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Gli Stati Uniti oggi come la Germania di Weimar?

di Fabrizio Pezzani - 13/03/2025

Gli Stati Uniti oggi come la Germania di Weimar?

Fonte: Fabrizio Pezzani

Alla fine della prima guerra mondiale la pace, che si sarebbe dimostrata precaria, venne definita con il Trattato di Versailles, che obbligava la Germania a rimborsare i danni di guerra fino agli inizi degli anni sessanta. Questa condizione, voluta in modo particolare dalla Francia, trovò un oppositore in Keynes che criticò fortemente il Trattato sostenendo che l’atteggiamento punitivo e le sanzioni economiche contro la Germania avrebbero portato a nuovi conflitti ed instabilità, anziché cercare di assicurare una pace di lunga durata.
Pochi mesi dopo la firma del trattato di Versailles, John Maynard Keynes pubblicò “Le conseguenze economiche della pace“; l’autore, che aveva partecipato alle trattative come rappresentante del Tesoro britannico, nel libro denuncia la durezza e l’insensatezza della “pace cartaginese” imposta alla Germania sconfitta.
Leggere il libro di Keynes, oggi, ci consente di rivivere i conflitti di un secolo fa e ci aiuta a ragionare su due temi quanto mai urgenti e vivi: l’Europa; il populismo; ci consente anche di capire che la storia, nei suoi lunghi tempi, si ripete sempre come aveva intuito G.B. Vico nel suo lavoro del 1725 “La Storia Nuova” ma purtroppo l’homo sapiens sembra non volere mai ricordare la sua storia.
Alla fine della prima guerra mondiale con una posizione di debito insostenibile la Germania non aveva i mezzi per la ricostruzione dovendo essere dirottati quasi interamente a pagare il debito; proprio questa condizione fece precipitare la Germania nel caos economico che diede vita alla Repubblica di Weimar . Per pagare i debiti di guerra la Germania non avendo oro in contropartita della carta moneta stampata si vide innalzare l’inflazione e aumentare la svalutazione della moneta
La disperazione dell’iperinflazione aveva spinto alla stampa infinita di “paper-mark” e si poteva vedere le persone andare con carrette di marchi di carta a comperare generi alimentari di prima necessità. Tra ’21 e ’23, i diversi governi tedeschi si impegnarono a pagare le prime rate della sanzioni di guerra, ma per evitare un crollo definitivo del consenso, scelsero di non aumentare le tasse o tagliare nei settori pubblici. Sostanzialmente, furono quindi costretti a stampare carta-moneta per pagare, ciò comportò la prevedibile conseguenza di un processo inflazionistico senza precedenti.  
Nel gennaio 1923, l’inevitabile morosità nel pagamento dei debiti portò  Francia e Belgio all’occupazione della Ruhr . Il tutto mentre il valore del marco scendeva ai minimi storici, sino ad una situazione drammatica: un chilo di pane giunse a costare 400 miliardi.  Si generò presto un circolo vizioso: lo Stato stampava carta moneta con valore nominale sempre più elevato mentre chiunque ricevesse denaro tendeva a liberarsene il prima possibile ed in cambio di qualsiasi cosa. Il processo non fece che aumentare l’inflazione, senza dimenticare che chiunque avesse titoli di Stato perse tutto ed i cittadini che vivevano di uno stipendio statale lo videro continuamente adeguato, fino a vedersi corrispondere la somma quotidianamente. Ad ottenere dei guadagni furono naturalmente i possessori dei beni reali (agricoltori ad esempio), oltre naturalmente a coloro che avevano contratto dei debiti.  
Il risentimento generato dal dramma sociale ed economico che erodeva la Germania si manifestò nell’ampio sostegno che il Nazionalsocialismo di Hitler ricevette lentamente ma progressivamente in tutto il paese: nel 1933 alla cancelleria viene nominato Adolf Hitler che affidò a Hjalmar Shacht il governo dell’economia e la scelta su cosa fare per allontanarsi del dramma crescente e difficilmente gestibile. Shacht , denominato il mago della moneta in soli 5 anni rimise la Germania in piedi risanandola e contribuì alla formazione del Reich di Hitler. Le sue azioni di politica economica e finanziaria sono ancora oggi di grande attualità ma sono dimenticate e si va avanti nel vuoto.
A differenza degli Usa di oggi, che hanno continuato a stampare dollari di carta senza sottostante dal 1971, con la fine del “gold exchange standard” la Germania aveva perso la guerra e non poteva imporre l’uso della sua moneta per creare la domanda e sostenerne il valore in modo artificiale e forzoso. L’avvio del petrodollaro e la creazione del sistema Swift nel 1973 hanno avuto la funzione di obbligare i paesi occidentali ad usare solo il dollaro per le transazioni internazionali ed in questo modo l’Italia ha subito una devastante inflazione causata dal deprezzamento della lira e creando le condizioni per l’espansione del debito pubblico, fattori sui quali ha pesato certamente una classe politica sempre più incapace di affrontare problemi superiori alla sua Una situazione simile a quella della Germania del 1933 sembra delinearsi negli Usa in cui la massa incontrollata di carta moneta – il papiert dollar – senza una base sottostante si accumula sempre più verso una sua progressiva svalutazione nella misura in cui gli Usa non saranno più in grado di obbligare l’uso estensivo del dollaro nelle transazioni internazionali facendogli perdere il ruolo di moneta di riferimento globale ormai a rischio.
