Guerre da remoto
di Marco Travaglio - 03/06/2023
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Ogni giorno si impara qualcosa. Ieri, nella festa della Repubblica Ucraina celebrata a Roma dalle massime autorità italiane, addirittura due cose. La prima ce la insegna il presidente Mattarella: “La Costituzione indica il ripudio della guerra quale strumento di risoluzione delle controversie… un principio attualissimo e profondamente sentito, di cui l’inaccettabile aggressione della Federazione Russa all’Ucraina rappresenta la più brutale ed evidente negazione”. Noi pensavamo che Putin giurasse sulla Costituzione russa e il capo dello Stato e i governanti italiani su quella italiana. Invece scopriamo che la Costituzione italiana deve rispettarla Putin, non le nostre autorità. Che infatti osservano la Costituzione russa, per nulla ostile alla guerra, anzi. Solo così si spiega la guerra scatenata nel 1999 dai governi Nato, incluso quello italiano vicepresieduto da Mattarella, contro la Serbia; e ora la cobelligeranza decisa da due governi nominati da Mattarella in spregio alla Costituzione italiana e in ossequio a quella russa. Mattarella deplora “le crescenti tensioni nei Balcani”, figlie della sua guerra di 24 anni fa, e annuncia che l’Italia “continuerà ad assicurare il proprio sostegno al popolo ucraino” per la “ricerca della pace” senza negoziati (mai nominati, anche perché Zelensky li ha vietati il 4 ottobre per decreto), “nel quadro della sua convinta appartenenza alla Ue e all’Alleanza Atlantica” (delle quali però l’Ucraina purtroppo non fa parte).
La seconda lezione ce la impartisce Adriano Sofri, dall’alto della sua condanna definitiva a 22 anni come mandante dell’omicidio Calabresi, sul Foglio di cui è editorialista fisso (come Fioravanti lo è della nuova Unità). Il gentiluomo ce l’ha con il “comiziaccio di Marco Travaglio”, “piazzista d’infamie, da remoto, beninteso”, che a Ottoemezzo ha osato definire l’Ucraina “Stato terrorista”. In effetti l’intelligence Usa ha accertato che dietro l’autobomba che a Mosca ha ucciso Darya Dugina, figlia 29enne del filosofo Aleksandr, c’era il governo Zelensky. Poi il capo dei Servizi militari ucraini, Kyrylo Budanov, s’è vantato di “uccidere” giornalisti e propagandisti russi inermi “ovunque sulla faccia della terra fino alla completa vittoria”. E dall’ Ucraina partono continui attacchi con droni e razzi contro obiettivi civili a Mosca e in altre città russe. Tutti attentati omicidiari che non c’entrano nulla con la sacrosanta resistenza ucraina contro le truppe russe. Per noi e per ogni manuale di diritto internazionale, questo è terrorismo. Con l’aggravante di essere finanziato e armato da noi. Per Sofri è pura normalità autobiografica da quando mandò due poveracci imbevuti dei suoi deliri rivoluzionari ad assassinare un commissario di polizia disarmato. Da remoto, beninteso.