Giocare col fuoco
di Enrico Tomaselli - 15/09/2024
Fonte: Giubbe rosse
Anche se Biden (un uomo talmente incapace di intendere e volere che hanno dovuto sostituirlo in corsa) lo aveva persino paragonato ad Hitler, in realtà Putin si potrebbe definire un 'moderato'. Ovviamente la propaganda occidentale cerca di presentare la società russa come attraversata da chissà quali inquietudini, e soprattutto smaniosa di diventare come l'occidente - che naturalmente l'autocrate del Cremlino reprime ed impedisce. Sarà per questo che le manifestazioni di dissenso a Mosca e San Pietroburgo raccolgono solo qualche centinaio di persone, e Putin ha rivinto le elezioni con l'80% dei voti, mentre in occidente da anni manifestano in centinaia di migliaia contro i rispettivi governi, il voto degli elettori viene criminalizzato e disatteso, ed il dissenso punito con il carcere. Ma, ovviamente, non è questo il punto.
Il punto è, piuttosto, che il gruppo dirigente raccolto intorno a Putin è quello che - con successo, bisogna dire - cerca di difendere gli interessi della Russia e dei russi, e che lo fa anche operando una sintesi ragionevole dei diversi orientamenti della società russa (che, ricordiamolo, è multietnica, multireligiosa, quindi anche multiculturale, come lo sono ad esempio anche gli Stati Uniti, ma in modo estremamente diverso). La leadership - di Putin ma non solo - viene naturalmente esercitata anche in relazione alle condizioni oggettive, interne ed internazionali. Ma c'è una parte assolutamente non piccola, della società russa, che pur riconoscendo la capacità e l'equilibrio della leadership nazionale, è decisamente più favorevole ad affrontare più duramente l'aggressività occidentale.
Leader come Putin e Lavrov, insomma, non solo si fanno garanti degli interessi collettivi russi, ma il modo in cui lo fanno diviene di fatto una garanzia anche per gli europei, molto più di quanto non lo sia il comportamento dei leader di quei paesi.
Questa posizione equilibrata, ovviamente, ha bisogno di un consenso interno ampio e solido. E quando i leader occidentali agiscono con l'obiettivo di minare questo consenso, dovrebbero riflettere sul fatto che, qualora avessero successo, è assai probabile che la leadership russa si radicalizzerebbe, più in fretta e più di quanto vorrebbe, e di sicuro non sarebbe sostituita dalla piccola minoranza liberal e filo-occidentale.
Tutto ciò per dire che questa leadership andrebbe presa estremamente sul serio. Il giochetto di inventarsi presunte 'linee rosse' di Mosca al solo scopo di infrangerle e poi irridere la presunta debolezza di Putin, è né più né meno che un pericoloso giocare col fuoco.
Forse qualcuno ricorderà che, di recente, ho scritto un articolo - intitolato appunto "Nessuna linea rossa" - in cui tra l'altro smontavo questa narrativa farlocca. Ma, più di ogni altra cosa, dovremmo tutti ricordare che la Federazione Russa aveva posto una sola red line invalicabile, e cioè il rifiuto netto di qualsiasi allargamento della NATO all'Ucraina. Washington ha voluto ad ogni costo valicarla, e la risposta è stata una guerra che sta devastando l'Ucraina, annientando il suo potenziale demografico, industriale ed economico, e per sovrappiù sposta più ad ovest i confini russi. Il fatto che Putin in persona abbia voluto lanciare un altro avvertimento (se verranno usate armi NATO a lungo raggio per colpire la Russia, ciò significa che la NATO entra in guerra con la Russia) è una cosa da prendere estremamente sul serio.
Non farlo, potrebbe significare ritrovarsi bruciati da quel fuoco con cui si credeva di poter giocare.