Usa oggi e Weimar : punti in comune
Il crollo socioculturale degli Usa come emerge da tutti i grafici è il risultato di una finanza assurta a pietra filosofale ed al mantra suicida del “creare valore per gli azionisti“. Le cause in sintesi sono le seguenti:
– La delocalizzazione selvaggia ha reso la Cina come fabbrica del mondo e il lavoro manifatturiero è passato dal 23% della fine degli anni ottanta all’11% del 2019, oggi  è crollato; la disoccupazione è stata mascherata con la sottoccupazione che dava evidenza di risultati straordinari assestandosi al 3,5% secondo i dati ufficiali manipolati; con la cura di Trump alla spesa pubblica ed alla riduzione del deficit dal 7% del pil al 3% il rischio della disoccupazione aumenta in modo socialmente pericoloso ;
-La politica dei dazi diventa distruttiva per gli effetti sul consumo dovendo le imprese Usa ricomperare la manifattura delocalizzata a prezzi crescenti e senza prodotti alternativi al consumo dei primi ;
– La spinta alla finanza ha giocato sull’idea di continuare a stampare moneta senza sottostante ma con i mutati equilibri geopolitici l’uso del dollaro come moneta centrale è crollato, la Fed ha continuato ad immettere liquidità – fiat money – senza limiti ma a fronte di attività produttive non ha inciso sull’economia reale; tutti i dati relativi al lifting del Dow Jones sono stati determinati da operazioni di buy back fino a quando il sistema è saltato con l’arrivo del Minsky’s moment ; il crollo di Wall Street e delle imprese tecnologiche indebolisce il sistema e contribuisce ad evidenziare la bolla  finanziaria creata dalla finanza fuori controllo ;
– La quantità di oro al momento formalmente presente nella Fed e a Fort Knox risale ad una misurazione del 1973 non più ripetuta e al momento non si conoscono le reali disponibilità per dare valore all’immenso volume di carta stampata;
– I conflitti sociali si stanno moltiplicando proprio dopo le elezioni e la rivolta sociale è intanto coperta dalle misure di controllo che regolano il sistema sociale che però viene scosso dai violenti cambiamenti di Trump sulla cultura woke e la sfida ai gruppi LGBTQ;
– Le delocalizzazioni hanno costretto gli Usa a dipendere in molti settori dall’importazione da altri paesi, nel settore sanitario dipende per quasi il 93% dalla Cina che potrebbe decidere di non essere più pagata in dollari, moneta la cui sostenibilità diventa incerta, ma solo in oro o beni reali, insomma un baratto.
-Il crescente debito Usa , ormai sopra i 37.000mld/$ richiede la disponibilità di sempre nuovi sottoscrittori dello stesso in modo che l’offerta di dollari possa essere coperta dalla domanda  , ma l’instabilità ormai cronica del paese può avere effetti sulle relazioni tra offerta e domanda di dollari ed un suo eventuale squilibrio sarebbe devastante sugli equilibri economici e finanziaria degli Usa; fino a quando la stampa di carta moneta a fronte del rischio di recessione che è nei fatti può continuare ad essere immessa sui mercati senza il rischio di una sua implosione ?
Sottrarsi alla finanza di rapina è ripristinare un rapporto di emissione di carta moneta con un sottostante e rimettere la separazione tra banche d’affari e quelle commerciali che sono diventate una facile preda delle prime è la via maestra. La finanza priva di ogni controllo è diventata una pura arma di ricatto usata per destabilizzare stati e imprese. La politica debole è diventata ostaggio di un potere sovraordinato che ne detta l’agenda al fine di perseguire i propri interessi ed ogni giorno vediamo le drammatiche conseguenze a livello sociale e di abbandono di ogni principio etico e morale atto a tutelare la società e le singole persone. Le quali, quest’ultime, sono viste solo in funzione del principio di utilità cioè come mezzo. La sfida alla crisi diventa epocale nel momento in cui si devono ridefinire i fini ed i mezzi; il modello socioculturale attuale li ha invece scambiati, mettendo come fine l’interesse personale e l’economia/finanza come mezzo per realizzare i fini e come mezzo la società ed il capitale sociale. Ricomporre la giusta declinazione tra fini e mezzi con l’uomo al centro del nostro interesse è la sfida primaria che abbiamo davanti. Passare dalla ricerca esclusiva del bene personale a quello comune è la sfida per evitare il caos.