Guerre
di Guido Dalla Casa - 15/11/2024
Fonte: Guido Dalla Casa
Ci sono guerre in corso. Ce ne sono un paio di cui si parla tutti i giorni: ne descriveremo qualche modalità.
Sempre più spesso si sente descrivere qualcosa di simile:
Vengono lanciate alcune decine di oggetti esplosivi teleguidati (missili o droni) che vengono quasi tutti intercettati e distrutti da altrettanti antimissili, anch’essi sofisticatissimi. Tutto avviene per aria, piuttosto in alto. In sostanza, il danno recato al nemico è solo quello causato dai frammenti di droni e antimissili che cadono sul suo territorio: danni spesso irrisori, ma consumi immensi e rapidissimi di materiale pregiato, sofisticatissimo e molto costoso.
Risultato: un consumo immenso e velocissimo. Qualcuno ricostruirà quelle sofisticate apparecchiature con elettronica e informatica molto elaborate, che saranno a loro volta distrutte. Così, in qualche parte del mondo, crescono il Prodotto Interno Lordo e altri indicatori economici, si “dà lavoro” a molta gente… e in questi processi si distrugge una parte della Vita nel Complesso Terrestre, ma questo non viene quasi mai messo in conto. Certo, un bel modo “semi-occulto” e veloce per aumentare i consumi. Il processo produrre-vendere-consumare viene accelerato non poco. Forse, tutto questo accade in modo non del tutto cosciente per gran parte dell’umanità, ma risponde molto ai princìpi e ai dettami della civiltà industriale.
Il PIL cresce da qualche parte, ed è ufficialmente un indicatore del benessere: non c’è bisogno di ricorrere al parere di qualche “ambientalista” per comprendere l’assurdità di tutto questo, basta riportare una parte del noto discorso di Robert Kennedy presso l’Università del Kansas (1968):
“Quel PIL – se giudichiamo gli USA in base ad esso – comprende anche l’inquinamento dell’aria, la pubblicità per le sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck, e i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine di vendere giocattoli ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Comprende le auto blindate della polizia per fronteggiare le rivolte urbane. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori familiari o l’intelligenza del nostro dibattere. Il PIL non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.”
Come noto, chi aveva pronunciato queste parole fu assassinato tre mesi dopo. Che ci sia stata una relazione fra i due episodi è solo un vago sospetto, ma il vero mandante non è mai stato scoperto.
Per inciso, l’Africa è piena di guerre, è più facile trovare un mitra che un panino al formaggio, ma nessuno di quei mitra è stato fabbricato in Africa.
Ai pacifisti: ma davvero credete di arrivare alla pace mantenendo la competizione economica?
La conclusione? Come hanno scritto Tiziano Terzani, alla fine del suo percorso fisico e intellettuale attraverso l’Asia, e anche il noto economista francese Serge Latouche.
In sintesi: L’economia è il male del mondo.