee penseremo dopo", occorre dichiarare chiusa la stagione dell'eclissi del pensiero.
Il mondo sta vivendo un cambio di fase in termini di ordine produttivo-economico (quarta rivoluzione industriale), di ordine geopolitico (fine dell'ordine di Yalta) e infine di ordine antropologico (avvento delle Intelligenze Artificiali e della Neurocibernetica). Di fronte a questo, non esiste pragmatismo, non esiste realismo, non esiste passaggio intermedio, che possa eludere la necessità di avere un pensiero all'altezza del cambiamento in atto.
Chi è senza pensiero, in questa fase, semplicemente non può fare politica. E se decide di farla ugualmente, si limita ad accordarsi a indirizzi strategici di altri. Il punto, oggi, è che la sinistra - tanto i vertici quanto la base, tanto la componente esplicitamente liberale quanto quella dichiarante continuità col marxismo - non è in grado di comprendere NULLA delle trasformazioni in atto e meno che meno delle strategie che vi sono connesse.
- Durante la pandemia, la sinistra non soltanto ha chiuso occhi e orecchie dinanzi alla sospensione del diritto costituzionale ma, nella sua componente sedicente marxista, non è stata nemmeno in grado di scorgere il processo di ristrutturazione capitalista ch'era in atto, ovvero lo smantellamento della catena del valore postfordista.
La succitata componente marxista, inoltre, un po' per ottusità pura e semplice e un po' perché elevante a dogma l'idea di un capitalismo "impersonale", ha dimostrato di non saper più distinguere tra interessi del capitalismo nazionale e di quello sovranazionale, né riesce a comprendere quali siano i centri di potere che stanno indirizzando la ristrutturazione in atto.
Se parlo del World Economic Forum con l'elettore medio del PD o col lettore medio di Repubblica, questi mi dirà di essere in completa sintonia con quanto auspicano o profetizzano le èlite tecno-finanziarie riunite a Davos. Ma se menziono la medesima istituzione dinanzi a un militante di Potere al Popolo o comunque di quella sinistra che si dice alternativa al neoliberismo, in nove casi su dieci suddetto militante proprio non capirà di cosa io stia parlando oppure mi risponderà, improvvisando sul momento, che il World Economic Forum non conta nulla.
- Dunque, non può esserci un fronte d'opposizione con chi, fondamentalmente e per varie ragioni storiche, non dispone più degli strumenti culturali e cognitivi per capire alcunché.
Non esiste alcuna preclusione, ovviamente, sulle singole persone ma, per ciò che riguarda le organizzazioni politiche della sinistra, il giudizio è inappellabile anche perché riguarda vicende molto recenti.
Procedere con alleanze deprivate del pensiero, infatti, farebbe sì che alla prossima emergenza - pandemica, bellica, energetica, climatica o chissà cos'altro - il fronte appena creato si pieghi alle menzogne della propaganda di media e governi.
Solo chi è in grado di capire che tanti stati d'emergenza uno dietro l'altro ottengono il risultato d'un permanente stato d'eccezione, è soggetto in grado di affrontare questa fase storica.
Dunque, l'alternativa è quella di un fronte popolare, non solo completamente autonomo da destra e sinistra, ma anche politicamente ostile ad ambedue le polarità.
Il paradigma dell'autonomia da destra e sinistra, è l'unico adottabile affinché un movimento di massa possa farsi anche latore d'un pensiero critico, ovvero un pensiero capace di analizzare criticamente tutti quegli aspetti strutturali e tendenziaili del capitalismo globalizzato che la sinistra nominalmente detta, al contrario, rifiuta anche solo di prendere in considerazione.
Non è detto, però, che a questa necessità corrisponda un'attuazione materiale. Le organizzazioni dell'opposizione anti-sistema sono infatti divise, rissose e quindi, per il momento, inadeguate anch'esse seppure per motivi diversi.
Ma se la militanza implica il costruire un'opposizione finta giacché non veicolante alcuna analisi della crisi di civiltà in atto, allora possiamo tranquillamente affermare che a siffatta opera d'imbrigliamento del dissenso entro un vicolo cieco, è mille volte preferibile l'abdicazione da ogni impegno politico.