Gravidanza surrogata: emancipazione come mercificazione
di Vincenzo Costa - 18/10/2024
Fonte: Vincenzo Costa
Un tempo ci avevano insegnato che emancipazione significava abolire il lavoro salariato, cioè la riduzione del lavoro a merce.
Si trattava di restituire l'esistenza a se stessa, perché che un uomo o una donna potessero vendere il proprio tempo di vita ad altri, che ne potevano disporre a loro piacimento, era disumano.
Ora emancipazione non significa più niente di ciò. Nessuno parla più di abolizione del lavoro salariato.
Emancipazione significa poter comprare il corpo altrui e usarlo come una macchina di produzione di figli. Comprare il corpo e il tempo di altri, perché per la gestazione quel tempo non è più di quella donna che ha venduto il suo tempo insieme al suo corpo: è di altri.
Doppia estraneazione: del tempo e del corpo.
Ma estraneazione dalla propria vita perché qui estraneazione dal prodotto significa che la vita che è cresciuta in una donna appartiene a un altro, per esempio a Vendola, a cui nessuno toglierà la sua gioia, mentre lui è autorizzato a togliere un figlio alla madre.
Non solo il corpo diventa una merce, ma diventa anche una merce non umana, produzione asettica di prodotti con cui una donna non intrattiene legami, radicali e ancestrale.
Una donna dovrebbe intrattenere col proprio figlio lo stesso rapporto che un salumiere intrattiene col salame: fatto e venduto.
Il figlio ridotto anch'esso a merce.
Questo trionfo del capitale lo si chiama emancipazione.
Dominio assoluto del denaro, perché chi compra e' chi ha soldi per farlo e chi vende e' che è costretto a farlo, lo si chiama emancipazione.
Chi ha denaro compra la vita, e chi è così disperato da averne bisogno la vende.
Insomma, non è proprio così che immaginavamo il socialismo.
E se qualcuno parla di dono e' un furfante, come tutti i progressisti, perché vuole coprire in maniera nobile una pratica ignobile, quella più violenta: usare una donna e separare la madre dal figlio, rendere merce la vita stessa.