Genocidio
di Giorgio Mascitelli - 20/11/2024
Fonte: Giorgio Mascitelli
La fitta salva di condanne che ha raggiunto Bergoglio per aver detto che bisogna indagare se è in atto un genocidio a Gaza, non priva di qualche accento insultante come l'interpretazione fornita in un'intervista del Corriere per cui Bergoglio parlerebbe di genocidio perché non conosce bene il significato della parola in italiano, che peraltro in spagnolo si dice nello stesso modo, non è affatto sorprendente, ma allo stesso è molto interessante. Non è affatto sorprendente per che chi appoggia l'azione di Nethanyau deve sostenere che l'unica vera strage è quella del 7 ottobre e il resto sono effetti collaterali, anche se in un anno è già stata sterminata il 2% della popolazione della Striscia, senza contare i dispersi e coloro che muoiono per i vari bombardamenti agli ospedali, alle linee elettriche, alle forniture d'acqua. La cosa interessante è lo sconcerto che negli alleati di Nethanyau crea l'uso della parola 'genocidio', che viene considerata di loro esclusiva pertinenza. Come è noto, l'argomento principale presso gli occidentali, siano progressisti o reazionari, per difendere qualunque iniziativa prenda Israele è che si tratta di una democrazia. Ora questa affermazione è la base per un paralogismo, ossia un sillogismo dalle premesse sbagliate: le democrazie non commettono genocidi, Israele è una democrazia, Israele non commette genocidi. Pur essendo sbagliate entrambe le premesse, questo paralogismo è molto diffuso perché è una variante di un paralogismo più generale che al posto di Israele mette l'Occidente. Sulla base di esso l'Occidente è quello che ha il diritto di decidere chi è genocida e chi no. Si può capire quindi lo sconcerto e la rabbia provati dai sostenitori della superiorità occidentale perché qualcuno usa una parola che è considerata di loro proprietà. Come si può chiamare un atteggiamento del genere? C'è un nome tecnico ed è imperialismo.